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L’energia del prossimo Governo

di Gianni Silvestrini – qualenergia.it 17 dicembre 2012

Fra tre mesi avremo un nuovo Governo che dovrà affrontare la più grave crisi economica dal dopoguerra. Dovrà gestire profonde trasformazioni sapendo che le ricette del passato non bastano o possono essere controproducenti. E dovrà farlo con un respiro internazionale.

L’Europa si trova infatti al centro di una grande trasformazione che parte dall’energia, ma coinvolge anche il mondo dei trasporti, dell’edilizia e quello industriale. Sul versante della produzione elettrica la UE vuole soddisfare almeno un terzo dei propri consumi con le rinnovabili fra soli 8 anni e intende assegnare un ruolo centrale alle energie verdi nei prossimi decenni. Questo processo ha innescato scelte industriali in diversi Paesi, a iniziare dalla Cina, portando a una riduzione dei prezzi che oggi si manifesta nelle rinnovabili ma che si estenderà ai comparti dell’efficienza energetica. L’Europa, che ha avviato lo sviluppo di questi mercati, deve adeguare la risposta sul versante dell’offerta tecnologica, ragionando anche con logiche sovranazionali (come ha fatto con l’Airbus) se vuole realmente competere, che si parli dell’accumulo elettrochimico, del termodinamico o del fotovoltaico di terza generazione.

Ma torniamo all’Italia, sapendo che le prossime scelte dovranno tenere conto del contesto internazionale e che occorrerà valorizzare il know how diffuso accumulato e quello in corso di acquisizione (per esempio nelle smart grids). Per collegarsi con il tema citato delle tecnologie, va riavviata una politica industriale basata sul sostegno all’innovazione in particolare nei comparti della green economy, dalla chimica alla mobilità, passando ovviamente per l’energia. In questo senso il rilancio di uno strumento come “Industria 2015”, opportunamente aggiornato nelle modalità di finanziamento, va esteso all’orizzonte del 2020.

Proprio il settore energetico rappresenta un terreno molto interessante per articolare risposte positive, a patto di introdurre soluzioni innovative e di affrontare alcune criticità. Si dovranno, per esempio, liberare potenzialità parzialmente inespresse come quelle legate alla riqualificazione dell’edilizia e governare i radicali cambiamenti in atto nel sistema elettrico.

L’attuale contesto della finanza pubblica obbliga a individuare progetti e programmi che consentano, con un limitato utilizzo di risorse dello Stato, efficaci sinergie tra diversi comparti e che abbiano ricadute significative dal punto di vista occupazionale. Per scendere nell’elencazione di alcune aree di intervento e di rivisitazione degli strumenti da utilizzare si può fare qualche riflessione, anche alla luce di esperienze internazionali.

Un esempio viene dalle iniziative innovative come il Green Deal inglese per avviare programmi di miglioramento radicale dell’efficienza energetica del patrimonio edilizio superando la barriera dell’investimento iniziale grazie all’utilizzo di capitale privato e alla creazione di una cabina di regia pubblica. Il meccanismo dei certificati bianchi dovrà essere potenziato in modo da renderlo realmente incisivo per spingere l’efficienza energetica nel comparto industriale e per avviare nuove politiche nel mondo dell’edilizia.

Sul versante delle rinnovabili elettriche andrà operata una seria azione disemplificazione delle procedure autorizzative e di quelle di connessione e avviata una liberalizzazione reale dei mercati. Andrà affrontato il tema dei registri e dei SEU. In particolare, andrà preparato il terreno per garantire che in tempi brevi il fotovoltaicopossa venire installato senza incentivi diretti.

Andrà poi monitorata l’applicazione dei decreti sulle rinnovabili elettriche e termiche per ovviare a eventuali disfunzioni, mentre andrà stimolata la diffusione dei biocarburanti di seconda generazione e del biometano per autotrazione.

Poi ci sono le reti da riqualificare, elemento cruciale in questo cambio di paradigma, in uno sforzo in cui l’innovazione si sposa con gli approcci a ricadute multiple.

Dunque, la carne al fuoco è molta, in un contesto peraltro con limitati margini di manovra. Proprio per questo giunge al momento giusto la costituzione, lo scorso 13 dicembre, di FREE, Coordinamento delle Fonti Rinnovabili e dell’Efficienza Energetica, che raggruppa al momento 22 Associazioni e rappresenta un salto di qualità di un variegato mondo che coinvolge centinaia di migliaia di occupati. FREE svolgerà un importante ruolo di interlocuzione con il prossimo Governo potenziando l’azione delle singole Associazioni, elaborando proposte e scenari. Una voce responsabile e incisiva nella transizione energetica in atto.

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Anche Legambiente contro la SEN

“Decidere di presentare una proposta di Strategia Energetica Nazionale in una fase così delicata per la crisi economica, energetica e climatica che stiamo attraversando, ci sembra positiva e apprezzabile, ma in un momento di tale crisi serve un segnale più forte da parte del governo per innovare davvero un settore strategico per lo sviluppo economico e ambientale del Paese”.

Con queste parole Edoardo Zanchini, vicepresidente nazionale di Legambiente, introduce il documento di osservazioni che Legambiente ha elaborato sulla Strategia Energetica Nazionale presentata dal Ministero dello Sviluppo economico (vedi allegato, pdf).

“Il documento – continua Zanchini – è contraddittorio, a parole dichiara di voler promuovere rinnovabili ed efficienza energetica senza però dare strumenti certi e timing adeguati al loro effettivo sviluppo. Nei fatti, e con interventi precisi, però ne ostacola lo sviluppo e dà il via libera alle  per estrarre petrolio e gas. Ora più che mai, invece, servirebbero prospettive coraggiose e innovative per rilanciare l’economia e dare fiducia a cittadini e imprese riducendo le spese in bolletta e fornendo gli strumenti giusti per competere nell’economia del futuro”.

Nello specifico, Legambiente punta il dito sulla transizione per ridurre importazioni e consumi di fonti fossili, per cui il documento invece di puntare decisamente alla riduzione del consumo e delle importazioni di fonti fossili, individua, sia per l’efficienza energetica che per le fonti rinnovabili, strategie generiche e strumenti inadeguati a raggiungere quanto previsto e propone un rilancio della produzione di idrocarburi nazionali che appare incoerente oltre che sbagliata.

Manca una qualsiasi analisi della questione relativa ai sussidi alle fonti fossili, che invece è una precondizione di una politica che voglia sul serio puntare a rendere efficiente e pulito il sistema energetico, e ignora la Carbon Tax, che invece è fondamentale per affrontare sia il tema dell’efficienza energetica nei diversi settori industriali, che quella della fiscalità che incide sul settore e anche degli incentivi alle fonti rinnovabili. Il secondo tema su cui la SEN “sorvola” sono i costi per il sistema legati ai problemi che vivono gli impianti di produzione di energia elettrica da fonti fossili. Nonostante la necessità di realizzare nuove centrali oggi in Italia non esista, abbiamo centrali in fase di realizzazione (6 per 3.543 MW secondo i dati del Ministero dello Sviluppo Economico) e altre in corso di autorizzazione (ben 38 tra gas, metano, carbone, per 23.990 MW). Senza considerare quelle più inquinanti e climalteranti, a carbone, discussione tra riconversioni e nuovi progetti per oltre 5mila MW, da Porto Tolle a Saline Ioniche, a Rossano.

Legambiente considera profondamente sbagliata la scelta di puntare ad aumentare la produzione di idrocarburi nazionali. Una prospettiva che appare insensata non solo da un punto di vista ambientale ma anche rispetto agli obiettivi previsti dal documento di riduzione della dipendenza dall’estero e della bolletta energetica. Secondo le stime del ministero dello Sviluppo economico vi sarebbero nei nostri fondali marini 10,3 milioni di tonnellate di petrolio di riserve certe. Stando ai consumi attuali, coprirebbero il fabbisogno nazionale per sole 7 settimane. Non solo: anche attingendo al petrolio presente nel sottosuolo, concentrato soprattutto in Basilicata, il totale delle riserve certe nel nostro Paese verrebbe consumato in appena 13 mesi. Inoltre, in una economia di mercato e senza un intervento pubblico non vi è alcuna possibilità che a trarre beneficio dalle trivellazioni possano essere i consumatori italiani visto che quel gas e benzina sarebbe venduto allo stesso prezzo di quello proveniente da altre parti del mondo.

Più volte nel documento si torna sul costo degli incentivi per le fonti rinnovabili e l’impatto sulle bollette di cittadini e imprese. Impossibile è invece trovare una valutazione dei vantaggi portati al sistema. È contro la ragione e l’interesse generale raccontare in questo modo la crescita delle rinnovabili avvenuta in questi anni in Italia. Sicuramente qualche errore è stato commesso, ma i risultati in termini di produzione sono stati costanti in tutti questi anni e nel 2012, da gennaio a ottobre, il solo contributo di eolico e solare ha superato l’11% della produzione netta nazionale. Questi risultati hanno permesso tra l’altro di ridurre la produzione da termoelettrico, diminuire le importazioni dall’estero di fonti fossili, in particolare di petrolio e gas, ridurre le emissioni di CO2, con vantaggi per il clima e l’inquinamento, ma anche economici, abbassare il costo dell’energia nel mercato elettrico, senza dimenticare i tanti nuovi occupati creati in questi anni.

La SEN dovrebbe poi approfondire sul serio la questione delle bollette. Perché di sicuro negli ultimi dieci anni è avvenuto un aumento notevole del prezzo delle bollette elettriche per le famiglie italiane. Secondo i dati dell’Autority per l’energia, la spesa annua delle famiglie per l’elettricità è passata da una media di 338,43 euro nel 2002 a 515,31 Euro nel 2012. Ossia 176,88 Euro in più a famiglia e un aumento del 52,5%. Ma nelle bollette à la voce legata all’andamento del prezzo del petrolio che è decollata, passando da 106,06 euro a 293,96. Esattamente 187,36 euro in più a famiglia per spese legate al prezzo del petrolio con un aumento del 177,2%. Del resto siamo un Paese che importa il 97% del petrolio, gas e carbone utilizzati e che non dispone di significativi giacimenti. Eppure tutta l’attenzione viene posta nei confronti delle rinnovabili e in particolare sul fotovoltaico il cui peso è in aumento in modo del tutto marginale rispetto all’aumento nella bolletta delle famiglie

Piuttosto la SEN dovrebbe con più’ attenzione guardare alla pulizia necessaria all’interno delle bollette elettriche, eliminando le voci inutili come gli “oneri generali di sistema” per la messa in sicurezza dei siti nucleari, per i regimi tariffari speciali alle Ferrovie, ma anche tutti i sussidi legati alle fonti “assimiliate” e quindi inceneritori e raffinerie. Inoltre occorre affrontare il tema della garanzia di una vera concorrenza nel mercato elettrico, in modo da controllare e evitare cartelli sui prezzi.

Rispetto al nuovo scenario di sviluppo delle rinnovabili, la SEN sbaglia a non rivendicare il cambiamento positivo che le rinnovabili hanno portato nel sistema energetico italiano. I vantaggi in termini di riduzione delle importazioni e del l’inquinamento locale e globale sono evidentissimi. E’ un cambiamento radicale nel sistema di produzione e gestione energetica con una generazione sempre più distribuita, tra oltre 400mila impianti di grande e piccola taglia, distribuiti nel 95% dei Comuni italiani, da Nord a Sud, dalle aree interne ai grandi centri e con una interessante e articolato mix di produzione da fonti differenti. Ed è tale la portata di questi processi e la loro diffusione che è difficile persino monitorarli e in molti faticano a capirne la portata.

Inoltre, si può sostenere, senza possibilità di smentita, che gli obiettivi previsti dalla SEN per le rinnovabili non saranno mai raggiunti senza modifiche dei provvedimenti attualmente previsti, capaci di risolvere sul serio i problemi e dare certezza agli investimenti. Un esempio è il nuovo sistema di incentivo attraverso aste per i grandi impianti, che sta rivelando tutti i problemi di applicazione. O i registri introdotti per gli altri impianti, che tolgono certezze agli investimenti. O l’incertezza nelle autorizzazioni o i tempi spesso non stimabili di chiusura della procedura. Tutti questi fattori rendono di fatto più costoso e incerto rispetto agli altri Paesi un investimento nelle rinnovabili per le spese di gestione dell’iter progettuale, per le convenzioni, per gli oneri e le tasse locali. E’ una questione di cui la SEN si deve occupare.

La SEN ignora poi il fatto che in molte Regioni italiane sono di fatto vietati nuovi progetti da rinnovabili per diverse tecnologie, visto l’incrocio di burocrazia, limiti posti con il recepimento delle linee guida nazionali e veti dalle soprintendenze. Bisogna aprire un confronto sulle regole di approvazione degli impianti da fonti rinnovabili, sfruttando l’opportunità anche giuridica di intervento legata all’entrata in vigore del Burden Sharing, che consente al Ministero dello Sviluppo Economico di andare a vedere nelle Regioni quanto fatto.

Siamo in una fase nuova per quanto riguarda le fonti rinnovabili, per cui occorrono nuove politiche di sviluppo. La SEN sembra spaventata da questo scenario, per cui fissa obiettivi che vanno anche leggermente oltre quelli previsti dall’UE al 2020 ma poi si limita a raccontare gli incentivi in vigore e a denunciare i costi per il passato. Non è sufficiente a dare certezze per gli investimenti nelle fonti rinnovabili. La crisi che sta attraversando il settore in Italia è proprio dovuta alla mancanza di prospettiva. Al contrario di quanto avviene in Germania non è affatto detto da noi che si continuerà nella spinta alle tecnologie, né si sa qualcosa degli strumenti o della discussione.

E’ l’efficienza energetica il primo indispensabile pilastro del nuovo scenario energetico. Il Parlamento europeo ha appena approvato, in Commissione Industria, la proposta di Direttiva sull’efficienza energetica che prevede target vincolanti di riduzione del 20% dei consumi di energia entro il 2020. Ogni Paese dovrà definire una “roadmap”, con target intermedi, e sono previste sanzioni per i Governi inadempienti. Il nostro paese non ha ancora alcuna politica che spinga chiaramente in questa direzione: il Piano di azione per l’efficienza energetica, approvato lo scorso anno, è infatti inadeguato come obiettivi e manca degli strumenti attuativi.

Occorre quindi spingere l’efficienza attraverso standard e incentivi, fissando miglioramenti progressivi nelle prestazioni di elettrodomestici, tecnologie e sistemi energetici industriali con incentivi e scadenze per gli standard meno efficienti (da togliere dal  commercio), e che introduca obblighi per le tecnologie già competitive; dare certezza agli strumenti in vigore; rendere strutturali le detrazioni fiscali per gli interventi di efficienza energetica (il cosiddetto 55%);  aumentare gli obiettivi fissati per i certificati bianchi, fissare dei criteri minimi di efficienza energetica e di emissioni di CO2, a partire dall’obbligo di cogenerazione per i progetti di nuovi impianti energetici.

Rispetto all’efficienza energetica in edilizia, quanto previsto dalla SEN appare del tutto insufficiente, perché non fornisce indicazioni chiare per il recepimento nelle normative, controlli e sanzioni, criteri per mettere assieme il più efficace mix di soluzioni progettuali tecnologiche e impiantistiche sostenibili. Il tema della certificazione energetica deve diventare centrale, per dare una direzione chiara a tutto il settore delle costruzioni.

La SEN si limita poi a trattare il tema dei trasporti all’interno delle fonti rinnovabili, attraverso obiettivi piuttosto generici che riguardano i biocombustibili, il biometano, la raffinazione, i veicoli elettrici. Il peso dei consumi energetici e delle emissioni di CO2 legati al settore è in tale e costante crescita che risulta fondamentale invertire la situazione attraverso precise politiche. Occorre fissare obiettivi di miglioramento progressivo dell’efficienza (con target vincolanti) per veicoli e carburanti, in modo da ridurre consumi e emissioni; spostare la priorità delle risorse per le politiche infrastrutturali nelle città e nel trasporto ferroviario considerando che è nelle aree urbane  che si trova l’80% della domanda di mobilità delle persone (14milioni di pendolari ogni giorno) ed è qui che si deve prevedere la priorità degli interventi infrastrutturali, con precise politiche per la mobilita sostenibile, i pendolari, le auto elettriche e rilanciando il trasporto pubblico in ambito urbano e di tutte le politiche che ne favoriscono il rafforzamento. Bisogna poi puntare sulla logistica e il trasporto intermodale per ridurre i consumi energetici nel trasporto merci: il dominio del trasporto su gomma è sempre più forte nel nostro Paese (è al 90% per quello su terra) e senza una seria politica per questo settore sarà impossibile invertire la situazione Ooccorre spostare gli investimenti infrastrutturali, migliorare la logistica e l’offerta di trasporto intermodale cabotaggio-ferrovia-gomma, cancellando i miliardari sussidi all’autotrasporto. Tutti provvedimenti che in questi anni sono mancati e che la SEN non considera.

Investire nelle reti energetiche è poi oggi una condizione indispensabile per dare un futuro al modello della generazione distribuita. La rete elettrica è infatti la spina dorsale e la condizione per il funzionamento di un sistema che deve essere capace di gestire crescenti flussi di energia discontinui e bidirezionali nel nuovo scenario sempre più rinnovabile e distribuito.

La SEN intende risolvere “le problematiche legate all’eccesso di produzione” da fonti rinnovabili, con una strategia che punta in maniera preventiva a limitare la potenza incentivabile nelle aree critiche e a distacchi di produzione, nel medio periodo a rafforzare le linee di trasporto e distribuzione tra le diverse aree, e addirittura nel lungo periodo, a rinforzare lo sviluppo di sistemi di controllo tramite smart grid e a potenziare la capacità di accumulo, sia tramite un maggior ricorso al pompaggio che tramite l’adozione di sistemi a batterie.

Legambiente valuta inadeguato e datato questo approccio in primo luogo perché ci aspetteremmo una strategia chiara per risolvere i problemi nelle aree critiche, che coinvolga Terna e i responsabili delle reti di distribuzione, le aziende che vogliono investire con impianti da rinnovabili per trovare soluzioni che non facciano semplicemente rinviare i problemi, bloccare i nuovi impianti, staccare quelli esistenti.

Positivo invece il giudizio di Legambiente sull’introduzione del dibattito pubblicoinformativo per quanto riguarda le infrastrutture, con una normativa ispirata a quella francese. A nostro avviso la procedura dovrà garantire, prima della decisione finale di approvazione dell’opera, la corretta informazione di tutti i soggetti interessati. Al Garante spetterà il compito di predisporre il documento finale del Dibattito pubblico da sottoporre alle autorità competenti e da rendere pubblico come tutti gli atti della procedura. Potranno essere nominanti garanti membri della Magistratura o docenti universitari in servizio o in pensione.

“Queste proposte vanno nella direzione di rendere più moderno e sostenibile il sistema energetico italiano, e sono nell’interesse di cittadini e imprese – ha continuato Zanchini  -. Ci aspettiamo per questo che siano ascoltate per avviare un cambiamento vero. Del resto nessuna impresa italiana può sperare con qualche ragionevolezza di vedere ridurre le proprie bollette grazie al petrolio estratto alle Isole Tremiti o al gas nell’alto Adriatico. Occorrono strumenti nuovi per muovere sul serio interventi di efficienza e per premiare l’autoproduzione da rinnovabili e da cogenerazione ad alto rendimento, come fanno gli altri Paesi europei. E si deve avere il coraggio di smontare le rendite sulla rete, aprendo le porte alla vendita diretta dell’energia prodotta da rinnovabili e consentendo la costruzione e gestione di reti private. Perché la prospettiva più lungimirante per un Paese come l’Italia sta in un modello distribuito di centrali pulite e efficienti, gestite da piccole imprese e cooperative, altro che grandi centrali”.

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Le primarie di Greenpeace sul clima

Greenpeace rende noti oggi i dati delle “sue primarie”. Ieri l’associazione ambientalista, in 24 città italiane, ha raccolto il parere degli elettori del centrosinistra sul futuro energetico del Paese. Oltre il 97% si dichiara indisponibile a votare chi continuerà a permettere la costruzione di nuove centrali a carbone o non si impegnerà a ridurre l’utilizzo della fonte più sporca e dannosa per il clima. Una percentuale identica vincola il proprio sostegno all’impegno, da parte dei candidati premier, a proteggere il Mediterraneo dalle perforazioni petrolifere; oltre il 99%, infine, dichiara che non darà il suo voto a chi non promuoverà concretamente la crescita delle fonti rinnovabili, che proteggono clima, aria e generano occupazione.

“Gli elettori del centrosinistra – afferma Andrea Boraschi, responsabile della campagna Energia e Clima di Greenpeace Italia – ci hanno detto la loro in maniera molto chiara.Renzi e Bersani, in oltre due settimane, non hanno trovato tempo per rispondere a un semplice questionario, per mettere 9 crocette e dirci sì o no agli impegni che sollecitiamo loro. Non solo: stanno mancando di rispondere a 25mila cittadini che in una sola settimana gli hanno scritto firmando la nostra petizione. Non sono in grado di prendere posizioni chiare neppure quando chiedono il consenso dei cittadini?”

Secondo Greenpeace i dati che emergono da questo sondaggio (il campione è costituito da 2.139 votanti alle primarie) indicano una netta divaricazione tra la base elettorale e l’atteggiamento dei leader. E questo non solo perché Bersani e Renzi non rispondono all’associazione e ai cittadini che ne hanno sottoscritto la petizione online dal sito www.IoNonViVoto.org: il PD in questi anni ha mancato di opporsi a progetti di nuove centrali a carbone e si è fatto addirittura promotore di progetti di espansione di centrali già esistenti, anche contro il parere dei suoi amministratori locali.

Ugualmente, il partito di Bersani rappresenta uno dei pilastri del Governo dei “tecnici”, promotore di una svendita del Mediterraneo alle compagnie petrolifere, sui cui ricavi vi sarà un prelievo fiscale bassissimo.

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Sosteniamo la campagna di GreenPeace per un futuro energetico pulito!

La politica tace su questioni che riguardano la nostra salute, il lavoro, i cambiamenti climatici, lo sviluppo del Paese. È il momento di pretendere risposte serie e immediate.

Centrali a carbone. La produzione di elettricità con il carbone causa circa 570 morti premature l’anno e oltre 2,6 miliardi di danni. Leggi tutto 
Trivelle in mare. Stiamo svendendo i nostri mari alle compagnie petrolifere e un disastro come quello del Golfo del Messico potrebbe avvenire presto nel Mediterraneo.Leggi tutto 
Chi affossa l’energia pulita. La politica, per assecondare gli interessi dei grandi gruppi energetici, tenta continuamente di affossare il settore delle energie rinnovabili, l’unico che aveva resistito alla crisi creando occupazione per più di 100.000 persone. Leggi tutto 

Abbiamo delle soluzioni. Leggi le nostre richieste “Energie pulite per l’Italia”.

IoNonViVoto.org non è una campagna astensionista. Al contrario: chiediamo a tutti i leader politici e a chi si candida a governare il Paese impegni precisi per salvaguardare ambiente, salute, economia e occupazione.
Chi ci sta a fermare l’avanzata di petrolio e carbone e a sostenere l’energia pulita? Leggi cosa risponde la politica…

 

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I talloni d’Achille del SEN – Pier Luigi Caffese

Alla Cassa Depositi e Prestiti-Fondo FSI-Al Presidente Commissione Industria Senato-Audizioni-Energia–Al MEF,MISE,MC-Al CIPE-Alla UE-27:

-invito al riesame delle infrastrutture del SEN Italia 2020 da Progettisti indipendenti energia ed economisti energetici per calcoli di convenienza economica infrastrutture energia fossili-ibride-rinnovabili-implementazioni industriali-distretti energia.

1.Occupazione SEN rivisto 50-50.

La Germania ha un target di 850.000 posti nell’energia.

L’Italia ha 80.000 posti nel fossile di Confindustria Energia e 15.000 nelle rinnovabili(da Bankitalia mentre Clini parla di 150.000 posti.Dato il gap solo l’Inps puo’ dardi i dati esatti).Se adottasse il 50-50 abbiamo:

-220.000 posti in rinnovabili,biofuels,bioH

-400.000 posti selvicoltura-city forest-no fire plan-allevamenti pesce ed animali-mangimi-piano riforestazione e piano landfill killer via plasma

-200.000 nuova agricoltura

-180.000 rifiuti e riciclaggio

-1 milione di posti di lavoro totali in 5 anni che diventano 3,6 milioni con l’avvio dell’industria a latere e dell’Export come si è verificato in Germania(da me documentato al MISE e CIPE con report tedesco).

Difatti l’industria a latere prevede 80.000 posti nei distretti locali concependo le aree protette anche come distretto(cioe’ un’area protetta non deve vivere solo a carico Stato ma attivarsi a vendere servizi e prodotti bio),13.000 nella chimica rinnovabile-ibrida,27.000 nelle bonifiche acqua-ambientali,50.000 nell’ecoturismo,100.000 nel trasporto pubblico locale via ferro-acqua,70.000 in infrastrutture trasporti energizzate(ferrovie,autostrade,ponte di Messina,Mose).

2.Infrastrutture energia fossili.

L’ottimismo di Passera sui 90 miliardi disponibili in questi giorni è stato distrutto da 3 interviste-audizioni di

Eni(Scaroni),Snam(Malcarne),Confindustria Energia(De Vita in tandem con il VP Confindustria).Nessuno vuol piu’ investire per costruire hubs,gasdotti,gassificatori senza che lo Stato si impegni a riconoscere la sicurezza in varie forme capacity payments,Scaroni tax security,gas grid bilancing,riconoscimento aumenti in tariffe dell’AEEG.Se lo Stato garantisse le infrastrutture fossili, dicono, ci sarebbe la ripresa degli investimenti.Peccato che hubs e rigasssificatori lavorino al 30-40% di capacità in Italia e pertanto investire per poi dare contributi alla sovracapacità degli impianti mi sembra assurdo.

3.Infrastrutture energia ibride-fossili.

Qui,siamo nel buio piu’ completo perchè l’Eu-27 impone di passare ad una energia pulita ma il SEN da timido scolaretto, scrive tra 10 anni un 35% di rinnovabili,ma come si realizza non lo dice.La concezione dell’energia italiana è 20 anni indietro perchè in Germania mai si discuterebbe di buttar soldi in infrastrutture fossili garantite dal Governo,in Germania oggi si discute di passare allo 80-100% di rinnovabili-ibride,dopo la rinuncia al nucleare.Ho inviato a MISE e CIPE l’ottimo lavoro tedesco di Rainer Hinrichs-Rahlwess della German Renewable Energy Federation, per portare la Germania ,esportando nel mondo,allo 80-100% di rinnovabili attraverso infrastrutture vere,large mass, di Wind Kraft,Wasser Kraft,Bioenergie,Solar Energie.Ecco i tedeschi discutono di infrastrutture rinnovabili-ibride per 200 miliardi e noi in Italia stiamo a discutere di gas importato e trivellazioni.Ma di syngas per sostituire il gas importato non ne parla nessuno(Confindustria-Eni-Enel-Snam),illudendosi che l’Italia diventi il polo gas Eu-27.Questo concetto è finito,il Nord EU-27 si produce lo syngas dal vento ed acqua e non gli importa niente di far sbarcare il gas da noi per farselo inviare via Snam.Interessa invece all’EU-27 che l’Italia diventi il piu’ grande produttore EU-27 di syngas perchè potrebbe usare in combinazione ottimale poco vento ma tanto hydro modulare perchè ci aiuta l’orografia con altezze medie appenniniche sui 700 m che in energia da hydro modulare sono tanti GW.Ma lo Wasser Kraft o hydro modulare o energia idrica per fasi giorno da noi è un fastidio.L’Enel la snobba e l’Eni mi ostacola perchè sa benissimo che con il mio syngas a grandi volumi faccio crollare il mito di Mattei di una energia dal metano a basso costo.Allora Mattei aveva ragione,oggi il costo gas importato è altissimo ed il mio syngas dall’acqua taglia inefficienze e rendite gas perchè costa meno del metano importato con infrastrutture fossili poco utilizzate.I tedeschi poi hanno saputo costruire intorno alle rinnovabili-ibride fior fiori di industrie,distretti,R&S,noi abbiamo fatto solo dello Ft con pannelli cinesi importati 70% e vento con piccole turbine importate.Sulle biomasse siamo 20 indietro e sull’hydro modulare chi lo propone è ostacolato a tutti i livelli,incluso AEEG dove manca un esperto di ibrido-rinnovabile e si vede dagli Atti.

O l’Italia vede l’energia come sviluppo o declina e chi è nel fossile non vede la leva occupazione.Il CIPE deve valutare la convenienza economica della infrastruttura energetica collegandola alla occupazione indotta ed alla nascita dell’industria collegata di supporto che produca nei distretti prescelti.

Sommario delle critiche al Sen perchè non spinge l’occupazione e non sa far rete industriale sulle rinnovabili-ibride(come i tedeschi che ne fanno l’industria di punta con grandi esportazioni).

Il dibattito sul SEN comincia ad entrare nel vivo ed i fossili con Scaroni-Eni e Malacarne-Snam(intervista al Corsera del 1.11.12)dicono che il gas è sempre piu’ un mercato difficile,che le infrastrutture gas lavorano al 30-40% delle capacità ed auspicano una appropriata evoluzione regolatoria che tradotto in soldi, significa che lo Stato deve garantire il ritorno economico.Se lo Stato garantisse il ritorno economico ad un prodotto importato ed inquinante,non vedo perchè non debba dare dei prestiti per sostituire quel prodotto importato a caro prezzo e che ci offre tante emergenze, con un sostituto che si chiama syngas, che oltrettutto è pulito almeno allo 80%.Cosi’ applicando una tecnologia moderna,abbiamo colto due piccioni con una fava cioe’ diminuiamo il prezzo che rimarrà costante per 5 anni e leviamo lo smog perchè riduciamo la CO2 dal 20% del Governo allo 80% che è il target del mio piano.Che ostacoli ci sono a produrre syngas dal vento,acqua,biomasse(lasciamo il solare perchè troppo caro)?

Per produrre quantitativi industriali di syngas occorre ragionare in termini di reti,applicando concetti di energia ibrida perchè le rinnovabili punto a punto sono troppo costose.E’ un grossolano errore dell’energia sotto casa perchè la vera energia di massa si fa con infrastrutture di massa, poche ma buone, e non con la sommatoria di milioni di impianti ft o minihydroo piccole turbine vento che costano troppo a collegarle al grid.Questa è la vera rivoluzione che non piace ai paladini delle rinnovabili disseminate sul territorio perchè lo Stato con gli incentivi garantiva loro profitti da rentiers investendo cifre limitate.Questo concetto che mi trova in disaccordo sovente con il Ministro Clini che vuole la polverizzazione dei contributi e che fa applicare all’Italia tecnologie importate e sbagliate(cito i pannelli ft cinesi,le batterie di accumulo di Terna,tutte le batterie che usiamo con base idrogeno che non produciamo a costo basso,l’etanolo cellulosico enzimatico).Per le biomasse il discorso è diverso:ci vogliono 500.000 agricoltori che coltivano

biomasse povere(canna,salicornia,malvacee,ricino,alghe,…) ma che le portino in bioraffinerie come si porta il latte alla latteria con un sistema moderno di raccolta che include anche i rifiuti.Qui le strade sono innumerevoli:l’Eni usa il 90% metano ed il 10% biomassa(ecofin Marghera),io uso 100% biomassa trattata

alte temperature HTSE,La Mossi Ghisolfi l’etanolo cellulosico enzimatico.Ogni strada scelta ha costi diversi:l’Eni fa un biodiesel blended 10 biomassa-90 fossile sui 2 euro litro alla pompa,Mossi-Ghisolfi un etanolo che è un alcool sui 4 euro litro con incentivo Stato sui 2 euro,Caffese un biofuel 100% biomassa che costa 0,50 cent fob industria ed 1 euro alla pompa,senza incentivi.Ma c’è un punto ancora piu’ trascurato dal dibattito che nel momento che si passa ad un 50 fossile-50 rinnovabile ibrido, si deve creare la struttura industriale o distretti di supporto.Quando il fossile era 100%

ed il metano-oil costavano niente,l’Eni si butto’sulla chimica fossile.Poi i costi aumentarono ed oggi tutta la chimica e raffinazione fossile sono un problema enorme con 50.000 disoccupati.I tedeschi nel costruire le infrastrutture rinnovabili hanno costruito dei grandi poli RE ben supportati dalle Università.Tutto questo l’ho documentato al MISE inviando il Report tedesco RE Market ma in Italia ragioniamo ancora su rinnovabili

puntuali spesso in mano straniera come tecnologia.Sul vento in mare siamo indietro,ma sull’hydro modulare non abbiamo capito niente.Pensate al contrario che i tedeschi hanno puntato molto sul vento(110 GW) ed oggi forse leggendo bene le mie ricerche ed implementazioni ragionano di sviluppare l’hydro modulare a supporto del vento.Se leggete il piano tedesco di Steffen,troverete molte analogie con il mio piano che forza molto di piu’ l’hydro per ottenere energia elettrica a 30 euro al MWh.Che poi da tanti MW elettrici si passi al syngas,il duo Scaroni-Malacarne lo sanno benissimo e dato che gli rompe le uova nel paniere non vogliono lo syngas,non vogliono che passi nel grid e chiedono al MISE e AEEG di bloccarmi sul nascere, non dandomi incentivi o burocratizzando il tutto con certificati bianchi in mano alla AEEG che vede l’hydro modulare come il fumo negli occhi.Poi il capolavoro convincono Confindustria Energia a tenere a bada le rinnovabili,non costruendo una infrastruttura rinnovabile che sia una.Ora mi domando ma il CIPE non deve valutare se queste infrastrutture energetiche si reggono in piedi senza contributi o giocchetti di capacity payments,take or pay,ritorno garantito sull’investimento?.Snam si svegli dal torpore prepari navi rigassificatrici ed una flotta a noleggio di gasiere e mi faccia un favore che lo Stato dovrebbe imporgli:mi faccia passare nella rete Snam lo syngas e sarei ben lieto che volesse produrlo insieme.

Energia,contratti gas,infrastrutture fossili costose,nessuna infrastruttura ibrida rinnovabile.

Abbiamo un grosso problema di sviluppo tarpato da una Confindustria Energia concettualmente vecchia in tecnologie di 20 anni ed uno Scaroni,il solare, che tira troppo la corda gas e che il Governo dovrebbe rispedire al mittente perchè Scaroni s’è accorto dello shale gas, ma non s’è accorto del syngas che possiamo produrre a meno del suo gas importato take or pay(roba da biblioteche energia).L’Italia puo’ rinunciare alla garanzia di fornitura gas importato perchè se lo produce in casa senza trivellare.Certo molti media diranno che produrre syngas in Italia è impossibile, come produrre biofuel o bioH htse ma sappia il solare(lo chiamo cosi’ perchè dice le rinnovabili moderne dell’Eni stanno nel sole caro da morire,lo dice il MIT ma il MIT sostiene tutt’altro).Ora una generazione di energetici, che hanno girato il mondo come Lei,sa fare i conti e vede che il fossile-gas ci costa troppo ed allora dice al Governo perchè non lo produciamo noi? Costa in infrastrutture serie ibride-rinnovabili,quelle che una vecchia Confindustria Energia non vuole ma che sono il futuro.

Energia,contratti gas,infrastrutture fossili costose,nessuna infrastruttura ibrida rinnovabile.

Le infrastrutture ibride energetiche della relazione56/2012/I/COM della AEEG.

Leggo a pp.55 su interventi per ridurre le criticità che bisogna concentrarsi su:

-strumenti incentivanti(spero anche occupazione come il DOE Usa)

-feed in tariff europea(copiare la tedesca perchè funziona bene)

-procedure autorizzative, ma non vanno al CIPE?

-regolazione all’accesso ai servizi di sistema(concetto vecchio perchè pago Terna se mi conviene)

-sviluppo infrastrutture necessarie(parliamo di rinnovabili.ibride e non di fossili).Dove sono queste infrastrutture se non c’è alcuna domanda alla UE-27 ed al Mise? Non è un problema secondario,è vitale per l’Italia perchè senza il 35% rinnovabile è un sogno.

Il MISE,la AEEG,il CIPE si devono chiarire le idee perchè nessun privato verrà mai ad investire per un costo energia sui 30 euro al MWh di media.E’ lo Stato che deve programmarlo,scegliendo un fornitore come Ansaldo in grado di costruire una offshore wind farm da 40 GW che si appoggia sull’hydro modulare del Po ed affluenti per 200 GW.Figurarsi se Eni-Enel-a2a si buttano nell’impresa quando devono vendere la loro energia da gas a non meno di 60 euro al MWh.Forse i danesi sarebbero capaci sul vento, ma sull’hydro modulare fatto su 200 affluenti del Po usando impianti quasi tutti esistenti sono migliori i nostri ingegneri, se ben guidati.Poi Ansaldo deve costruire le turbine di pompaggio e sono da 2 a 4 miliardi di ordini.Non c’è quasi niente da importare,nemmeno metalli rari.

-prenotazione,barriere ingresso,connessione in tempi rapidi sono concetti di AEEG superati come gli accumuli batterie di Terna costosissimi

-la AEEG,il MISE,il CIPE devono capire che il vento è variabile(25% di produzione su 100 di capacità)ma una volta che ho pompato-ripompato l’acqua nell’hydro modulare che funziona 2 fasi giorno, ho una produzione continua di energia che si autobilancia per tutte le rinnovabili collegate e non serve piu’ a niente sprecare soldi Terna in trasmissioni puntuali.Tutto quell’armamentario della AEEG salta(parlo di prenotazioni capacità di rete,borsa acqua accumuli,carichi residui,margini di riserva,sbilanciamenti terreno favorevole alle assurde centrali gas per bilanciamenti dell’Eni-vecchia scuola).Ora se anche il vento fosse carente il sistema produce energia lo stesso perchè l’autoconsumo è del 17%-19% max ed ho disponibile lo 81% che vendo come MW elettrici dove volete(borsa,clienti TOP) ma che giro poi per syngas e successivamente biofuels.La mancanza di acqua per siccità puo’ essere un problema e difatti il sistema è provvisto di dessalatori(Ansaldo li produce) che funzionano con l’energia hydro-vento.Ma il sistema su indicazioni della Protezione Civile o Autorità Bacino in caso di esondazioni fa girare in senso inverso le turbine e rimanda l’acqua eccessiva in mare.La AEEG parla di 9 miliardi che vanno a rinnovabili puntuali,che sono da ridurre dato lo spreco, ma se investissimo 5 miliardi annui in infrastrutture ibride-rinnovabili abbiamo 720.000 occupati e 125 miliardi di ricavi con un value dell’hydro modulare sui 700 miliardi annui.Questo sistema al Nord si fa con il Po-Adige,al centro con Arno e Tevere ed al Sud dato che mancano i fiumi con acqua, dobbiamo passare dai miei laghi di mare che sono uno dei migliori progetti mondiali di phs marino che lo Stato dovrebbe registrare come la pizza a legna perchè i laghi marini danno energia,acqua,pesci,salute e turismo nautico.Volete che un ingegnere italiano non sappia costruire una diga in mare.Lo stiamo facendo a Venezia al Mose ma siamo cosi’ cretini da spendere soldi e non ricavarne utili da energia.Il passaggio MW elettrici-syngas si fa per via chimica RWGS e poi il passaggio ai biofuel o bioH che ha la stessa tecnologia si fa con HTSE biomassa che costa molto meno dell’etanolo cellulolico enzimatico di Clini(OK in Brasile,ma no da noi per costi alti da incentivi pubblici).

Energia,contratti gas,infrastrutture fossili costose,nessuna infrastruttura ibrida rinnovabile.

L’intervista di Regina,Vicepr.Confindustria, a Borsa italiana è lastricata di cose sbagliate ed intenzioni ma profuma di tecnologia di 20 anni fa(il DOE USA boccierebbe Regina con 4).Non dice mai cosa fare per ridurre il costo elettrico al MWh che Confindustria Energia non si sogna di ridurre e nessun investitore privato mai saprà proporre perchè è troppo bello lo status quo e dire a parole di ridurre lo smog senza poi saperlo fare perchè ridurlo del 20% è per ignoranti o cattivi progettisti in energie ibride-rinnovabili.E ne abbiamo troppi come all’Ilva dove bastava acquistare il sistema Siemens acciaio pulito.Costa 1 miliardo ma si compri.Lo smog in Italia si riduce passando progressivamente da gas naturale a syngas e da fuel fossili a biofuels.Le discariche vanno chiuse con il plasma waste e le emmissioni Co2 vanno convogliate in bioraffineria.Ma se nessuno fa niente,lo smog aumenta perchè nel SEN del Governo c’è ancora piu’ fossile ed infrastrutture fossili.Se Miniambiente, le Regioni e Comuni vogliono continuare a prendere le multe UE-27,sappiano che le tecnologie ci sono ma mancano volonta’ di fare e sapienza specifica.Lombardia e Comune di Milano mi dissero no a biofuels htse,centrali plasma rifiuti anche per discariche,amianto,denitrificazione con salicornia fiumi.Chi ha ragione? Regioni e Comuni con smog e discariche o il sottoscritto che riduceva lo smog,eliminando anche le discariche.Non mi consola il fatto che 3 Assessori e Direttori Lombardia con cui parlai,oggi siano in galera ma noi lombardi ci godremo lo smog per altri 40 anni.

Il CIPE sotto la guida del Ministro della Coesione deve fare le pulci sui costi inutili e dovrebbe invece utilizzare le infrastrutture energetiche da approvare come il miglior strumento di sviluppo che ha l’Italia,cercando di copiare con intelligenza quanto hanno fatto i tedeschi sulle rinnovabili-ibride, che hanno saputo costruire dei poli industriali sul territorio per poi esportare in tutto il mondo con Siemens ed altri i loro sistemi ibridi di energia.Inviero’ al CIPE il Report in inglese(dato gia’ al MISE) che mi ha inviato ufficialmente il Governo Tedesco, ma devo dire che la Confindustria Energia di oggi che è esclusivamente fossile,anzi è indietro 20 anni, mai e poi mai investirà in infrastrutture energetiche ibride-rinnovabili.Questo lo deve fare lo Stato dando i contratti a chi sa vincere appalti mondiali come Ansaldo che in 5 anni è in grado di costruire un sistema vento in mare appoggiato dall’hydro che funzina da energy storage in continuo su 300 fiumi.Quello che nessuno capisce è l’impresa motrice in aree meridionali o depresse che mai saranno in grado di progettare una energia capillare a livello di fiumi e mari con grande vantaggio locale perchè dietro questo piano energia ibrida da 220.000 giovani,c’è il piano agricolo di supporto con biomasse povere mai trattate da noi(500.000 giovani).Faccio un esempio la salicornia allevabile in acque salmastre è una biomassa ottima per biofuel(NASA)ma è anche il miglior feed o mangime per crostacei,pesci,animali.Che poi tutti i concimi azotati si possano produrre dal vento ed acqua è da buoni chimici spiegarlo ma in tutto il mondo si fa.

1.Contratti gas,vincoli di fornitura,Snam verso LNG.

L’articolo di Mucchetti,unico giornalista non prono ai dictats Eni,sul Corsera del 31.10.12 evidenzia che faremmo un errore colossale a pagare all’Eni capacity payments,tassa sicurezza sui contratti take or pay,bilanciamenti gas.Dove sbaglia il Mucchetti? Quando parla di infrastrutture fossili dove riparla di hubs a terra o offshore, che costano tantissimo 3 miliardi l’uno,mentre è sufficiente una nave rigassificatrice che stia nel porto o fuori dove si affianca la gasiera che oggi sono navi enormi persino da 300.000 t.Mucchetti non sa che ci sono domande per 17 hubs e se il Governo screma le richieste assurde deve finanziare 10 hubs che sono sempre 30 miliardi contro 10 navi rigassificatrici che costano 3 miliardi,risparmio 27 miliardi.Anzi la nave rigassificatrice lavora cosi’ bene che la Shell ordina solo navi.Snam deve cambiare ed importare sempre piu’ LNG prendendo a nolo flotte e navi rigassificatrici che non ha.Poi Snam si deve convincere a far passare nella rete snam lo syngas che produciamo e portiamo alle bioraffinerie per farne anche biofuels.

2.Shale gas.La rivoluzione shale ha portato enormi vantaggi agli Usa-Canada che se lo sono trovati sotto in quantità.Da noi non esiste la possibilità di trovarne significativi giacimenti.Dopo lo shale ognuno se lo lavora in casa e se lo esporta come l’area Pacifico-Indiano deve passare sempre attraverso le navi rigassificatrici e la Shell ha pronto il gassificatore shale che lo pulisce solo nel 2018 e puo’ essere installato a bordo o su una portaerei dismessa.Chi promette tanto shale da trivellazioni nel Med non guarda le carte geologiche marine che danno molte riserve oil-gas interessanti solo nel MED Orientale(Cipro-Israele-Grecia-Turchia) ma non da noi dove c’è ben poco.Chi insiste in Italia lo fa per tenere i prezzi alti a vita con le trivellazioni che costano molto,perchè oggi produrre syngas in italia costa meno del gas importato o trivellato.Ma bisogna saperlo fare dotando il paese di infrastrutture serie che mai nessun privato costruirà perchè ne l’Eni ne l’Enel hanno interesse a far scendere il costo elettrico al MWh a 30 euro:difatti lo Stato dovrebbe dare un prestito ad Ansaldo che le costruisce e poi con ricavi si ammortizzano i costi,logica ben diversa dagli incentivi su rinnovabili che non vengono messe in rete e stoccate.Quelli che vogliono investire in Italia oggi propongono infrastrutture fossili perchè si assicurano 50 anni di costi alti(controprova: cause vinte da Edison oggi EDF contro Eni-Qatar gas)

3.Syngas prodotto in Italia con infrastrutture ibride-rinnovabili.

Dove il Mucchetti ed il Mise sbagliano è di non credere nel syngas come invece fa il NordEuropa ed i tedeschi che attorno alle rinnovabili hanno costruito la migliore industria del mondo da me rigorosamente documentata al MISE dove ho inviato il Report tedesco nella versione inglese sul business collegato alle rinnovabili che è un business vero e concreto di energia ibrida.Lo syngas che è un gas  sintetico equivalente gas naturale si ottiene dal vento,dai rifiuti e secondo miei accurati studi tutti documentati al MISE dall’hydro modulare,che significa saper usare in modo moderno acqua con l’hydro esistente ed il mare.Ora se il gas naturale importato o trivellato aumenta di prezzo come oggi anche per contratti capestro o mal fatti,chi ci impedisce di produrre lo syngas in casa?Forse l’ignoranza.Per produrre lo syngas industrialmente e che costi poco,abbiamo bisogno di grandi infrastrutture ibride rinnovabili che sono quelle che mancano veramente all’Italia.Mancano grandi farm offshore wind che poi sappiano stoccare l’energia variabile o oscillatoria vento in energia costante o continua.Questo lo puo’ dare solo l’hydro modulare che è l’unico a permettere una energia base 30 euro al MWh contro i 60 euro del gas naturale di 60 euro al MWh.Lo syngas si produce anche dai rifiuti ma qui bisogni essere veri esperti perchè l’inceneritore per fisica produce vapore ma non syngas e tra la tecnologia gassosa e la tecnologia plasma detta plasma waste vince per costi il plasma modulare detto cool plasma di 7° generazione(che ho documentato al MISE).La tecnologia plasma ha anche il grande vantaggio di liberarci da tutte le discariche perchè tratta anche i suoli contaminati e farci risparmiare un sacco di soldi nel furto legalizzato Sogin perchè il plasma tratta anche rifiuti radiologici che invece Sogin si fa pagare a costi spropositati.La Sogin tratti solo i rifiuti da centrali tipo Caorso ma quelli ospedalieri non devono passare da Sogin ma essere plasmati come l’amianto oggetto di false e pericolose discariche(per tutti L’Assessore Cristiani-Lombardia in galera per falsa discarica amianto)

4.Consultazioni piano Terna 2012-ultima parte accumuli-

In tutto il mondo che vuole risparmiare costi fissi e trasporto energia, si bilancia il grid con l’hydro modulare perchè le batterie costano 10 volte tanto.Ho sempre sostenuto che bilanciare il grid con le centrali gas era un vezzo che costava soldi e continue emergenze all’Italia.Oggi utilizzare le batterie per stoccaggi energia significa caricare dei costi aggiuntivi come collegare con le trasmissioni su tralicci aerei le plant rinnovabili con il grid.Il vento ed il solare vanno stoccati con l’hydro modulare piu’ vicino e se manca lo costruiamo anche in mare.Terna concepisce solo l’accumulo,io concepisco un leverage energetico vento in mare-hydro modulare del 500%.Questo mio leverage mi è riconosciuto mondialmente come il leverage del 250% con le biomasse trattate HTSE per biofuel,cioe’ diminuisco la biomassa ma metto nel trattamento tanta energia che solo l’hydro modulare mi da ad un costo basso inferiore a 30 euro al MWh.L’energia ibrida non è un mestire da Terna mentre un grande mestiere sarebbe utilizzare la rete attuale Terna per l’internet di internet.Ma parlo di futuro sui cui Terna guadagnerebbe molto bene.

5.Navi rigassificatrici,infrastrutture fossili ed ibride rinnovabili che non si citano nel Sen:audizione pubblica e CIPE.I progetti riportati sono un copyright pier luigi Caffese-i progetti sono depositati al MISE e Commissione EU-27 Energia e non sono replicabili senza autorizzazione dell’Autore P.L.Caffese.

Il simbolo della mia energia ibrida-rinnovabile-mare è il morone- centrolophus pompilius- che non è una leccia-ricciola o nisseua da fondo ma è un centrolofide che nei viaggi in Oceano chiamavamo medusa fish,cioe’ viene fuori un pesce dal sapore meraviglioso perchè mangia(ibridizza) crostacei e meduse.E’ il miglior pesce ligure,è raro come la mia energia ibrida che sa ottimizzare l’esistente con rinnovabili e stoccaggi per farne anche biofuels.Come dal mare?Si,se si vuole con acqua di mare e biomasse di mare.Un invito ai Liguri:lasciatemi organizzare una Superansaldo,poi so come allevare morun e crostacei tipo batti batti.

Il Mise ed il CIPE dovranno valutare le infrastrutture energetiche elettriche,fossili,gas liquido ed approvarle in ragione della convenienza economica e dello sviluppo in termini di occupazione e ricavi a lungo termine con riduzione CO2 dello 80%.Non presentando ad Eu-27una serie di infrastrutture energetiche ibridi rinnovabili non avremo accesso ai fondi EU-27 in cofinanziamento che dovrebbero riguardare:

-la rete di hydro modulare in Italia(PHS in inglese,STEP in francese)per 5 miliardi

-piano sinergico offshore wind(40GW)-modular hydro Po da 20 miliardi che prevede 2/3 bioraffinerie HTSE biofuels 100% biomassa ad 1 euro litro alla pompa e 0,50 euro litro fob bioraffineria

-piano sinergico offshore wind-marine modula hydro Sud ed Isole analogo al precedente costo 20 miliardi.

-piano vie d’acqua con hydro per 800 GW costo 15 miliardi

-45 miliardi investiti in 10 anni permettono 8-10 punti di pil,la diminuzione di 40 miliardi di import fossile e 720.000 posti ai giovani.Il finanziamento dovrebbe avvenire tramite Banca Europea e non gravare sul bilancio statale italiano in quanto infrastruttura europea energia sostitutiva import fossile.

-il piano da 15 miliardi waterways deve avere accesso a specifici fondi border line perchè unisce con vie d’acqua Italia-Francia Svizzera-Austria-Germania e paesi Donau river,immettendosi nel grid EU-27 waterways che è troppo sbilanciato favorendo il Nord EU-27 e non collegato con il MED.

6.Occupazione 720.000 posti.

Il SEN prevede 25.000 posti in trivellazione ma trascura di dire che ne perdiamo 50.000 tra chimica-raffinazione-distribuzione fossile.Oggi l’energia fossile al 90% assorbe 80.000 posti mentre in Germania il target è di 850.000 posti.Significa che il modello fossile italiano è 1 a 10 rispetto al modello ibrido-rinnovabile tedesco e difatti Caffese adottando l’ibrido calcola 720.000 posti in 5 anni e 3,6 milioni in 20 anni per la filiera biomasse-biofuel-bioidrogeno.Il Governo, la prima cosa che dovrebbe fare, è incentivare l’occupazione vera su progetti con la formula del DOE e non lasciare a nessuno il patteggiamento come vuole l’AEEG o inciucio come lo chiamo io.Regole certe eguali per tutti ma che premino l’occupazione vera con audit Inps sull’occupazione che paga i contributi.

7.Costo energia per filiera e feed-in-tariff alla tedesca.

Non evidenziare il costo delle varie filiere è un errore perchè la gente si convincerebbe che insistere sul solare che costa 10 volte tanto l’hydro modulare è impossibile.Come quelli che propugnano l’auto elettrica o idrogeno senza conoscere i costi del MW elettrico o dell’idrogeno.La AEEG non vuole la feed in tariff alla tedesca e questo dimostra l’arrettratezza culturale dei fossili che comandano o tecnici di vecchia vision fossile.

8.Assise della green energy a Rimini.E’ venduta come il futuro dell’energia italiana ma la chiamerei l’arroganza di conoscere la green energy senza saperne valutare i costi troppo alti.Chiudo con una affermazione tranchant:l’energia verde o rinnovabile senza stoccaggi in Italia non decollerà mai senza l’energia ibrida.E’ solo uno spreco di soldi pubblici e sovrapiu’ su bollette.Ho letto i lavori preparatori e noto che sullo smog ,noi ibridi operiamo al 75-80% di riduzione,gli altri è tanto se vanno al 25% di riduzione.Sull’hydro modulare non c’è niente e meno che mai il marino.Sui biofuels l’unica proposta è l’etanolo enzimatico della Mossi-Ghisolfi che è caro sui 4 euro litro.Lo Stato dovrebbe pagare 2 euro litro di incentivi quando il mio HTSE biofuel ad 1 euro litro non costerebbe un euro allo Stato in incentivi.La green energy senza l’ibrido muore per alti costi e lo Stato non si puo’ dissanguare per le lobbies tipo Ft.Ma se mettono il tessuto al posto del pannello il ft vive senza incentivi ma bisogna stoccarlo.

9.Infrastrutture energetiche fossili.

E’ il segreto gestito meglio dal Governo ma sappiamo di 3 gasdotti da 25 miliardi l’uno e di 10 hubs LNG da 3 miliardi l’uno,in totale 75 miliardi,piu’ 30 miliardi di hubs fanno 105 e 15 miliardi di raffinerie fossili-gasdotti locali, si arriva a 120 miliardi tutti fossili con riduzione co2 di appena il 20%.Ai 120 miliardi dobbiamo sommare i 15 miliardi delle trivellazioni per arrivare a 135 miliardi.Significa che ci teniamo per 40 anni il gas,i fuels fossili, lo smog e quello che è piu’ grave le bollette care e 25.000 disoccupati in piu'(differenza tra i 50.000 che perdiamo in chimica raffineria fossile ed i 25.000 che acquisiamo nelle trivellazioni).Tanti soldi spesi per nulla.Il pagamento della sicurezza come vogliono l’Eni ed i gasisti metano con capacity payments e tassa Scaroni sui contratti take or pay, sarebbe il sigillo dell’inefficienza e della prepotenza perchè il gas importato lo possiamo sostituire con syngas fatto in Italia che costa meno.Confermo che ci sono 90 miliardi pronti come dice Passera ma a noi servono altri investimenti non fossili, per dare sviluppo al paese.720.000 giovani pendono dalle decisioni MISE-CIPE.

10.Le infrastrutture che vanno al CIPE.

Le ho ricostruite leggendo carte riservate EU-27 e mi meraviglio che un Governo di tecnici non mandi avanti alcun progetto ibrido-rinnovabile,di bioraffinerie 100% biomassa(quella Ecofin di Marghera è 90% fossile metano),di biofuel HTSE,di hydro rinnovabile,di vento in mare:niente di niente.Ora mi domando come puo’ realizzare il 35% di rinnovabile-ibrido a basso costo senza partire dall’hydro modulare che sinergizza il vento?E’ l’unica energia che costa 30 euro al MWh contro i 60 euro delle centrali gas.6.Infrastrutture autorizzate elettricità da UE-27(17 progetti).

-Terna 14 progetti di trasmissione-Moncada Group 1 progetto Italia-Albania-Europa Grid 1 progetto Italia-Hr-nessun progetto vento in mare-nessun progetto hydro modulare da 40 GW che costa 3 miliardi-nessun progetto hydro marino-nessun progetto plasma waste-nessun progetto ospedale ibrido-nessun progetto building ibrido-nessun progetto nave con propulsione ibrida-nessun progetto HTSE biofuel-BIOH.Praticamente nessun progetto di energia moderna ma tanti progetti per importare energia.Se leggete la tabella ufficiale 27 paesi progettano vento ed ibrido,l’Italia non ha nessun progetto serio.

11.Infrastrutture Autorizzate Gas(13 progetti)

1.Snam Adriatica pipeline adeguamento2.GDF Suez Bagnolo gas storage3.Desfa-IGI-Poseidon Interconnessione Grecia.4.Eon,Iren,Asa,Golas,Olt Rigassificatore Toscano Livorno??5.Api Nova Energia Rigassificatore Falconara.6.Gioia Tauro LNG.7.Porto Empedocle Enel.8.Edison 3 impianti storage gas S.Potito,piazza Mozzini,Cellino.9.Geogastock Ferrandina gas storage.10.Snam R.G.Masera (Svizzera)

11.Cornegliano Gas Storage.12 .Galsi gasdotto Algeria Sonnatrach,edison Fuel,Sfirs.13.Stogit Bordolano UGS stock gas.12.HUBS LNG esistenti o in costruzione o progettati(17):

Premetto che gli hubs italiani sono depositati alla UE-27 ed indicati nel libro francese sul mercato Gas europeo che è la bibbia per i progettisti.Oggi Malacarne-AD Snam dice che lavorano al 30-40% capacità1.Panigaglia-Snam-Eni2.Brindisi(rinuncia di B.P.)3.Rovigo Isola di Porto Levante-Qatar,Edison.altri4.Rosignano Marittimo.Progetti proposti:5.Augusta6.Castiglione della Pescaia

7.Corigliano Calabro.8.Gioia Tauro anche shale gas senza depurarlo.9.Livorno Offshore

10 Muggia forte opposizione locale.11 Porto Empedocle Enel.12 Porto Torres Sassari13.San Ferdinando Taranto14 Trieste offshore15 Trieste Zaule16 Vado Ligure17 Monfalcone Fincantieri con inceneritore su piattaforma(Bono).Progetto vietato da norme UE-27.

13.Navi rigassificatrici.

Non è previsto alcun progetto se non a Livorno acquisendo vecchia nave da trasformare nei cantieri polacchi.Allego la mia memoria su navi rigassificatrici.Ora che ci siano 17 progetti hubs a 3 miliardi l’uno significa che spenderemmo 51 miliardi,mentre 10 navi rigassificatrici che fanno lo stesso lavoro costano 3 miliardi.48 miliardi sarebbe uno spreco enorme.

14.Infrastrutture energetiche ibride-rinnovabili.Il Mise dice nel Sen che riduce il fossile dal 90% attuale al 65% che è ancora poco per sviluppare il paese,riducendo le importazioni.Diciamo che la soluzione migliore sarebbe il 50% fossile ed il 50% ibrido rinnovabile ma che sia il 50% come dico io o il 35% come dice il MISE nel Sen,bisogna produrlo.Questo è il vero nodo su cui il SEN ed il CIPE navigano nel buio perchè non c’è scritta una infrastruttura ibrida-rinnovabile degna del nome.Far passare gli accumuli o batterie di Terna per infrastrutture vitali significa solo non capire niente di energia moderna e caricarsi di extracosti buoni per Terna,ma negativi per il paese.

15.Perchè Caffese insiste sul progetto di sinergia vento in mare con l’hydro modulare?

Perchè è il miglior progetto al mondo ma bisogna capirlo,dimensionandolo come segue:

-costruiamo in mare a 40 miglia 136 GW di vento con 13.600 turbine vento da 10 MWh l’una

-significa passare ad Ansaldo un ordine che vale 13,6 miliardi tutto in Italia,senza cinesi di mezzo

-il coefficiente del vento è del 25% significa che l’effettiva produzione è di 34 GW

-dato che il vento produce energia variabile la devo stoccare nell’hydro modulare e basta un invaso-lago circolare di 5,7 km.di raggio che significa 65 km.2 di superfice con una altezza di 215 m tra i due bacini.

L’altezza dello stock di acqua a 200 m è di 50m ed abbiamo 0,05 kmx65km.2=3,25 km.3.Ora se

-1m3 a 400 m.mi darebbe 1KWh

-1km3 a 400 m.mi da 1TWh

-1km.2 a200m.mi da 500GWh

-3,25 km.3 a 200 m.mi danno 1635 GWh che sono 2 giorni di autonomia cioe’ 48 H

-significa che abbiamo 1625 GWh di autonomia per 48 ore senza vento=34GW

-Cosa significa? Che 34 GW di hydro modulare permettono di assistere un grande parco eolico in mare

che produce 34 GW effettivi dato che il vento ha il coefficiente del 25% ma la potenza da installare è 4 volte tanto,cioe’ 34×4=138 GW.Il mio sistema di hydro modulare produce 34GW ma la capacità e’ di 1635 GWh durante 2 giorni,in realta’ 1,9 giorni per le perdite in energia elettrica o autoconsumo di pompaggio-ripompaggio che progetto dal 17% al 19% come in questo caso.Questo sistema ibrido produce 300 TWh l’anno che è il 60% dell’energia prodotta in Francia e puo’ rimpiazzare 45 GW nucleari dati da 15 EPR da 1500 MW l’una che costerebbero 9 miliardi x 15=135 miliardi.

16.Quanto costano queste infrastrutture ibrida-rinnovabile?

-l’hydro modulare costa 5 miliardi fatto su strutture esistenti

-l’hydro modulare costa 51 miliardi se fatto ex novo in mare o tra fiumi e laghi,costa molto meno se usiamo Po,Tevere,Adige,fiumi veneti,Delta Po e mare

-l’hydro modulare costa 15 miliardi con le vie d’acqua per 800 GW

Diciamo che se adottassimo l’ipotesi piu’ cara di 187 miliardi sommando 51 miliardi di hydro ai 136 miliardi del massimo costo del vento in mare,abbiamo:136 GWx8760 ore annuox0,25=297.840 GWh all’anno che moltiplicati per 10 anni di produzione base,danno un costo di 6,3 centesimi al KWh.Si tenga conto che la vita media delle dighe supera 100 anni e la media turbine è di 25 anni,salvo uragani impossibili da noi.

17.Che cos’è l’autostrada energetica?Che cos’è il Mose energetico?Che cos’è il Ponte dello Stretto Energetico?E’ un concetto difficile da spiegare per chi non mastica energia ibrida.Ma se mettiamo sulla nuova Autostrada Venezia-Civitavecchia che passa da Anas ad Ansaldo le condotte gas per portare syngas che produciamo a Marghera-Mantova-Porto Tolle-Livorno-Civitavecchia Centrali Enel-Malagrotta discarica da sostituire con centrale plasma waste che produce sempre syngas,posso girare lo syngas in tutte le bioraffinerie collegate per farne biofuels o metterlo nella rete snam.Se dopo mettiamo sotto la pavimentazione autostrada una elpipes di trasmissione di potenza elettrica sino a 30 GW,non devo piu’ mettere tralicci tipo Terna con alte perdite perchè l’elpipes perdono solo l’1%.Poi su questa austrada metto pompe biofuel che vendono ad 1 euro litro e domani vendono idrogeno autoprodotto da Ansaldo E-fuels.

Lo stesso dicasi per il Mose costituito da dighe in mare che al largo hanno una paratia mobile che si solleva per l’alta marea.Se attorno a queste dighe costruisco un lago di mare(crf.mio progetto) ottengo 10 GWh al km.2 con diga di 100 m meno il 17% di autoconsumo.Lo stesso dicasi per il Ponte Stretto dove metto delle tubature in plastica rinforzata per l’hydro modulare che mi consente energia in continuo in base ai laghi marini a latere ed in base all’altezza del ponte sul mare che se fosse di 100 m,conferma 10 GWh al km.2

18.I sistemi ibridi abbattono l’alto costo degli elettrodotti Terna e rendono inutili accumuli e sistemi batterie troppo cari.Dopo rendono inutile qualsiasi bilanciamento con le centrali gas come vuole l’Eni per piazzare il metano importato, che costa troppo.

19.Plasmawaste con syngas e chiusura discariche.

Data la complessità sara’ oggetto di ulteriore valutazione che ho gia’ inviato al Mise.

20.Applicazioni navali di energia ibrida.Ad esempio sui nuovi traghetti Ro-Ro.La Marina-Aviazione-Difesa applicando l’ibrido risparmia il 50% sui fuels.

Cordiali saluti.dr pier luigi caffese caffit@alice.it Milano 2.11.12.

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