In Italia 9 miliardi di finanziamenti pubblici al petrolio

di Veronica Caciagli – da qualenergia.it

Secondo Fatih Birol, chief economist dell’International Energy Agency, “a causa dei sussidi alle fonti fossili, l’energia è venduta sottocosto in molte parti del mondo, portando a sprechi nei consumi e volatilità dei prezzi. Mette a rischio anche la competitività delle rinnovabili.” Le stime IEA affermano che nel 2011 i sussidi a carbone, petrolio e gas sono stati pari a523 miliardi di dollari, in crescita rispetto ai 409 miliardi del 2010. Eppure già nel 2009 gli Stati del G20 si erano impegnati, a Pittsburgh, di ridurre e gradualmente eliminare i sussidi alle fonti fossili.

Cifre enormi, soprattutto se paragonate agli 88 miliardi spesi, sempre a livello mondiale, per le rinnovabili nel 2011, o ai 100 miliardi richiesti dal Green Climate Fund, il fondo mondiale per il clima in discussione in questi giorni a Doha nella COP 18, il summit mondiale sui cambiamenti climatici. Proprio su questo tema 350.org sta creando una mobilitazione su scala globale per esercitare attività di pressioni sui Governi. Secondo Bill McKibben, attivista ambientale del movimento globale per il clima 350.org, questa situazione “è solo il riflesso dell’enorme potere politico dell’industria delle fonti fossili. Ancora continuiamo a mandare il denaro delle nostre tasse all’industria più ricca del mondo, in modo che possa continuare a distruggere il Pianeta. Questo non ha alcun senso.”

in Italia, quanti sono i sussidi alle fonti fossili? 9,11 miliardi di euro di finanziamenti pubblici all’anno: questa la stima di Legambiente dei sussidi alle fonti fossili che il Governo italiano elargisce annualmente alle industrie del carbone, petrolio e gas. Di questi, 4,5 miliardi di euro rientrano nella categoria di sussidi diretti, ovvero distribuiti come aiuto economico ad alcune categorie. Tra questi la parte del leone vaalle centrali da fonti fossili, a cui sono andati 2,34 miliardi nel 2011 tramite il meccanismo del CIP6 della componente A3 delle bollette di energia elettrica: il CIP6 era nato nel 1992 proprio per finanziare le fonti rinnovabili, ma poi era stato esteso alle fonti “assimilate”. Uno scandalo costato 38 miliardi se consideriamo solo il periodo che va dal 2001 al 2011.

Al secondo posto i sussidi all’autotrasporto, per 500 milioni di euro all’anno: l’inevitabile conseguenza è il netto predominio del trasporto merci su strada rispetto al trasporto tramite ferrovia o navale. Seguono i sussidi alle centrali da fonte fossile per lepiccole isole, che ammontano a “soli” 62 milioni di euro, ma che hanno un impatto locale pesante, in quanto alimentano una forma di monopolio di fatto, impedendo lo sviluppo di impianti di energia rinnovabile proprio dove sarebbe più economico realizzarle. Non solo: dal 2013 il Governo ha introdotto, tramite il decreto Sviluppo un sussidio aggiuntivo per le centrali a olio combustibile che potrebbe pesare per ulteriori 250 milioni all’anno (anche nel 2013); l’ipotesi sarebbe di estendere questo nuovo sussidio anche alle centrali a gas, con un peso ancora non stimato ma sicuramente molto superiore.

Tra i sussidi indiretti, ci sono le facilitazioni alle trivellazioni: le prime 20mila tonnellate di petrolio prodotte annualmente da ciascun impianto sono completamenteesenti da aliquote (anche se gli impianti appartengono a una stessa azienda: per cui per esempio se un’azienda ha 5 impianti le prime 100.000 tonnellate saranno esenti); questo limite è aumentato alle prime 50.000 tonnellate estratte in impianti offshore. Per il gas i limiti sono di 25 milioni di metri cubi estratti in terra e 80 milioni di metri cubi estratti in mare (come descritto chiaramente nel libro “Trivelle d’Italia”, di Pietro Dommarco). Inoltre le royalty sono decisamente vantaggiose: solo il 10%, contro le royalty internazionali che vanno dal 20$ all’80%. L’aumentata redditività, peraltro già elevata per questo tipo di industria, fa sì che molte aziende internazionali siano interessate a cavalcare la piccola onda del poco greggio italiano. Il conto per imancati introiti ammonta a 1,6 miliardi all’anno.

Infine, tra i sussidi indiretti, Legambiente (vedi il documento in allegato) considera anche i sussidi a imprese energivore (1,6 miliardi) e costi per opere stradali (3 miliardi). In realtà la stima non è ancora quella definitiva: mancano i finanziamenti dichiarati dall’Italia nel rapporto OCSE relativi ai sussidi sui trasporti marittimi (quasi 500 milioni), quelli in sgravi sui consumi energetici all’agricoltura (oltre 800 milioni). Inoltre, andrebbe aggiunta una verifica sui sussidi indiretti previsti alle aziende parastatali dell’industria delle energie fossili.

Insomma, un panorama inquietante in cui la mancanza di trasparenza nella distribuzione dei finanziamenti pubblici fa vincere le lobby più potenti, alzando il costo economico dell’inevitabile trasformazione energetica, per non parlare dei danni sanitari associati all’uso delle fossili.

Il dossier di Legambiente sull’argomento (pdf)

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