Speciale Durban: la lunga notte

Alberto Zoratti, da Durban

La Conferenza delle Parti di Durban, come molti si aspettavano, ha scelto di sforare nei tempi. La fine della plenaria, programmata per ieri, si è rimandata ad oggi con inizio, in sala da decidere, alle 10 ore di Durban. In un Convention center a metà tra il bivacco ed il disimpegno, le delegazioni governative corrono per trovare un accordo che consenta di non far perdere ulteriore tempo al mondo che aspetta. C’è la possibilità di una conclusione comunicabile, non si sa ancora quanto accettabile nei contenuti. E come ogni volta si accende la polemica sul multilateralismo e sulla possibile inutilità dei percorsi Onu, non tenendo presente che chi chiede con forza approcci multilaterali sono proprio i Paesi del sud del mondo, approcci che le grandi potenze come gli Stati Uniti notoriamente rifiutano.

La lunga notte di Durban

Nelle stanze e nei corridoi dell’ICC di Durban si sono fatte le ore piccole. Molti delegati hanno trovato posto sulle poltrone per passare la nottata, altri si sono trovati impigliati in estenuanti negoziati. L’Assemblea plenaria della COP17 ha scelto di non fare il bis della sua precedente versione messicana: sospensione a tarda notte e ripresa alle 10 del mattino di sabato. Ed i testi usciti dagli Indaba lasciano spazio a molte interpretazioni, ma anche ad alcune preoccupazioni. Con una domanda: il multilateralismo val bene una messa?

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