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Cercasi petrolio e gas da bruciare

dal blog di Mario Agostinelli

logo-il fatto quotidiano 2015Nel suo recente ed esauriente report sul futuro del petrolio e del gas la International Energy Agency (IEA: Oil 2018, analysis and forecasts to 2023) induce a riflessioni tutt’altro che scontate sul raggiungimento del picco delle fonti fossili. Anzi, caparbiamente le grandi corporation e i gruppi finanziari più esposti esplorano ogni possibilità di rilancio. Perfino, come descriverò, le più assurde dal punto di vista climatico ambientale e le più rischiose sul terreno finanziario e delle bolle ad esso associate. Tutto, pur di contrastare il cambio di modello energetico e di trasferire solo sul piano contabile di governi e multinazionali gli effetti di una combustione dichiarata incompatibile ad ogni impotente e quindi riunione delle Cop (ormai, con quella dopo Parigi e Bonn, arrivate al numero 23).

Lo stesso direttore esecutivo della IEA, Fatih Birol, sostiene che dalla Cop 21 ad oggi si deve registrare una differenza notevole dovuta soprattutto all’impressionante ripresa della produzione di petrolio e gas da scisti negli Stati Uniti. L’impatto globale dell’aumento dello shale oil (LTO) comporta un cambiamento fondamentale nella natura dei mercati petroliferi globali.

US LTO scenari

Previsioni di produzione di LTO a seconda della velocità di esaurimento dei pozzi (http://peakoilbarrel.com/the-future-of-us-light-tight-oil-lto/)

La spina nel fianco di questa tecnologia di perforazione consiste nel più rapido esaurimento dei giacimenti (le varie curve indicano diverse velocità di estrazione – in barili al giorno – e quindi diverse previsioni più o meno pessimistiche di svuotamento dei pozzi). Si deve notare che la tecnologia, estremamente dannosa sul piano ambientale, va comunque ad esaurirsi entro la metà del secolo, ma che tutte le curve (tranne la più bassa) sono in crescita fino al 2023 e, quindi, l’inevitabile picco ancora non è raggiunto, consentendo agli Usa di solidificarsi come il principale produttore di petrolio al mondo mentre la Cina e l’India li sostituiscono come principali importatori di petrolio.

Il Fondo Monetario Internazionale vede una crescita economica globale del 3,9% all’anno fino al 2023 e le economie forti utilizzeranno più petrolio con una crescita della domanda a un tasso medio annuo di 1,2 milioni di barili/giorno. Dove sta la decarbonizzazione, parola d’ordine della Cop di Parigi e della Sen di Calenda?

Spesso si trascura che i prodotti petrolchimici sono un fattore chiave per la crescita della domanda di petrolio e che la corsa al riarmo concentra ancora di più il ricorso ad esso. Man mano che le spedizioni canadesi di shale oil e shale gas verso gli Stati Uniti crescono, questo libera il greggio statunitense più leggero per l’esportazione, in particolare per soddisfare la domanda asiatica di materie prime petrolchimiche. Ogni anno il mondo ha bisogno di rimpiazzare l’offerta persa dai campi maturi e questo è l’equivalente di sostituire un Mare del Nord ogni anno. Le scoperte di nuove risorse petrolifere sono scese ad un altro minimo storico nel 2017. Spinta dall’Lto, nel 2023 la produzione degli Stati Uniti crescerà di 3,7 milioni di barili al giorno, più della metà della crescita totale della capacità produttiva globale, di 6.4 mb/d prevista per allora. Gli Stati Uniti sono in una posizione favorevole per aumentare il proprio ruolo nei mercati globali. Per di più con Trump riprende nettamente la capacità e il ruolo della logistica e dei grandi impianti. Questo include importanti progetti canadesi come Trans Mountain e Keystone XL, e il gasdotto EPIC 550 kb/d di TexStar Logistics, che sarà operativo nel 2019 in Texas.

La domanda petrolifera europea, nel frattempo, dovrebbe tornare alla sua tendenza al declino a lungo termine. La maggior parte della crescita verrà dal Gpl e dall’etano. Buoni guadagni si vedranno anche nel consumo di kerosene dato che i viaggi aerei diventano più accessibili nei paesi non Ocse. La crescita della domanda di benzina rallenta nel periodo con standard più rigidi in materia di risparmio di carburante, mentre la crescita del gasolio rallenta in media dello 0,7% all’anno fino al 2023.

Segnalo alcuni temi chiave destinati a essere considerati nei prossimi 12-24 mesi per il settore globale del Gnl (gas naturale liquefatto), che prendono in considerazione prevalentemente i vantaggi di mercato, lasciando ricadere all’esterno sia i danni ambientali, che quelli sociali e i rischi finanziari (le fonti sono elaborate da informazioni della Banca Mondiale.

L’accumulo nell’approvvigionamento di GNL (Gas naturale liquefatto) a livello globale è significativamente ritardato dalla capacità di liquefazione. Ciò è dovuto a numerosi fattori, tra cui ritardi di messa in servizio e interruzioni di fornitura non pianificate, spesso dipendenti da conflitti locali o dall’onerosità delle infrastrutture di trasporto e trasformazione. Nel 2018 è prevista la maggiore crescita in volume di qualsiasi anno passato, superando sostanzialmente la crescita della domanda globale. Tuttavia, dopo il 2019, la ristrutturazione della pipeline dei progetti di liquefazione si esaurirà e la crescita dell’offerta inizierà nuovamente a decadere. Ciò inciderà sul prezzo al mercato e sui rischi di investimento attuali.

L‘Europa punta ad adottare il ruolo del rigassificatore globale. Ciò vale anche per il carbone, il petrolio, o le biomasse, ma fa gola specialmente per l’esportazione di gas americano. La regione è unica nella sua capacità di assorbire l’avanzo globale, grazie ai suoi mercati del gas ampi, integrati e liberalizzati e ai significativi volumi di offerta flessibile. L’Europa deve però adottare il ruolo di consumatore di gas a livello globale: a questo puntano gli Stati Uniti (con l’esportazione di shale gas) e la Russia (con la costruzione di gasdotti). Nella competizione russo-statiuniti- canadese l’UE favorisce le iniziative di immissione in rete gassosa del Gnl da scisto nordamricano ai nodi degli attracchi europei (dalla Lituania, Estonia e Inghilterra per limitare il gas russo, alla Toscana, per favorire la metanizzazione della Sardegna messa sul piatto dal governo italiano). Nasceranno così nuovi problemi per il mercato del gas, dato che il fattore determinante dei flussi complessivi in ​​Europa sarà il prezzo, con i carichi di Gnl in competizione sugli hub dei porti per eliminare le forniture da gasdotti.

Gli Stati Uniti, nel breve periodo e in funzione del surplus di shale gas, sono probabilmente l’unica fonte di offerta di Gnl a livello globale, nonostante i suoi costi di produzione-liquefazione-trasporto-rigassificazione relativamente elevati. L’espansione del gas è quindi fonte di incertezze e di gravi disagi ambientali, oltre che di rischi finanziari notevoli. Ma tant’è: nonostante tutte le Cop organizzate con grande pompa, la decarbonizzazione paradossalmente rilancia il gas, sotto traccia nella percezione dell’opinione pubblica, abbagliata dalla narrazione sulle rinnovabili nei paesi di industrializzazione matura. Perché mai, visto lo scoraggiamento che dovrebbe provenire dagli appuntamenti sul clima? La verità è che le sanzioni finanziarie sui progetti saranno sostenute dall’aumento dei prezzi delle materie prime, dall’attenuazione dei vincoli di capitale sulle principali compagnie petrolifere e del gas, nonché da una forte deflazione dei costi dei servizi a sostegno dell’economia dei progetti di liquefazione. Ancora una volta il modello di sviluppo finisce sulle spalle del pubblico e dei consumatori, con la complicità dei governanti.

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1° Forum REGREENERATION – Roma, 17 gennaio 2018

Rigenerare come valore sostenibile crea valore immobiliare

Roma 17 gennaio 2018 ore 9,00 – 16,30
Hotel Nazionale – Sala Capranichetta

Organizza Tabula Rasa, agenzia green marketing e comunicazione ambientale in Collaborazione con Energia Felice, associazione di promozione sociale
Partner tecnico-scientifico NOMISMA

L’iniziativa segna l’apertura di “Homo Condòmini Tour 2018” il Roadshow 2018 per l’efficienza  energetica degli edifici e collegato ad Habitami, campagna pubblica riqualificazione energetica edifici.

Mettere attorno a un tavolo Istituzioni, Stakeholder, Uffici Studi,  Associazioni immobiliari e Associazioni  dei consumatori per individuare insieme le forme e gli strumenti più efficaci per far comprendere ai cittadini  come la riqualificazione energetica faccia bene all’ambiente, migliori il conto di gestione energetica e accresca  sia il valore degli edifici che degli immobili oltre a generare comfort abitativo.

Rigenerare come valore sostenibile è rigenerare come valore immobiliare  perché l’efficienza energetica non è un concetto astratto.

SCARICA IL PROGRAMMA IN PDF (178 Kb) >>>

 

PARTECIPANO

Sessione Ambiente e Clima
Stefano CASERINI – Mitigazione dei cambiamenti climatici Politecnico di Milano

Sessione Politica e Ambiente
On Ermete REALACCI – Presidente VIII Commissione Camera dei Deputati
On Serena Pellegrino – VicePresidente VIII Commissione Camera dei Deputati
Sen Gianni GIROTTO – X Commissione Senato
Ivan STOMEO – delegato ANCI Politica in materia di Energia

Sessione Efficienza Energetica
Federico TESTA – Presidente ENEA
Davide CHIARONI – ViceDirettore Energy & Strategy Group Politecnico Milano
Alessandro NOTARGIOVANNI – Economista dell’Energia
Giuliano DALL’Ò – Presidente Green Building Council Italia
Alessandro BALDUCCI – Presidente Urbanit

Sessione Real Estate
Paolo CRISAFI – Dir. gen. Assoimmobiliare
Maurizio PEZZETTA – VicePresidente Vicario FIMAA
Fabrizio SEGALERBA – Seg. Nazionale FIAIP
Paolo BELLINI – Presidente ANAMA
Rossana ZACCARIA – Presidente Legacoop Abitanti
Francesco BURRELLI – Presidente ANACI
Vittorio FUSCO – Presidente ANAPI

Sessione Cittadini Consumatori
Luisa CRISIGIOVANNI – Seg. gen Altroconsumo
Emilio VIAFORA – Presidente Federconsumatori
Francesco LUONGO – Presidente Movimento Difesa del Cittadino
Carlo DE MASI – Presidente Adiconsum

MODERANO
Marco MARCATILI – Economista e Responsabile Sviluppo di Nomisma
Giovanni PIVETTA – Responsabile Habitami e Homo Condòmini Tour 2018

SALUTI
Mario AGOSTINELLI – Presidente Energia Felice
Cristiana CERUTI – Ceo Tabula Rasa

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Cop23, articoli da A SUD

1

Cop23: non c’è un piano finanziario per le vittime del climate change

17 novembre, 2017 | Redazione A Sud
[di Abu Siddique e Megan Darby su climatechangenews. Traduzione di Cecilia Erba] I Paesi più vulnerabili hanno chiesto supporto ai Paesi sviluppati per affrontare i costi crescenti derivanti dagli uragani, … Leggi tutto

REDAZIONE A SUD (5)

I due volti degli USA alla Cop23

17 novembre, 2017 | Redazione A Sud
[di Cecilia Erba per A Sud] È quantomeno particolare la posizione degli Stati Uniti alla Conferenza delle Nazioni Unite sul clima (COP23) di Bonn. La delegazione ufficiale, molto ridotta rispetto … Leggi tutto

REDAZIONE A SUD (4)

COP 23: Le donne come agenti di cambiamento

17 novembre, 2017 | Redazione A Sud
[di Natascia Scaramuzza per A Sud] Negli ultimi decenni le organizzazioni per i diritti delle donne si sono battute per integrare le questioni di genere nella lotta al cambiamento climatico … Leggi tutto

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Maggior tutela addio

a cura di Roberto Meregalli – Energia Felice – agosto 2017

Il DDL Concorrenza dopo un percorso lungo ed accidentato è giunto alla meta diventando legge dello Stato. Al suo interno ci sono norme importanti che riguardano il gas e l’elettricità di cui si è molto parlato. Soffermiamoci sull’elettricità.

La nuova legge ha definito la fatidica data di cessazione del servizio di maggior tutela: dal 1 luglio 2019 rimarrà solo il mercato libero e il servizio di salvaguardia. Dopo la liberalizzazione del sistema elettrico l’utente finale, sia domestico che aziendale, poteva liberamente scegliere il proprio fornitore, passando al mercato libero o restare dov’era, cioè nel cosiddetto servizio di tutela dove l’Autorità per il servizio elettrico, il gas e i servizi idrici (AEEGSI), ogni tre mese stabilisce i prezzi delle bollette, calcolando il costo della parte energia in base ai costi sostenuti da una società pubblica (l’Acquirente Unico) creata appositamente per rifornire i clienti in questo servizio.

Cosa cambierà dal 1 luglio 2019?
Cesserà questo servizio e a chi non sarà passato nel frattempo al mercato libero rimarrà solo il servizio di Salvaguardia che – si badi bene – è ben diverso dalla tutela anche se spesso si fa confusione fra i due  termini.

Sinora questo servizio era disponibile solo per le aziende (clienti con Partita IVA) che non avevano optato per un fornitore del libero mercato ed era stato istituito al fine di evitare che un cliente aziendale del mercato libero, rimasto senza contratto di fornitura, restasse senza elettricità (da qui la denominazione di “salvaguardia”). Tale tutela però presenta un prezzo che, in alcuni casi, determina il raddoppio dei costi energetici ed è gestita da operatori territoriali di riferimento, che regolano e definiscono le condizioni economiche e che sono a loro volta sottoposti al controllo dell’AEEGSI.

Quindi nel mercato di Salvaguardia il prezzo praticato è costituito da una componente energia, rappresentato dai prezzi di acquisto della “Borsa Elettrica” (PUN medio mensile) e dal parametro omega (Ω), che è una maggiorazione che rappresenta una sorta di penale per essere rimasti senza contratto (tecnicamente si tratta di un fattore di rischio).

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Tutti zitti sul nucleare: perché?

dal blog di Mario Agostinelli

logo-il fatto quotidiano 2015I loquacissimi e filonucleari Chicco Testa, Franco Battaglia e via discorrendo si sono presi le vacanze con molto anticipo. Nemmeno più un cenno ai mirabolanti benefici futuri dell’atomo, dopo i disastri economici che colpiscono Toshiba e Westinghouse; nemmeno una nota sulle decisioni di Areva e Edf di chiusura precauzionale di reattori; nulla sulla California che ferma la sua ultima centrale. E che silenzio tombale sul deposito nazionale delle scorie, che adesso non balla più solo tra Saluggia, Sardegna e Scanzano, ma fa capolino addirittura a Ispra (Varese) in un capannone per ora inaugurato solo per artisti temerari.

Mentre si avvia il dibattito sulla Nuova strategia nazionale (Sen) confezionata dal ministro Calenda, capace di entusiasmare tutti i fan delle fonti fossili e di rimandare ad altri tempi l’introduzione di un paradigma energetico finalmente innovativo, tutto si concentra sulle virtù del gas e dei gasdotti che sbarcherebbero sulle nostre coste. Direi che – freudianamente – le virtù taumaturgiche dell’atomo, troppo azzardate e impopolari da riproporre per il futuro dell’elettricità, vengono trasferite al gas, combustibile meno gravido di Co2, ma pur sempre evocativo – con le sue grandi centrali e migliaia di km di tubi – di una crescita illusoria, di una esuberanza e di uno spreco di energia.

Tutto, purché si stia lontano dalle fonti naturali, dall’efficienza, dalle reti digitali e dagli impianti di immagazzinamento di energia elettrica. E’ il modello dei grandi impianti che continua ad entusiasmare ministri ed esperti oggi più timidi e silenti. Anche questa è la ragione per cui la crisi del nucleare francese non trova spazio sulla stampa, né commenti all’altezza della gravità dei fatti.

Proprio in questo inizio di estate il Coordinamento antinucleare “Sud-Est France” ha ripubblicato il processo del 30 agosto 2016 a Parigi in cui aveva difeso il sito del blogger Mediapart che attaccava Luc Oursel (ora morto di cancro, era un ingegnere e caposquadra nelle miniere di uranio di Areva in Gabon), presentando una denuncia contro l’attività estrattiva di uranio in condizioni di rischio altissimo.

Nel testo ripubblicato, Areva viene accusata di aver firmato un accordo di “sponsorizzazione con la morte nucleare”; di svolgere attività culturali locali per i bambini in modo da far loro sottovalutare i pericoli di radiazione; di aver sovvenzionato la grande mostra sull’Egitto ad Avignone con i ricavi della vendita di combustibile Mox alla centrale di Fukushima. Queste accuse si aggiungono a difficoltà attuali di bilancio per Areva, a spese pazzesche per il progetto di fusione Iter, ai difetti del contenitore degli Epr in costruzione. Il nucleare zoppica davvero. E non solo in Francia.

In questi giorni, dopo la decisione Svizzera di non costruire nuove centrali nucleari, dall’altra parte dell’emisfero, in California, si sta prendendo una decisione determinante con conseguenze di vasta portata: Pacific Gas e Electric co hanno annunciato di non rinnovare la licenza per i due reattori presso la centrale nucleare di Diablo Canyon che chiuderà nel 2025, terminando un tumultuoso rapporto durato 31 anni con la popolazione e il governo locale e con una perdita economica annuale di circa un miliardo di dollari.

La chiusura fa parte di un accordo con le organizzazioni del lavoro e dell’ambiente in cui la multiutility accetta di aumentare gli investimenti in efficienza energetica, energia rinnovabile e immagazzinamento elettrico per compensare la potenza che non sarà più prodotta dalla centrale nucleare. Canyon Diablo è l’ultima centrale nucleare operante nello Stato, dopo l’arresto nel 2012 della stazione di generazione nucleare di San Onofre, a sud di San Clemente.

Il presidente di Pg&E Tony Earley ha dichiarato: “Il paesaggio energetico della California sta cambiando profondamente con l’efficienza energetica, la rinnovabilità e l’immagazzinamento che sono essenziali per la politica energetica dello Stato. Mentre compiamo questa transizione, la produzione completa di Diablo Canyon non sarà più richiesta fino a esaurirsi”. Diablo Canyon impiega quasi 1.500 lavoratori e contribuisce con più di un miliardo di dollari all’economia locale. È il più grande datore di lavoro privato della contea di San Luis Obispo, ed elargisce un salario medio annuo di 157mila dollari.

Si tratta di un accordo storico che definisce una data certa per la fine dell’energia nucleare in California e assicura il rimpiazzo con il risparmio, la sicurezza, il costo competitivo dell’energia rinnovabile, l’efficienza energetica e l’immagazzinamento di energia.

L’accordo è anche condizionato dall’approvazione da parte della multiutility pubblica statale dei programmi di Pg&E per la sostituzione della potenza di Diablo Canyon e delle altre grandi centrali con risorse senza gas a effetto serra. In definitiva, l’efficienza energetica e l’energia rinnovabile dal vento e dal sole possono sostituire gli impianti nucleari e a combustibile fossile.

Inoltre, la riconversione di tutti gli occupati sulle nuove tecnologie – ha detto un sindacalista locale – assicura “che i posti di lavoro della classe media siano una parte centrale dell’economia emergente pulita e rinnovabile“. Piacerebbe sentire anche in riva ai nostri mari discorsi di questo tono nell’estate assolata in cui il clima fa sentire i suoi morsi.

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