Ancora incentivi ai rigassificatori?

I nuovi rigassificatori potrebbero avere l’incasso quasi totalmente garantito dalle nostre bollette. Avrebbero cioè diritto a un rimborso pari fino al 71% della loro capacità nel caso non riuscissero a vendere tutto il gas previsto. Una sentenza del Tar Lombardia sull’impianto di Livorno riporta in vita quell’aiutino che era stato escluso nell’autunno del 2012.
Alessandro Codegoni qualenergia.it
10 luglio 2013

A volte ritornano. No, non parliamo di mostri horror, che del resto non tornano in seguito a sentenze del Tar, ma degliincentivi per i rigassificatori, che esclusi nell’autunno 2012 adesso rientrano in gioco grazie a una sentenza del Tribunale amministrativo regionale della Lombardia.

I rigassificatori sono quegli impianti che riportano a gas il metano liquefatto, proveniente da paesi non collegati direttamente a noi con i gasdotti. La loro presenza consente di differenziare l’offerta di gas, di abbassare i prezzi e di sopperire ad eventuali blocchi sui condotti. Del perché in Italia abbiano avuto finora poca fortuna, nonostante il nostro paese, per gli alti consumi di metano e la dipendenza dai gasdotti, sia uno di quelli che ne avrebbe più bisogno,  e di cosa si sia fatto per attirarne l’installazione, abbiamo parlato ampiamente in un nostro articolo (QualEnergia.it, Quel regalo ai rigassificatori fatto coi soldi nostri).

In quell’articolo si ricordava il sistema di incentivazione dei rigassificatori, chiamato“fattore di garanzia”, varato dall’’Autorità per l’energia (Aeeg) nel 2005, in seguito all’emergenza gas di quell’inverno. Consisteva nell’assicurargli un rimborso pari fino al 71% della loro capacità, nel caso non fossero riusciti a vendere tutto il gas previsto. La storia si concludeva ricordando come il fattore di garanzia fosse stato di fatto annullato dalla stessa Aeeg a fine ottobre 2013, dopo l’annuncio di una inchiesta da parte della UE su possibili “aiuti di Stato”, o, secondo la versione dell’Autority, perché ci si era resi conto che nell’attuale situazione di mercato, con le importazioni di metano scese da 75 a 67 miliardi di metri cubi annui fra 2005 e 2012, quell’incentivo rischiava di trasformarsi in un “bagno di sangue” per la bolletta degli utenti del gas.

In particolare la delibera del 31 ottobre 2012, escludeva il fattore di garanzia per tutti i futuri rigassificatori, e lo prevedeva per quelli recentemente approvati (quindi i rigassificatori di Rovigo e Livorno) solo se avessero aperto le porte a fornitori diversi dalla società proprietaria. Visto che sia Rovigo che Livorno sono gestiti in esclusiva, nessuno avrebbe goduto dell’incentivo.

Dunque partita chiusa? Si, quando mai … siamo in Italia. Dopo la delibera del 31/10/2012 la società Olt (Offshore LNG Toscana), controllata da E.On, che ha quasi ultimato il rigassificatore di Livorno, ha fatto ricorso al Tar della Lombardia, chiedendo che l’incentivo gli fosse conferito, anche se il suo impianto non è aperto a terzi. E il 7 luglio il Tar ha deciso in suo favore e la nave-rigassificatore di Olt, fino ad allora ferma a Dubai, si è immediatamente diretta a tutto gas (è proprio il caso di dirlo) verso le nostre coste.

Così, a partire dalla fine dell’anno, quando all’impianto Olt, posto a 22 km al largo del porto toscano, cominceranno ad attraccare navi gasiere per immettere il combustibile nella rete italiana, a tutti noi non resta che pregare che i suoi affari vadano a gonfie vele. Perché, se così non fosse, e nel 2014 vendesse meno del 71% della sua capacità nominale di 3,75 miliardi di metri cubi di metano annui, la differenza gliela pagheremmo noi in bolletta.

Ma non basta. Il mondo dell’energia attende con trepidazione di leggere nei dettagli la sentenza del Tar, per capire quali paletti abbia fissato. Se, nella peggiore delle ipotesi, avesse stabilito che il fattore di garanzia vada ripristinato anche per i futuri impianti di rigassificazione, c’è da scommettere che la marea di 15 nuovi rigassificatori che erano previsti fino a qualche anno fa, e che si era ritirata, viste le condizioni di mercato e l’ostilità delle popolazioni locali,  lasciando solo 4 o 5 progetti ancora in piedi,potrebbe ritornare più forte di prima. Quale venditore, infatti, si farebbe sfuggire l’occasione di avere quasi l’intero incasso garantito dallo Stato, comunque vadano gli affari?

Purtroppo, dice una fonte Aeeg che abbiamo sentito, se Olt si è decisa a fare ricorso al Tar, probabilmente è proprio perché si è resa conto che i contratti che aveva stipulato non bastavano per coprire l’ammortamento dell’impianto. E questo potrebbe prefigurare un rimborso nel 2014 per le sue mancate vendite fino a 20 milioni di euro, che si ridurrebbe poi progressivamente nei 20 anni successivi, fino ad azzerarsi appena l’impianto fosse ammortizzato.

Comunque sembra che l’Autorità farà ricorso al Consiglio di Stato contro la sentenza del Tar. Ma ‘Pantalone’ non sa cosa augurarsi: se non facciamo i rigassificatori, il monopolio del gas resta nelle mani di chi gestisce i gasdotti internazionali e i contratti bilaterali con i paesi fornitori, e quindi può, in larga parte, fissare i prezzi che vuole. Se facciamo i rigassificatori, sia pure in un numero ragionevole e con l’accordo delle popolazioni locali, favoriamo la concorrenza sul mercato del gas, facilitando, in teoria, la discesa dei prezzi dell’energia. Ma ora con il rischio di dover pagare noi, nel caso i loro affari andassero male. E poi si meravigliano se uno si butta sulle rinnovabili …

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