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Futuro Tvn; da oggi a Civitavecchia qualcosa può cambiare

3 dicembre 2020: dibattito aperto al telegiornale di Civitavecchia sulla riconversione della Centrale a carbone.

Vengono intervistati: Livio de Santoli vice preside della Sapienza; Alex Sorokin ricercatore di Retenergy; Dario Furlanetto, presidente Italia Nostra Brescia, Alessio Gismondi segretario CNA Civitavecchia; Mario Agostinelli.

Apprezzata la piena convergenza sul no al gas fossile e sul favore posto su rinnovabili e nuova occupazione

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OLTRE I FOSSILI: LA CONVENIENZA DELLE FONTI RINNOVABILI

Sono usciti due recentissimi studi (IEA e IRENA) sulla maggiore resilienza alla pandemia dei sistemi a rete alimentati da rinnovabili anziché da fonti fossili e sulle prospettive della decarbonizzazione. In base ai dati forniti dai due centri studi, queste slides forniscono ampia documentazione in particolare sui vantaggi climatici e occupazionali delle rinnovabili rispetto alle fonti fossili. Per i riferimenti ai link di IEA e IRENA e al caso di Civitavecchia v. https://www.ilfattoquotidiano.it/2020/11/14/energia-rinnovabili-il-covid-19-non-ne-ferma-la-crescita-due-studi-ci-spiegano-perche/6002910/ .

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Energia rinnovabili, il Covid-19 non ne ferma la crescita. Due studi ci spiegano perché

La terribile vicenda della pandemia in corso ha scosso le fondamenta di un rapporto tra scienza, informazione e democrazia che si era andato deteriorando, fino a mostrare l’inadeguatezza del rapporto che i cittadini hanno con il consenso legittimo che questi poteri possono e devono rappresentare. I processi di conoscenza e di interpretazione della realtà quotidiana, della vita dei cittadini, si sono ormai separati dalle nozioni che gli specialisti apprendono in modo non più interdisciplinare, fino a ricorrere a metodi di indagine così oscure ed a conseguenti decisioni che sfuggono al processo di partecipazione cui ogni comunità deve avere diritto.

Questo non vale solo nel caso dell’impalpabile azione distruttiva di un virus tanto minuscolo quanto onnipresente: vale anche quando ci si deve occupare dei meccanismi del cambiamento climatico o della conservazione della natura o, come nel caso che prendo qui in esame, degli effetti sulla salute o sul lavoro della progettazione di impianti che trasformano l’energia di fonti fossili o rinnovabili che siano.

Da tempo scrivo su questo blog della vicenda della conversione della centrale a carbone di Civitavecchia. Anziché aprire una discussione per garantire una presa di coscienza della popolazione sul futuro che le spetta, precipitano sul territorio decisioni o progetti che poco hanno a che fare con la ricerca consensuale del bene comune. Data l’importanza di passaggi come questo, che segneranno la vita di generazioni, mi limito qui a fornire qualche elemento di valutazione, il più accreditato possibile.

Sono di recentissima uscita due importanti studi sulle prospettive delle rinnovabili e sul sostegno dell’idrogeno e delle batterie alla loro efficienza e diffusione: il primo proviene dalla Iea e il secondo da Irena , l’uno e l’altro prestigiosi istituti, le cui analisi non saranno certo sfuggite ai dirigenti di Enel ed Eni che progettano e gestiranno gli impianti energetici dell’alto Lazio in una prospettiva temporale di almeno 20/30 anni, quando, cioè, secondo il Parlamento Europeo le emissioni di CO2 dovranno essere azzerate.

Il contenuto di questi due complessi ed esaurienti documenti, corredati di dati e grafici da chiunque rintracciabili in rete, mostra che la crisi del Covid-19 sta danneggiando, ma non ferma, a livello globale la crescita delle energie rinnovabili. Mentre l’economia globale e la vita quotidiana sono state frenate, le tecnologie per la generazione di elettricità da fonti rinnovabili, hanno dimostrato più flessibilità e maggiore resistenza alla crisi, rispetto agli impianti alimentati da fonti fossili.

Secondo le previsioni e in netto contrasto con tutti gli altri combustibili, le energie rinnovabili utilizzate per generare elettricità cresceranno nel mondo di quasi il 7% nel 2020, “annus horribilis”. A dimostrazione di questa previsione, nell’ottobre 2020, le azioni delle società solari in tutto il mondo erano più che raddoppiate di valore dal dicembre del 2019. Spinta da Cina e Stati Uniti, la capacità rinnovabile netta installata non solo ad uso elettrico crescerà di quasi il 4% a livello globale nel 2020, raggiungendo quasi 200 GW.

Ovvero, con l’aggiunta di energia eolica e idroelettrica la crescita di capacità rinnovabile globale raggiunge un nuovo record in quest’anno tremendo, rappresentando quasi il 90% dell’aumento della capacità totale di energia in tutto il mondo, con un forte incremento nei settori industriali, ancor più che negli edifici.

L’Europa e l’India guideranno un’impennata successiva delle energie rinnovabili nel 2021, valutata attorno a + 10%. Per l’Ue, questo è principalmente il risultato di progetti eolici e solari fotovoltaici su scala industriale precedentemente venduti all’asta in Francia e Germania (non in Italia!) e la cui crescita è supportata dalle politiche degli Stati membri per raggiungere l’obiettivo del 60% di energia rinnovabile al 2030 grazie anche al Recovery Fund dell’Ue che fornisce finanziamenti e sovvenzioni a basso costo. Potremmo quindi dire che le energie rinnovabili resistono alla crisi del Covid-19 ma non alle incertezze politiche…, come nel caso italiano.

Nonostante le sfide emerse dalla crisi del coronavirus, i fondamenti dell’espansione delle energie rinnovabili non sono mutati. Il solare fotovoltaico e l’eolico-onshore sono già i modi più economici per aggiungere nuovi impianti di generazione di elettricità nella maggior parte dei paesi.

I due studi citati affermano che nei paesi in cui sono disponibili buone risorse e finanziamenti economici, gli impianti eolici e solari fotovoltaici metteranno già alla prova gli impianti a combustibili fossili esistenti, non solo i nuovi. I progetti solari infatti ora offrono l’elettricità con il costo più basso della storia. Forse è bene segnalare ad Eni ed Enel (e, ovviamente, informare i cittadini spesso ignari) di riferirsi al grafico qui riprodotto. Come si può vedere, la capacità totale installata eolica e solare fotovoltaica è destinata a superare quella del gas naturale nel 2023 e del carbone nel 2024.


Il continuo calo dei costi delle energie rinnovabili sta cambiando il panorama degli investitori e il ruolo delle politiche. Irena prevede che il costo del KWh da (rinnovabili +batterie o idrogeno) sia già inferiore nel 2027 al costo del KWh da fonte fossile. Inoltre, va ricordato che le misure di stimolo economico incentrate sull’energia pulita possono sostenere direttamente o indirettamente le energie rinnovabili e lo stoccaggio in idrogeno. Sebbene la maggior parte dei miliardi di euro siano destinati dalla Ue in pacchetti finalizzati a fornire sollievo economico a breve termine, la previsione è che circa 300 miliardi di essi siano legati al risanamento del clima.

Infine, gli stessi studi citati rilevano che per un investimento di 1 milione di euro si producono 7,49 posti di lavoro a tempo pieno nelle rinnovabili e 7,72 posti nell’efficienza, contro solo 2,65 nei fossili. Ne vogliamo parlare sul serio a Civitavecchia e nelle Regioni che stanno approvando i Piani energetici? Oppure in Parlamento, dove si deve rivedere il Pniec e tra i cittadini elettori, che sono messi sotto tutela dai tecnici di Enel ed Eni e delle grandi ex-municipalizzate? Tutti appiccicati alle scelte obsolete della combustione del gas, pagato in bolletta sotto le spoglie arcane del “capacity market” e con il contributo dei cittadini consumatori.

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Civitavecchia, lo snodo visibile e attuale della transizione energetica

Da tempo pongo sotto esame la riconversione della centrale a carbone di Civitavecchia come snodo visibile e attuale della transizione energetica, che non può certo essere dilazionata nel tempo dalla persistenza dei segni della pandemia.

Come afferma da New York Dan Gearino – uno dei massimi esperti – in Inside clean energy del 4 settembre, “siamo nel bel mezzo della transizione verso l’energia pulita, ma potreste anche non averlo notato”. Infatti, dagli schermi, dalle onde radio o dalle pagine dei giornali la notizia del giorno sposta quella del giorno prima e il cambiamento che dobbiamo affrontare sembra sempre fuori portata al momento giusto.

Nonostante i suggerimenti di mille task force, ancora non è ben chiaro come si intendono spendere o meglio investire in modo produttivo e coerente i 209 miliardi in arrivo con il Recovery fund. Tra i settori strategici occorrerà mettere in conto prioritario l’energia pulita e la digitalizzazione delle reti. Nella classifica europea relativa alla fornitura di servizi pubblici digitali, l’Italia si trova al 19esimo posto, mentre siamo solo 16esimi per la spesa in investimenti e ricerca nelle tecnologie verdi. Vogliamo continuare ad essere fanalini di coda?

Una grande occasione per ridisegnare l’intera area carbonifera, portuale, industriale turistica e paesaggistica fa la sua prova a Civitavecchia, dove le associazioni ambientaliste locali, assieme agli studenti e ad un numero crescente di cittadini ed esperti, si stanno attrezzando per cogliere la sfida lanciata dall’Europa, che ha posto al centro della sua strategia di contrasto ai cambiamenti climatici proprio lo sviluppo dell’idrogeno verde da rinnovabili, mettendo a disposizione enormi risorse e de-finanziando gli investimenti sui combustibili fossili.

Alcune nazioni, Francia e Germania in testa, rispettivamente con uno stanziamento di 7 e 9 miliardi, hanno già da tempo investito risorse proprie: a Cernobbio l’Italia, secondo l’articolista del Corriere della Sera presente al meeting, ha dichiarato di volersi unire ad esse, nella previsione di 540.000 nuovi posti di lavoro. La notizia è stata ripresa in scarni trafiletti da Repubblica e dal Sole 24 ore, ma è durata lo spazio di un mattino.

Negli stessi giorni, il candidato alla presidenza democratica degli Usa Joe Biden ha proposto un piano per il clima e l’energia pulita che mira a portare il paese a zero emissioni nette entro il 2050. Lo stesso è stato affermato da Ursula von der Leyen per l’Ue. Annunci imprudenti? Niente affatto: oggi l’economia è cambiata così tanto da poter essere decarbonizzata fornendo incredibili vantaggi economici e occupazionali, mentre gli effetti del cambiamento climatico, assai più vistosi di dieci anni fa, rendono la fuoriuscita dal carbonio un obiettivo necessario e popolare.

Mentre città, borghi, alcune aziende – e spesso chiese – sono diventati ispiratori nell’affrontare il cambiamento climatico, i governi ascoltano distrattamente le menti più lucide e continuano a stare attaccati ai posti di lavoro nelle filiere fossili e inquinanti, spesso perfino con il consenso dei sindacati. Eppure, sono molti gli studi che affermano che verranno benefici non solo per il clima e l’ambiente, ma anche per le tasche dei consumatori. Proviamoci, allora, in fretta e a partire da dove la situazione si mostra più foriera di successo.

Dato che non è assolutamente vero che il gas debba avere una funzione strategica nella transizione energetica dobbiamo solo progettare dove e come vada concretamente, vantaggiosamente rimpiazzato da tecnologie e sistemi più moderni e adatti alla partecipazione e alla salute dei cittadini. Il caso di Civitavecchia è lampante.

Enel punta a chiudere i suoi quattro impianti a carbone sul territorio italiano entro il 2025. Nel suo piano industriale 2020-2022 investirà il 50% del capex totale del piano in “decarbonizzazione del parco impianti a livello globale”. Entro il 2020 la multinazionale dell’energia prevede di sviluppare 14,1 Gw di nuova capacità rinnovabile, pari al +22% rispetto al piano industriale precedente. Perché mai la sostenibilità per il colosso energetico multinazionale non dovrebbe essere un fattore abilitante fondamentale anche per la sua strategia finanziaria nel Paese di origine oltre che prevalentemente all’estero?

Ci sono forse patti con Eni o altri interessi che lo impediscono? Il sindaco di Civitavecchia Ernesto Tedesco, contraddicendo l’amministratore delegato di Enel Tamburi, si è chiesto perché “anche qui, come a Taranto non si debba parlare di rinnovabili e sviluppo di idrogeno verde” mentre il consigliere regionale dei Cinquestelle Devid Porrello presentava una mozione per creare una cabina di regia per lo sviluppo dell’idrogeno nel Lazio.

Al più presto gli elettori – chiamati a risparmiare (?!) sulla politica – verranno informati che già il 14 settembre il Parlamento europeo si è misurato con la possibilità di contribuire a liberare le regioni europee dai combustibili fossili e di sostenere la creazione di un vero sviluppo e di nuovi posti di lavoro sostenibili.

Gli eurodeputati in quel giorno voteranno in plenaria sul Fondo Just Transition (per la giusta transizione) da 17,5 miliardi di euro, che mira a sostenere gli Stati membri dell’Ue nella loro transizione verso la neutralità climatica. Quella è già un’occasione per ribaltare la posizione regressiva della Commissione per gli affari regionali del Parlamento Ue, che ha votato a favore dell’ammissibilità del gas al finanziamento del Fondo per la Just Transition. La partita è complessa e non si chiude definitivamente in questi giorni, ma sarà in ogni caso riesaminata a livello nazionale e locale.

Io credo che quello di Civitavecchia sia un caso esemplare, che proverò a riprendere su questo blog anche con il conforto dei massimi esperti sulla transizione energetica pulita e verde, di cui il Paese ha bisogno per costruire parchi alimentati da fonti rinnovabili, da linee di trasmissione per elettricità e idrogeno, per fornire energia eolica e solare dalle aree rurali ai centri abitati, consentire una mobilità meno inquinante, rifornire i porti, i litorali e le ferrovie di alimentazione libera da CO2.

Erano questi tutti settori valutati come fonte di posti di lavoro in rapida crescita prima della pandemia e, senza dubbio, rimangono tali a disposizione dell’unica possibile ripresa: quella non uguale a prima. Tanto più a Civitavecchia, da troppi anni martoriata dagli scarti di produzioni nocive e dove una sospensione della conferenza dei servizi prevista per ottobre potrebbe dare il tempo necessario per un approfondimento, anche alla luce delle novità provenienti dall’Europa e dalla piena informazione e consapevolezza dei cittadini, dei loro movimenti, delle loro istituzioni.

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Comitato per la riconversione a 100% solare e idrogeno verde della centrale ENEL a carbone a Civitavecchia – Intervista a Mario Agostinelli

https://www.facebook.com/watch/?v=740765520035718

A Civitavecchia si sta aprendo un dibattito sulla riconversione della centrale a carbone che ha segni di novità molto importanti. In gioco c’è la riconversione ancora al fossile (gas) come da copione o, in alternativa, un progetto di completa riconversione di tutto il sitema energetico locale terrotoriale, che punta entro il 2040 al 100% di rinnovabili e all’idrogeno verde in un sistema integrato che riguarda la città, la mobilità, l’occupazione industriale, il porto, la valorizzazione del paesaggio e di un turismo di prossimità oltre che la salubrità dell’aria. Naturalmente siamo solo ai primordi di una possibile riconversione, che avrebbe forti chiance di realizzazione e significato nazionale ed europeo solo se mobilitasse proposte partecipazione, intelligenze, lavoro, ricerca, studio e democrazia. Risorse di cui è ricca la cittadina laziale e il territorio intorno. Insomma una comunità  energetica dopo il covid-19, laddove viene dismesso un sito carbonifero. Allegati trovate una descrizione del progetto e le prime prese di posizione di PD e Verdi di Civitavecchia.

Documentazione:

https://www.ilfattoquotidiano.it/2020/07/06/civitavecchia-basta-combustibili-fossili-ora-servono-rinnovabili-idrogeno-e-lavoro/5858452/

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