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Calo delle energie rinnovabili in Italia. Perché?

a cura di Mario Agostinelli e Roberto Meregalli

logo-il fatto quotidiano 2015Nell’indice Recai relativo al 2015 (Renewable Energy Country Attractiveness Index) la produzione delle rinnovabili nel mondo risulta in netta crescita, con una sorprendente eccezione dell’Europa. Nella classifica mondiale solo la “testarda” Germania difende il quinto posto, mentre scivolano in basso Francia (ottava), Regno Unito (tredicesimo), Olanda (diciassettesima), Belgio (ventesimo). L’Italia non scivola perché sprofonda al ventiseiesimo posto (eravamo al quinto nel 2012!).

Nel resto del mondo, invece, il 2015 è stato un nuovo anno record per gli investimenti green: 329 miliardi di dollari sono stati spesi per rinnovabili ed efficienza energetica. La quota delle rinnovabili, in euro, è stata di 298 miliardi, +26% rispetto al 2014, ed è stata appannaggio soprattutto del fotovoltaico e dell’eolico: 116 i miliardi investiti nel sole, 92 nel vento. È giusto sottolineare che “ciò che è veramente straordinario di questi risultati è che sono stati raggiunti nel momento in cui i prezzi dei combustibili fossili erano ai minimi storici e che le fonti rinnovabili sono rimaste in svantaggio significativo, in termini di sussidi governativi alle fossili” (Citazione di Christine Lins, Segretario esecutivo di REN21).

Concentrandoci sugli investimenti in nuovi impianti, ci sono tre elementi da sottolineare:

Gli investimenti europei sono calati da 90 a 64 miliardi di euro; solo Regno Unito, Germania e Francia, con rispettivamente 13, 11 e 5 miliardi di investimenti (oltre il 45% del totale europeo), continuano ad avere piani di sviluppo delle rinnovabili di qualche rilevanza. L’Italia è tornata purtroppo a giocare un ruolo marginale”, dopo aver recitato un ruolo di primo piano nel periodo 2010-2012.

Interessante notare come la crescita delle Fer (Fonti energetiche rinnovabili) vada di pari passo con la creazione di nuovi posti di lavoro; secondo l’agenzia Onu Irena (International Renewable Energy Agency), ci sono 8,1 milioni di persone che lavorano nel settore delle energie rinnovabili, un dato in costante crescita al di fuori dell’Europa, dove invece, negli ultimi due anni, gli occupati sono in calo. Purtroppo l’Europa non sta mostrando lungimiranza nella sua strategia energetica, prigioniera delle grandi lobby energetiche. Pari dignità viene dato allo sviluppo di shale gas e alla cattura e sequestro del carbonio per continuare a rimanere nel settore fossile. Riguardo poi al nucleare, il recente Nuclear Illustrative Programme (Pinc) parla della necessità di investire dai 3.200 ai 4.200 miliardi di euro dal 2015 al 2050, per mantenere la produzione attuale del nucleare, generata oggi da 129 vecchi reattori, la cui età media è di trent’anni.

Più in dettaglio, per l’Italia abbiamo 50,3 gigawatt di potenza installata per fare elettricità; un terzo è costituito da centrali idroelettriche (il 90% c’era già prima del 2008), un terzo di solare, un terzo suddiviso fra eolico, biomasse e geotermia. Sono valori di eccellenza a livello mondiale, ma sono il risultato del passato perché, rispetto al 2014, lo scorso anno registriamo un calo produttivo del 9,6%. L’andamento è preoccupante ed è confermato dai dati dei primi quattro mesi del 2016 che indicano un ulteriore calo del 6,5% della produzione di energia da fonti rinnovabili; calo determinato da una diminuzione del 12,3% della produzione da idrico e da una flessione del 13,7% della produzione da fotovoltaico, mitigata dalla produzione da eolico, in salita del 10,3%. Per il solare si tratta della prima flessione di produzione, sinora era sempre stato in crescita e ciò deve suonare come un campanello di allarme.

Siamo leader sulle energie rinnovabili in Europa. Quelli che dicono il contrario dicono il falso (…). L’obiettivo è arrivare al 50% delle rinnovabili entro fine legislatura sul totale dell’energia elettrica” (Matteo Renzi). Anche questa volta tra il dire e il fare c’è di mezzo… un mare di petrolio e gas.

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Appello al Governo sulla Strategia Energetica Nazionale

Appello al Governo sulla Strategia Energetica Nazionale

FIRMA L’APPELLO >>>

Siamo un gruppo di docenti e ricercatori dell’Università e dei Centri di ricerca di Bologna. In virtù della conoscenza acquisita con i nostri studi e la quotidiana consultazione della letteratura scientifica internazionale, sentiamo il dovere di esprimere la nostra opinione sulla crisi energetica e sul modo di uscirne.

Abbiamo quindi scritto al Presidente del Consiglio ed ai Ministri competenti una lettera aperta nella quale critichiamo la politica energetica del Governo e presentiamo proposte alternative.

Chiediamo ai colleghi delle Università e Centri di ricerca di altre sedi e a tutti i cittadini interessati di firmare questo appello nella apposita sezione (firma).

Definire le linee di indirizzo per una valida Strategia Energetica Nazionale è un problema complesso, che deve essere affrontato congiuntamente da almeno cinque prospettive diverse: scientifica, economica, sociale, ambientale e culturale. I punti fondamentali dai quali non si può prescindere sono i seguenti:

1) E’ necessario ridurre il consumo eccessivo e non razionale di energia. Sia i singoli cittadini che le aziende devono essere indotte  a consumare di meno, non solo per i vantaggi economici che ne derivano, ma anche perché il consumo di energia è collegato al consumo di materiali e alla produzione di rifiuti. L’obiettivo fondamentale della riduzione del consumo di energia deve essere perseguito mediante un aumento dell’efficienza energetica e, ancor più, con la creazione  di una cultura della parsimonia, principio di fondamentale importanza per vivere in un mondo che ha risorse limitate.

2) La fine dell’era dei combustibili fossili è inevitabile e ridurne l’uso è urgente per limitare l’inquinamento dell’ambiente e per contenere gli impatti dei cambiamenti climatici che potrebbero avere, in alcuni casi, conseguenze catastrofiche. Ridurre il consumo dei combustibili fossili, che importiamo per il 90%,  significa anche ridurre la dipendenza energetica del nostro paese da altre nazioni e migliorare la bilancia dei pagamenti.

3) E’ necessario promuovere, mediante scelte politiche appropriate, l’uso di fonti energetiche alternative che siano, per quanto possibile, abbondanti, inesauribili, distribuite su tutto il pianeta, non pericolose per l’uomo e per l’ambiente, capaci di sostenere il benessere economico, di colmare le disuguaglianze e di favorire la pace.

4) Allo stato attuale, le possibili fonti di energia alternative ai combustibili fossili sono l’energia nucleare e le energie rinnovabili.

5) L’energia nucleare non ha i requisiti elencati al punto 3 e, proprio per questo, il suo sviluppo incontra serie difficoltà di ordine economico, tecnico, sociale, sanitario e politico; tanto che su scala globale, dopo aver raggiunto un culmine di 635 Mtep (tep = tonnellate equivalenti di petrolio) nel 2006, il consumo di energia nucleare è diminuito a 563 Mtep nel 2013 e non c’è evidenza di un’inversione di tendenza.

6) Le energie rinnovabili non sono più una fonte marginale di energia, come molti vorrebbero far credere: oggi producono il 22% dell’energia elettrica su scala mondiale, il 40% in Italia. Per ottenere il restante 60% dell’energia elettrica che serve in Italia, basterebbe coprire con pannelli fotovoltaici lo 0.5% del territorio, molto meno dei 2000 km2 occupati dai tetti dei 700.000 capannoni industriali e dalle loro pertinenze. Su scala mondiale, il fotovoltaico fornisce energia pari a quella prodotta da 23 centrali, nucleari o a carbone, da 1000 MW e l’eolico pari a quella di 85 centrali; in Italia, l’energia elettrica prodotta dal fotovoltaico è pari a quella prodotta da due centrali da 1000 MW.

7) La transizione dai combustibili fossili e dal nucleare alle energie rinnovabili sta già avvenendo, sia pure con tempi diversi, in tutti i paesi del mondo. In particolare, l’Unione Europea (UE) ha già da tempo messo in atto una strategia basata sui punti sopra elencati (il Pacchetto Clima Energia 20 20 20, l’Energy Roadmap 2050).

L’Italia non ha carbone, ha pochissimo petrolio e gas, non ha uranio, ma ha tanto sole e le tecnologie solari altro non sono che industria manifatturiera. Quindi l’Italia – Paese povero di materie prime che storicamente ha basato sull’industria manifatturiera e sul commercio i suoi periodi di prosperità economica e prominenza internazionale – ha un’occasione straordinaria per trarre enorme vantaggio dalla transizione energetica in atto, uscendo dalla drammatica crisi economica in cui si è avvitata. E’ del tutto evidente che il futuro economico, industriale e occupazionale del nostro Paese deve essere basato sullo sviluppo delle energie rinnovabili e non su quello di risorse energetiche convenzionali che non possediamo in quantità significative.

Purtroppo la Strategia Energetica Nazionale, che l’attuale governo ha ereditato da quelli precedenti e che apparentemente ha assunto, non sembra seguire questa strada. In particolare, il recente decreto Sblocca Italia agli articoli 36-38, oltre a promuovere la creazione di grandi infrastrutture per permettere il transito e l’accumulo di gas proveniente dall’estero, facilita e addirittura incoraggia le attività di estrazione  di petrolio e gas in tutto il territorio nazionale: in particolare, in aree densamente popolate come l’Emilia-Romagna, in zone dove sono presenti città di inestimabile importanza storica, culturale ed artistica come Venezia e Ravenna, in zone fragili e preziose come la laguna veneta e il delta del Po e lungo tutta la costa del mare Adriatico dal Veneto al Gargano, le regioni del centro-sud e gran parte della Sicilia (http://unmig.sviluppoeconomico.gov.it/unmig/cartografia/tavole/titoli/titoli.pdf)

Il decreto attribuisce un carattere strategico alle concessioni di ricerca e sfruttamento di idrocarburi, semplifica gli iter autorizzativi, toglie potere alle regioni e prolunga i tempi delle concessioni con proroghe che potrebbero arrivare fino a 50 anni. Tutto ciò in contrasto con le affermazioni di voler ridurre le emissioni di gas serra e, cosa ancor più grave, senza considerare che le attività di trivellazione ed estrazione ostacolano e, in caso di incidenti, potrebbero addirittura compromettere la nostra più importante fonte di ricchezza nazionale: il turismo. D’altra parte il decreto non prende in considerazione la necessità di creare una cultura del risparmio energetico e più in generale della sostenibilità ecologica e non semplifica le procedure che ostacolano lo sviluppo delle energie rinnovabili.

Mentre fonti governative parlano di un “mare di petrolio” che giace sotto l’Italia, secondo la BP Statistical Review del giugno 2014 le riserve di combustibili fossili sfruttabili nel nostro paese ammontano a 290 Mtep. Poiché il consumo di energia primaria annuale è di 159 Mtep, queste ipotetiche riserve corrispondono al consumo di meno di due anni. Spalmate su un periodo di 20 anni, ammontano a circa il 9% del consumo annuale di energia primaria. Si tratta quindi di una risorsa molto limitata, il cui sfruttamento potrebbe produrre danni molto più ingenti dei benefici che può apportare.

Il mancato apporto di questa risorsa marginale potrebbe essere facilmente compensato, senza il rischio di creare problemi, riducendo i consumi. Ad esempio, come accade nei Paesi del Nord Europa, mediante una più diffusa riqualificazione energetica degli edifici, la riduzione del limite di velocità sulle autostrade, incoraggiando i cittadini ad acquistare auto che consumino e inquinino meno, incentivando l’uso delle biciclette e dei mezzi pubblici, trasferendo gradualmente parte del trasporto merci dalla strada alla rotaia o a collegamenti marittimi e, soprattutto, mettendo in atto una campagna di informazione e formazione culturale, a partire dalle scuole, per mettere in luce i vantaggi della riduzione dei consumi individuali e collettivi e dello sviluppo delle fonti rinnovabili rispetto al consumo di combustibili fossili e ad una estesa trivellazione del territorio.

L’unica via percorribile per stimolare una reale innovazione nelle aziende, sostenere l’economia e l’occupazione, diminuire l’inquinamento, evitare futuri aumenti del costo dell’energia,  ridurre la dipendenza energetica dell’Italia da altri paesi, ottemperare alle direttive europee concernenti la produzione di gas serra e custodire l’incalcolabile valore paesaggistico delle nostre terre e dei nostri mari consiste nella rinuncia definitiva ad estrarre le nostre esigue riserve di combustibili fossili e in un intenso impegno verso efficienza, risparmio energetico, sviluppo delle energie rinnovabili e della green economy.

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EXPO – Energia per la vita

Al Presidente della Repubblica Italiana
Al Presidente del Consiglio dei Ministri
Al Presidente del Comitato Scientifico di EXPO 2015

Energia per la vita

“Nutrire il Pianeta, Energia per la vita” recita il logo di Expo. Impressiona subito l’eliminazione di fatto del tema energia dal contesto organizzativo e dai contenuti, mentre il progetto da offrire deve convergere su tutti e quattro gli elementi congiuntamente – energia, acqua, terra, biosfera – e sulle relazioni fra essi, se si vuole offrire un quadro di prospettiva e di azione in cui anche il nostro futuro sia considerato un bene comune. Già, Expo non parla di diritto all’acqua potabile e di acqua per l’agricoltura familiare, non parla di diritto alla terra e all’autodeterminazione a coltivarla, privilegiando così un’interlocuzione con le fasce di popolazione ricca e gli interessi preminentemente commerciali.

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Expo rischia di diventare la vetrina per nutrire le multinazionali, non certo il pianeta, e, non recependo il link energia – clima, sottovaluta il contesto globale nel quale si colloca un’iniziativa che vorrebbe essere globale: quello dei cambiamenti climatici in atto, causati da un fabbisogno energetico mondiale ancora soddisfatto per oltre l’80% dai combustibili fossili, e delle conseguenze sul mondo vegetale e sulla produzione agro-alimentare. L’urgenza di far fronte a questa minaccia è stata segnalata, ormai da molti anni, dai pronunciamenti delle Accademie delle Scienze (2005, 2006), dai vertici mondiali sul clima e dallo stesso obiettivo politico della UE dei tre 20% al 2020, che per scongiurare gli effetti punta con decisione sull’efficienze energetica e sulle fonti rinnovabili abbandonando il nucleare. Un obiettivo divenuto il punto di riferimento del dibattito dei 195 governi che si stanno preparando per CoP 21 a Parigi, proprio in concomitanza con la chiusura di Expo.

Su tutto questo Expo glissa, se non affidando a piccole voci di contorno il tema di maggior attualità. Eppure lo sconvolgimento climatico sta già avendo e sempre più avrà drammatiche conseguenze proprio sull’agricoltura e sull’alimentazione per tutti gli abitanti del pianeta, non solo per il miliardo di persone oggi al di sotto del livello di sopravvivenza. Eppure il cambiamento climatico è responsabile degli eventi meteorologici estremi e dei conseguenti gravi danni alle colture agricole, oggetto ormai da tempo di richieste specifiche di risarcimento ai Governi, non davvero solo in Italia.

Il cambiamento climatico impatta sul calendario delle pratiche agricole, in particolare quelle vitivinicole, produce una crescente diffusione di agenti patogeni e di insetti nocivi su aree geografiche sempre più vaste, altera i ritmi di fioritura o di sviluppo di un sempre maggior numero di specie vegetali.

Il cambiamento climatico determina, nell’alternarsi degli effetti nelle varie aree del Pianeta, un impatto complessivo negativo e rappresenta una minaccia alla sicurezza alimentare, che dall’agricoltura dipende.

Il cambiamento climatico, cioè la rottura della stabilità dei grandi cicli climatici, è la più grave alterazione del riprodursi del ciclo delle acque e della loro disponibilità sulla Terra. Le attuali forme di produzione agroalimentare comportano, a livello mondiale, un consumo dell’80 per cento dell’acqua dolce, richiedono il 30% del fabbisogno energetico mondiale e sono responsabili del 24% delle emissioni di gas serra (CH4 e N2O), sono cioè parte di un feedback positivo, di un circuito perverso che alimenta continuamente la causa delle drammatiche conseguenze che induce.

Una profonda svolta nella gestione umana del circuito energia, acqua, terra, biosfera si rende necessaria e inderogabile. Verso nuove forme di sviluppo economico-sociale, che impieghino saperi, tecnologie e intelligenza dell’uomo nella gigantesca impresa di praticare tutte le attività umane in sintonia coi grandi cicli della natura.

Per questo chiediamo che durante tutto il periodo dell’esposizione Expo dedichi a questi temi – i quattro “elementi” energia, acqua, terra, biosfera e il link con i cambiamenti climatici – una sessione centrale e permanente, sotto l’egida della FAO e dell’UNESCO e all’insegna degli “obiettivi del Millennio”, aperta al confronto tra gli esperti e le esperienze e le proposte che cittadini e portatori di interessi vorranno mettere a confronto.

PRIMI FIRMATARI

Mario AGOSTINELLI, Luigi AGOSTINI, Aurelio ANGELINI, Vittorio BARDI, Giovanni CARROSIO, Pietro COLUMBA, Francesca FARIOLI, Graziella GALVANI, Stefano GREGO, Paolo GUARNACCIA, Serenella IOVINO, Peter KAMMERER, Franco LO COCO, Sergio MARELLI,  Gianni MATTIOLI, Emilio MOLINARI, Giorgio NEBBIA, Giorgio PARISI, Emanuele PATTI, Wolfango PIRELLI, Debora RIZZUTO, Massimo SCALIA, Gianni SILVESTRINI, Alfredo VANOTTI, Alex ZANOTELLI

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SCARICA IL COMUNICATO STAMPA (PDF 107 Kb ) >>>

 

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Corso di formazione “Energia del futuro e sviluppo sostenibile”

Il corso si prefigge di fornire le informazioni di base necessarie per capire e affrontare il tema delle fonti di energia e del suo legame con lo sviluppo e la sostenibilità. Durante il corso verranno descritte le modalità di produzione attuali (principalmente da fonti fossili) e la prospettiva della produzione futura da fonti rinnovabili (acqua, sole, vento, biomasse) sufficienti per rispondere al fabbisogno energetico dell’Umanità se unita ad un uso consapevole basato sul risparmio e l’eliminazione degli sprechi.

Si mostrerà l’importanza sociale, economica, energetica ed anche occupazionale del settore delle fonti rinnovabili e l’alternativa tra “energia di guerra” (nucleare+fossili) ed “energia di pace” (rinnovabili). Si forniranno utili indicazioni sui principali aspetti legali e fiscali che disciplinano il settore energetico. Alcuni esempi di impianti e di esperienze già realizzate oltre all’illustrazione di alcune soluzioni tecnologiche futuribili completeranno il corso.

Organizzazione: Carolina Balladares (Terra Nuestra)
Direttore: Alfonso Navarra (Energia Felice)
Periodo di svolgimento: marzo/aprile 2015
Sede: sala conferenze, via Marsala 8 – Milano
Incontri: n. 4 da 2 ore

Il corso è gratuito ed è necessaria l’iscrizione congiunta alle associazioni “Terra Nuestra” ed “Energia Felice”

PROGRAMMA (in formato PDF)

1° incontro 26 marzo 2015
Ore 18.30 – 20.30
Alfonso Navarra c/o Carmen Gargiulo c/o Maurizio Colleoni

  • Presentazione del corso
  • La sostenibilità dal quartiere all’edificio
  • Costo del riscaldamento e isolamento termico
  • Pompe di calore e pannelli termico solari
  • Risparmio energetico nel quadro normativo nazionale

2° incontro 2 aprile 2015
Ore 18.30 – 20.30
Giuseppe Farinella c/o Rinaldo Zorzi

  • La produzione di energia elettrica in Italia e nel mondo
  • Nozioni generali sulla tecnologia fotovoltaica ed eolica
  • Riferimenti legislativi e incentivazione delle fonti rinnovabili
  • Tecnologie per la misura e il risparmio dell’energia in ambito domestico

3° incontro 9 aprile 2015
Ore 18.30 – 20.30
Roberto Meregalli c/o Fabio Strazzeri

  • La fabbrica del cibo: quanta energia, quanto inquinamento e quante emissioni climalteranti produce il sistema agroalimentare
  • Come si legge la bolletta
  • Contenziosi con i fornitori di energia

4° incontro 16 aprile 2015
Ore 18.30 – 20.30
Mario Agostinelli c/o Alfonso Navarra

  • Concetto generale di energia: energia e vita, energia e sviluppo
  • Energie rinnovabili e salvaguardia del pianeta
  • Energia nel futuro: rinnovabili, fissione, fusione
  • Piano energetico nazionale
  • Conclusioni

 

Supporti didattici:

  • Testo: “Cercare il sole dopo Fukushima” Aut. Mario Agostinelli, Roberto Meregalli, Pierattilio Tronconi;
  • Testo: “CIBO NON CIBO” Aut. Roberto Meregalli;
  • Testo: “Esigete! Il disarmo nucleare totale” Aut. Stéphane HESSEL e Albert Jacquard;
  • book: “ABB quaderno 10: Impianti fotovoltaici“ Ed. ABB;
  • book: “L’energia fotovoltaica op.22” Ed. ENEA;
  • Testo: “Energia per tutti” Manuale ARCI
  • Dispense dei relatori;
  • Slide “Energia Felice”

 

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