Italia produttore di petrolio?

da aspoitalia.it

Nel mese di Novembre è apparso su The Guardian un articolo di John Hooperdal titolo “L’Italia cerca di aumentare la produzione di greggio del 150% nel corso della riorganizzazione della sua politica energetica”, che affronta l’aspetto petrolifero del piano energetico che il governo italiano sta predisponendo. Scrive Hooper:

La veduta dalla terrazza dietro il municipio di Corleto Perticara è ampia come qualsiasi altra in Toscana, passando per la maestosa valle del fiume Sauro e per una linea di colline alte che conducono il fiume verso il mare. Ma dove un visitatore potrebbe sognare di costruire una seconda casa idilliaca, Rosaria Vicino, il sindaco della città, sta immaginando una la linea di pompe petrolifere che presto punteggeranno le pendici ondulate al di là del Sauro.

In maggio, il governo apartitico di Mario Monti a Roma, ha dato il via libera per lo sviluppo del cosiddetto campo di Tempa Rossa, i cui 200 milioni di barili di petrolio pesante e solforoso si trovano nel raggio del comune del sindaco Rosaria Vicino.

“Il petrolio è fondamentale per il nostro sistema di sviluppo”, ha detto Vicino con fervore. “E’ l’elemento attorno al quale ruotano tutte le nostre speranze.”

Il petrolio onshore e la produzione di gas sono altrettanti fondamentali per l’ambizioso piano del governo italiano che fissa entro il 2020 il taglio 14 miliardi di euro dai 62 pagati ogni anno a livello nazionale per l’import di energia. L’obiettivo si trova in una proposta di piano energetico nazionale che sarebbe il primo ad essere adottato in Italia da più di 20 anni.

[…]

Il governo stima che l’incremento della produzione sia in grado di fornire in Italia il 7% del fabbisogno totale di energia e di creare 25 mila nuovi posti di lavoro. La produzione di greggio in Italia ha raggiunto un picco nel 2005 a 115.000 barili al giorno, e da allora è crollata al di sotto dei 100.000 – non a causa della mancanza di riserve (in Italia i depositi provati onshore sono i più grandi in Europa), ma a causa di un drastico calo nell’esplorazione e sviluppo, che il governo è pronto a invertire.

Successivamente l’autore esprime indirettamente delle preoccupazioni che si limitano però alle possibili negative conseguenze sul paesaggio, ai contrasti tra amministrazioni locali, alla corruzione e alla disonestà di alcuni degli attori.

Nulla dal punto di vista energetico, tanto che in questo caso un lettore poco informato può aver l’impressione che quanto propone il governo rivesta un ruolo decisivo nel futuro energetico nazionale.

Purtroppo non è così, basti considerare che le riserve di greggio in territorio italiano, definite al 31.12.2011 “certe” dal MSE ammontano a 76,3 Mt, cioè a circa 8-10 volte il petrolio che estraiamo ogni anno da qualche tempo. E visto che quest’ultimo rappresenta il 7-8 percento del consumo totali, a meno di un anno di consumo nazionale.

Aggiungendo anche tutte le riserve che il MSE definisce “probabili” calcolate in 110,6 Mt (solo in parte individuabili ed estraibili), si arriva a un quantitativo pari a circa due volte e mezza il consumo medio annuo nazionale.

Questo se si verificasse per tutti i giacimenti la condizione che le riserve risultino tecnicamente ed economicamente estraibili.

Si discute quindi attorno a quantitativi molti limitati che non è possibile immaginare in grado di garantire a lungo una maggiore indipendenza energetica.

Il nostro paese deve necessariamente affrontare più velocemente degli altri e del passato una non facile transizione a un sistema che dipenda sempre meno dai combustibili fossili e possa avvantaggiarsi dell’energia fornita dalle fonti rinnovabili.

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Un commento su “Italia produttore di petrolio?”

  1. Ah,ah trivellazioni fai da te.
    Le trivellazioni in mare sono al pari degli inceneritori il massimo simbolo dell’ignoranza italiana in energia di politici-tecnici da rovina turismo e mare.Non possiamo piu’ avere dei controllori che non sanno che l’acciaio si pulisce solo con alte temperature(vedi Clini e poi muori) e che non sanno che oggi il mare si usa per produrre energia e biofuel puliti,non per sporcarlo trivellandolo.Poi questi Ministri che manderemo a casa non sanno fare i conti.Le trivellazioni se va bene danno 5 miliardi annui che per 20 anni sono 100 miliardi al massimo per 25.000 posti investendo 15 miliardi(dati Eni-Assominiere).Il mio piano acqua mare puo’ dare 125 miliardi annui che in 20 anni sono 2500 miliardi per 720.000 posti e 4,5 miliardi annui di investimenti(45 miliardi in 10 anni).Non rovino niente,darei molta occupazione ed il pil Italia si accresce di 125 miliardi annui.Blocco l’import fossile annuo di 40 miliardi,mentre trivellando da 80 miliardi importati lo diminuisco di 5 miliardi e rimanfgono 75 miliardi che in 20 anni sono sempre 1500 miliardi di import,cioe’ soldi che vanno per miopia all’estero.Chi sbaglia i conti? Io o Il MISE?

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