Solare Usa e Ue: la Cina è vicina

di Mario Agostinelli – Il Fatto Quotidiano online – 18 settembre 2012

In questi mesi è stata più volte sottolineata la “rivoluzione” in atto sul mercato dell’energia elettrica. In sintesi, i 13 GW (milioni di kW) di pannelli fotovoltaici installati in Italia producono dalle 9 del mattino alle 18 serali un flusso di energia elettrica sufficiente a modificare la determinazione del prezzo del kWh in borsa, cosicché oggi l’energia elettrica all’ingrosso tocca il suo massimo costo non alle ore 12, come da tradizione, ma alle 22 di sera, realizzandosi così un disaccoppiamento fra prezzi e consumi: il costo non è più massimo quando massima è la domanda. Ad esempio il prezzo delle ore 12 (ora di maggior richiesta quando di questi tempi il picco della domanda sale a 43 GW) contrattato per l’8 giugno 2012 è stato pari a 86,49 euro al MWh, mentre alle ore 22 era a 100,15 (quando la potenza richiesta in rete è intorno ai 38 GW) e 96,85 alle 24 (32 GW di richiesta – dati da Gestore Mercati Energetici).

Tutto questo contribuisce a dimostrare che c’è una nuova speranza per il cambiamento climatico: il 20% dell’energia elettrica mondiale è già prodotto da energie rinnovabili. La Cina ha investito miliardi in energia solare, il che rende questa fonte ormai a buon mercato come i combustibili fossili. Sembrerebbe insensato dal punto di vista della cooperazione ambientale, eppure la Ue e gli Usa sono intenzionati a imporre tariffe per le importazioni di pannelli solari cinesi, finendo con ostacolare questa rivoluzione energetica pulita. Lo denuncia Avaaz, che avanzerà una richiesta formale al Commissario per il commercio della Ue e la International Trade Commission degli Stati Uniti per aprire un dialogo e non ricorrere a dazi odiosi.

Pur avendo la Cina un triste primato in materia di diritti umani e ambientali, sta aprendo con le sue politiche industriali un raggio di speranza. Negli ultimi dieci anni, ha investito miliardi in energia solare e ha avviato strategie ambiziose per sovvenzionare la produzione, il che significava il crollo dei prezzi dei pannelli. Stati Uniti e Ue stanno tornando a concedere sovvenzioni pubbliche alle lobbies del petrolio e del carbone, e ora sono in procinto di aumentare il costo dell’energia solare, imponendo tariffe alla Cina. La partita è aperta: l’Occidente punta ad abbassare sul mercato il prezzo di petrolio e gas ottenuti da nuovi giacimenti di scisti bituminosi ad altissimo costo ambientale. Un prezzo fittizio reso praticabile dalla speculazione sul mercato finanziario e gravoso di debiti ambientali verso le future generazioni.

Alcuni sostengono che il basso costo dei pannelli solari cinesi mette in pericolo i posti di lavoro dei lavoratori locali, ma la maggior parte del lavoro che il settore dell’energia solare procura riguarda l’installazione e l’adattamento dei pannelli, la manutenzione e l’integrazione nelle reti intelligenti, oltre che la loro fabbricazione.

Tornare indietro, per fortuna, non è più possibile. Le fonti rinnovabili hanno mostrato una curva di apprendimento straordinaria e in alcune regioni sono già pronte a far concorrenza a quelle fossili anche senza incentivi. La concorrenza cinese non significa estromissione delle nostre tecnologie e della crescita di competenze locali: più energia “verde” significa più imprese e quindi più lavoro. Nel primo trimestre 2012 sono sorte complessivamente 120.278 imprese ma ne sono morte 146.368, quindi un saldo negativo (-0,43%). Per le imprese energetiche invece il saldo è positivo per 511 unità (+7,6%). Ed è dal 2007 che di trimestre in trimestre ciò accade. Fra il primo trimestre 2012 e quello 2011, le imprese del comparto energetico sono cresciute del 37,1% mentre il totale delle imprese italiane è calato dello 0,3%.

Lavorare a un nuovo sistema energetico non significa quindi rifluire nel protezionismo, ma creare lavoro di qualità, innovare su base territoriale, armonizzare attività umana e natura, fare ricerca per valorizzare risorse naturali che possono integrarsi, ma non essere semplicemente surrogate dalla contabilità del commercio internazionale.

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2 commenti su “Solare Usa e Ue: la Cina è vicina”

  1. Quando si parla di Cina, si aggiunge sempre una postilla sui limiti dei diritti umani e ambientali. ma quale paese costituisce il modello, l’obiettivo da raggiungere ? il nostro, con il nostro sistema carcerario, con i nostri esempi di torture istituzionali legalizzate e ammesse, con i nostri disastri ambientali, con il nostro tasso di corruzione. o gli Usa che hanno in gestione ancora la vergogna di Guantanamo, che condannano a morte ragazzi disabili, che hanno ancora da scoprire i responsabili dell’assassinio del loro Presidente Kennedy, che si permettono le più grandi nefandezze in Afghanistan e in Iraq, che garantiscono l’impunità ai loro soldati in terra straniera (Cermis, stragi in Iraq, Afghanistan, Somalia, Vietnam), che non riconoscono il tribunale dell’Aja, ma vi portano quei ricercati loro nemici. perchè a proposito di Italia e degli Usa, quando li si cita non si aggiunge, la postilla “con i loro limiti nell’esclusione sociale, nella rappresentanza politico istituzionale, con i crimini sociali, politici e militari commessi, con l’elevato tasso di corruzione e criminalità” mica per niente ma per una correttezza ed equità del giornalista, che dovrebbe far parte del DNA di chi esercita il mestiere.

    1. E tu Danilo che ricordi di ricordare, dimentichi a tua volta di citare la madre di tutte le nefandezze: il sostegno internazionale ma soprattutto degli USA all’aggressione di Israele al popolo palestinese da oltre 60 anni. La sottrazione della vita, della terra, della casa, a un popolo che ha l’unica colpa di essere vittima delle vittime. Ma questa dimenticanza per noi ha un valore pesantissimo. Perchè segna con la matrice dell’incoerenza il nostro sistema morale. Se questa aggressione è permessa tutto allora può essere permesso. Ciò che più d’ogni altra cosa preme allo stato di Israele è che la sua aggressione sia riconosciuta da tutti come regola giusta e inevitabile.

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