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Il presidente Macron e il gatto di Schrödinger

a cura di Mario Agostinelli

E poi dicono che la politica non si aggiorna! In effetti, dopo il disastroso G7 di Taormina in cui il ciuffo di Trump svolazzava sopra musi lunghi e sfiancati o dopo la pubblicazioni delle sue foto accanto a Bergoglio che gli aveva regalato la Laudato Sì mentre lui pensava a quanti miliardi di armi stava vendendo all’Arabia Saudita, viene da dire che il copione si ripete e che questa generazione di capi di stato – eccezioni a parte – non ha una visione adeguata ad un futuro drammatico che si sta palesando.

Eppure, se riguardate i servizi dalla Sicilia, c’è un uomo nuovo, celebratissimo da tutti i media, sempre sorridente e con lo sguardo rivolto in alto: Macron detto anche “né carne né pesce”. Ma poiché “né carne né pesce è roba vecchia, da mercato popolare, il neopresidente francese sta cercando di evocare addirittura le immagini della quantistica più sofisticata, quella con cui Schroedinger confutava le teorie di Heisenberg (se volete, per saperne di più con un taglio originale vedete “Il mondo al tempo dei quanti” che ho scritto con Debora Rizzuto per le edizioni Mimesis)

Già nella campagna per le elezioni presidenziali, la televisione francese è stata un’esplosione di dichiarazioni contraddittorie da parte dei politici che, nell’arco di due settimane, hanno cambiato idea tutte le volte che si cambiavano i calzini.

Emmanuel Macron, ad esempio, prima dichiarava: “Io sono un socialista”, e poi – in occasione della sua visita come ministro dell’economia da Philippe de Villiers un ‘nobile’ sovranista, di estrema destra e fondamentalista cristiano impenitente, assicura un equilibrio incredibile “io non sono un socialista”.

Quando il ‘socialista non socialista’, spinto dalla sua ambizione – dicono alcuni o da parte di alcuni uomini d’affari – dicono altri, ha deciso di lasciare il governo di Hollande e annunciato la sua candidatura all’Eliseo, la sua prima mossa è stata quella di creare un movimento con le sue stesse parole, “sarà né di destra né di sinistra”. Ma qui non siamo ancora a Schroedinger che descrive la realtà non con due negazioni, ma come complementare, con due opposti che coesistono.

Poco dopo infatti le cose sono state chiarite, quando Macron ha detto che il suo governo avrebbe al suo interno “e destra e sinistra”. Di qui il gatto di Schrödinger, uno dei pilastri della meccanica quantistica.

La meccanica quantistica è così complessa che Richard Feynman, uno dei suoi personaggi più famosi, diceva. “Se si crede di capire la meccanica quantistica significa che non si è capito niente.” La cosa divertente è che il comportamento dell’infinitamente piccolo attraverso la meccanica quantistica, sfida la comprensione. Contrariamente a quanto accade nel mondo che ci è familiare, una particella microscopica non si comporta come un pallone da calcio, che, come sappiamo ha massa, velocità, potenza e posizione in un dato istante. Un elettrone, per esempio, può avere due velocità contemporaneamente, o essere in due posti diversi contemporaneamente, e anche più di due.

Per facilitare la comprensione, Erwin Schrödinger immaginava una curiosa esperienza il cui laboratorio è l’immaginazione: racchiudere un gatto in una scatola sigillata. La scatola contiene un dispositivo che uccide il gatto appena rileva la disintegrazione di un corpo radioattivo che è un evento totalmente casuale. Dall’esterno è impossibile sapere cosa succede all’interno della scatola. Il gatto può essere vivo o morto, almeno per l’esperienza di conoscenza dall’esterno. Il gatto ha “n” % di probabilità di essere morto, e “m” % di probabilità di essere vivo. O, che è la stessa cosa, il gatto è vivo e morto allo stesso tempo. E ‘ciò che è noto come indeterminazione quantistica.

Per essere “e destra e sinistra”, Emmanuel Macron è come il gatto di Schrödinger. Nel piano della meccanica quantistica, un simile candidato possiede il dono dell’ubiquità. Hanno ragione, e allo stesso tempo si trovano in una posizione equidistante dalla sinistra e dalla destra, che è la definizione politica del centro.

Max Planck, Niels Bohr Einstein ed Erwin Schrödinger si rivoltano nella tomba, ignari delle implicazioni didattiche enormi e del potenziale esplicativo nascosto nella politica che dà mostra di sé agli inutili G7.

Chi ha fretta di aderire al macronismo, sappia di avere in simpatia Deng Xiaoping, precursore geniale della politica quantistica. Deng è stato il fondatore di “socialismo di mercato”, detta anche “socialismo con caratteristiche cinesi”, che non è altro che il capitalismo puro, ma scritto con ideogrammi, la scrittura del Medio Impero.

Il 12 ottobre 2015, cercando di dimostrare che nelle politiche di sviluppo economico non c’è differenza tra destra e sinistra, Macron ha citato Mao Zedong: “Non importa se il gatto è bianco o nero, ciò che conta è che acchiappi i topi “. Il che dimostra che la sua cultura politica è “cat pital”: dato che chi ha usato quelle stesse parole era Deng Xiaoping nel 1962, guadagnandosi qualche anno in ombra prima di arrivare al potere nel 1978.

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Le conseguenze di Brexit sull’energia

dal blog di Mario Agostinelli

logo-il fatto quotidiano 2015Ci vorranno due anni per sostituire completamente gli accordi tra Ue e Gran Bretagna dopo il Brexit e c’è di mezzo una caduta prevista del Pil inglese del 5% medio, che evidentemente il governo inglese vuole diluire nel massimo tempo possibile. Il risultato del referendum di fine giugno può sembrare avere poche implicazioni dirette per l’energia pulita o il mercato elettrico ma è probabile che avrà importanti effetti indiretti – sia perché verrà cambiata la compagine di governo, sia perché sarà inevitabile una battuta d’arresto per l’economia del Regno Unito (si ricordi che Farage auspica un rilancio del carbone a scapito delle rinnovabili, ritenute troppo costose e inefficienti, e parla di sviluppo del fracking).

Gli investitori e le banche esiteranno a immettere nuovi capitali, il che potrebbe causare una caduta innanzitutto nelle nuove attività per le rinnovabili. La caduta della sterlina innalzerà i prezzi degli apparati importati, aumentando i costi dei progetti da finanziare. Non è chiaro se la Bei (Banca Europea per gli Investimenti) rimarrà il più grande fornitore di prestiti per energia pulita per la Gran Bretagna, avendo investito ben 31 miliardi dal 2011 al 2016. Non va dimenticato che gli inglesi detengono il 16% di quote nella banca, ma saranno i cambiamenti nella politica interna ad avere un impatto più grande del voto per quanto riguarda gli investimenti in rinnovabili. Il governo Cameron era impegnato a realizzare la seconda tranche per il contratto per il grande progetto dell’eolico offshore. Difficilmente il progetto non incontrerà ostacoli, e ancor peggio andrà per il solare fotovoltaico e l’eolico onshore.

La previsione, fornita dagli analisti di Bloomberg in comunicazioni riservate, è che, in seguito a Brexit, potrebbero scendere i prezzi del carbone, data una sua maggiore richiesta su impianti anche obsoleti. Ci saranno meno investimenti in nuovi interconnectors transnazionali. Il mercato dell’elettricità della Gb si avvale oggi di 4 Gw di capacità dovuta a interconnessioni con il continente; si stima che per ogni Gw dovuto alle interconnessioni, il prezzo dell’energia in Gb si riduce dell’1 o 2%. Secondo le stesse stime di Bloomberg, la Parity grid sul territorio della Regina aumenterà del 2% rispetto all’attuale 6% per il fotovoltaico e dell’8% per l’eolico. Sarà quindi impossibile per il Regno Unito rispettare la quota del 20% al 2020 fissato dall’Ue.

E’ ormai sicuro che il grandioso progetto nucleare di Hinkley Point, un sito con 3.200 MWe di potenza nucleare con due reattori Epr (European Pressurized Reactor), verrà rimandato o abbandonato. Questo interessa da vicino la società francese Edf, l’industria nucleare Areva, la Commissione europea (che aveva promesso incentivi) e l’apparato militare inglese, tutti coinvolti e interessati al progetto di ben 18,1 miliardi di euro. Edf chiede che Hinkley Point vada a compimento in ogni caso. Ma aumenta il rischio di insuccesso anche di fronte all’interesse manifestato dai cinesi, che si rivolgerebbero altrove al minimo inconveniente (sul “nuovo” nucleare interverremo nei prossimi post). Ad un crollo previsto di domanda di energia, seguirà una riduzione degli impegni sull’efficienza energetica e, complessivamente, si punterà sulla riduzione della CO2 (- 80% al 2050 con una pluralità di sistemi e un largo commercio di quote), più che su aumento sostitutivo delle rinnovabili (che si fermeranno al 15% al 2020).

Molti degli sforzi saranno spostati sulle reti intelligenti e sull’accumulo. Da questo punto di vista ne soffrirà anche l’Europa, visto che un mercato unico digitale che consentirebbe servizi on-line e contenuti applicabili alla distribuzione e al consumo di elettricità deve essere valutato e distribuito in maniera singolare in tutto il continente. Il referendum del 23 giugno ha lasciato fuori dal dibattito i temi energetici e ambientali, che però sono tornati alla ribalta dopo la vittoria del leave. Quale sarà il ruolo di Londra nell’agenda climatica internazionale? Christiana Figueres, segretario esecutivo della Unfccc (United Nations Framework Convention on Climate Change), parlando dell’ipotesi Brexit prima del 23 giugno, era stata molto chiara: “Dal punto di vista degli accordi di Parigi, la Gran Bretagna è parte dell’Unione europea e ha manifestato il suo impegno come membro dell’Ue”. Tradotto: l’eventuale uscita di Londra rimetterà in discussione i patti della Cop21.

Infine, la Brexit obbliga a rivedere anche la nostra strategia energetica, rendendo più marginale il gas e ricorrendo all’acqua sia per produrre biometano che come accumulo, in sinergia con sole, vento e biomasse. Ma, dato che il governo prende gli orientamenti che gli passa il trio Eni-Enel-Terna, ci troviamo con il paradosso di un aumento della bolletta elettrica quando cala il prezzo dei fossili e un’occasione persa per “rilanciare” le rinnovabili, come rivela la conferenza stampa del premier commentata da Francesco Ferrante su La Stampa.

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