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24 maggio 2019: Sciopero mondiale Fridays For Future

Siamo scesi insieme a voi nelle piazze del 15 marzo per il “Global strike for Future” perché finalmente una nuova generazione vuole prendere in mano i destini del pianeta. Ci siamo battuti, molti da lunghissimi anni, mossi dalle stesse vostre preoccupazioni, documentando e denunciando la devastazione di uno sviluppo fondato sulla spoliazione e il saccheggio delle risorse naturali. Contro il nuovo odioso colonialismo del landgrabbing, che attraverso i meccanismi della mera acquisizione di mercato priva intere popolazioni dei loro diritti, delle loro terre e delle loro acque senza dar loro nemmeno la possibilità di essere ascoltati o addirittura attraverso vere e proprie deportazioni.

Il consumo di risorse naturali ha assunto un ritmo sempre più vertiginoso. Il rapporto UNEP 2011 prevede entro il 2050 una triplicazione del consumo di minerali, idrocarburi, materiali da estrazione e biomasse rispetto alle attuali 16 tonnellate medie pro capite, con punte di 40 tonnellate rispetto alle 4 tonnellate pro capite dell’India; e quello dell’India è un consumo complessivo di poco inferiore a quello mondiale all’inizio del XX secolo. “Il consumo globale di risorse sta esplodendo” e “la prospettiva di molto più alti livelli di consumo di risorse è assai al di là di ciò che è verosimilmente sostenibile”. A questa crescita irrazionale e depauperante il pianeta vanno contrapposte, soprattutto nei Paesi ricchi, politiche di “disaccoppiamento” tra crescita economica e consumo di risorse, ben sapendo che “prosperità e benessere non dipendono dal consumare quantitativi sempre maggiori di risorse” e che “disaccoppiamento non vuol dire uno stop alla crescita, ma fare di più con meno

In America Latina, Asia e Africa sempre più grandi foreste, terre comunitarie, bacini fluviali e interi ecosistemi vengono spogliati e le comunità sfollate. La diversità biologica viene costantemente ridotta, la grande barriera corallina australiana è a rischio nei suoi 3000 km e il respiro degli oceani è soffocato dalla plastica.

E, soprattutto, è in atto quella che è stata chiamata “la più grande minaccia di questo secolo”: il cambiamento climatico, la transizione all’instabilità climatica che si abbatte su uomini e cose con l’intensità degli eventi meteorologici estremi, mentre si estendono le aree desertiche, cresce la siccità, si addensa negli ultimi vent’anni il numero dei massimi di temperatura media della terra. La calotta artica si è spaccata nel 2006 aprendo la caccia senza regole al suo sottosuolo, nel 2017 si è staccato dall’Antartide un “iceberg” più grande della Liguria.

Continuare così non è possibile, incalcolabili le violenze e i danni alla biosfera in cui viviamo, rubato il futuro alle generazioni che verranno.

I governi di tutto il mondo, colpevolmente lenti nell’applicare il Protocollo di Kyoto (2005), oggi in ritardo nell’attuare gli impegni dell’Accordo di Parigi ratificati nel 2016 da 180 Paesi, devono accelerare la loro azione per fare più efficacemente fronte al cambiamento climatico e mantenere l’impegno preso di contenere l’aumento della temperatura media globale entro 1,5 °C.

Lo sconquasso del clima è causa di migrazioni interne e della fuga disperata delle popolazioni più povere e vulnerabili, colpite da fame, sete e malattie endemiche, marginalizzate nei loro territori, spesso nel nome stesso dello sviluppo e dell’innovazione. I rischi dovuti ai disastri ambientali accrescono tensioni e conflitti e nel 2017 hanno causato, da soli, l’esodo di 60 milioni di rifugiati ambientali, ma saranno quattro volte tanti nel giro di soli vent’anni.

Occorre “costruire ponti” senza ridurre tutto alla sola questione dell’accoglienza e della sicurezza, ponti capaci di ridurre la distanza tra chi ha troppo e chi non ha abbastanza, tra l’opulenza e la povertà, come indicato dagli obiettivi globali dell’Agenda 2030 proposta dalle Nazioni Unite.

Occorre modificare i nostri stili di vita, le nostre culture e il nostro modo di pensare se vogliamo dare futuro al futuro. Decarbonizzare l’economia sostituendo i combustibili fossili con le fonti rinnovabili, trasformare i rifiuti in nuovi prodotti com’è tecnologicamente possibile, fare di più con meno, organizzare la società della sufficienza affinché ogni risorsa sia utilizzata senza sprechi e nel modo più appropriato fino all’autogestione, privilegiare l’acquisto di beni durevoli sostenibili, praticare il commercio equo e solidale e la finanza etica: sono i passaggi fondamentali verso quella “conversione ecologica dell’economia e della società” – una nuova alleanza tra uomo e natura e degli uomini tra loro – che pensatori e movimenti hanno proposto da oltre trent’anni e che ha trovato una sua lettura di alto valore spirituale nella Laudato si’ di Papa Francesco.

Non siamo accanto a voi non per “passarvi il testimone” delle lotte che abbiamo fatto, ma per condurre insieme a voi quest’azione di cambiamento, per condividere l’impegno quotidiano, per smuovere tutti con grandi pacifiche mobilitazioni. Per questo ci ritroveremo insieme il 24 maggio 2019.

Prendiamoci in mano i destini della Terra e obblighiamo i governi a seguirci.

 

Massimo Scalia CIRPSAurelio Angelini CNESA2030-UnescoDaniela Padoan Forum LAUDATO SI’ Enrico Vicenti Segretario CNI-UnescoRoberta Cafarotti Dir. Scient. EARTH DAY ITALY – Vanessa Pallucchi Vice Pres. LEGAMBIENTE Pippo Onufrio Dir. Gen. GREENPEACE ITALIA – Enzo Naso Dir. CIRPS – Gianni Silvestrini Dir. Scient. KYOTO CLUBErmete Realacci Pres. SYMBOLA – Mariagrazia Midulla Resp. Clima & Energia WWF Mario Agostinelli Pres. ENERGIA FELICE – Marialuisa Saviano Pres. IASS – Mario Salomone Segr. Gen. WEEC NETWORKSergio Ferraris Dir. QUALE ENERGIAVittorio Bardi Pres. SÌ ALLE RINNOVABILI, NO AL NUCLEAREPaola Bolaffio Dir. GIORNALISTI NELL’ERBA – Gianni Mattioli CNESA2030-Unesco Serenella Iovino University of North Carolina Michela Mayer CNESA2030-Unesco Marco Fratoddi Dir. SAPERE AMBIENTE – Monica D’Ambrosio GiornalistaPaolo Bartolomei Commiss. Scient. DECOMMISSIONING – Anna Re Univ. IULM, Milano – Ilaria Romano Giornalista – Gianluca Senatore Univ. LA SAPIENZA-Roma – Pasquale StiglianiSCANZIAMO LE SCORIE”, ScanzanoGian Piero Godio PRO NATURA, Vercelli – Filippo Delogu CNESA2030-Unesco – Silvia Zamboni Giornalista Enzo Reda MOV. ECOLOGISTA – Linda Maggiori Blogger Giuditta Iantaffi Coord. Doc. GIORN. NELL’ ERBA – Oreste Magni ECOISTITUTO-VALLE DEL TICINO Lucia Lombardo Studentessa Giurisprudenza, Univ. LA SAPIENZA-RomaAnastasia Granito Studentessa Studi Orientali, Univ. LA SAPIENZA-Roma – Lara Attiani Studentessa Liceo MACHIAVELLI, Roma – Giulia Apicella studentessa Liceo TOUSCHEK, Grottaferrata (RM) – Elena Faustina Beste Studentessa Liceo SCUOLA GERMANICA, Roma – Francesca Contu Studentessa Liceo Classico DETTORI, Cagliari – Marco Del Signore Liceo Scientifico CAVOUR, RomaDavide Volpi Studente Scuola Media P. VIRGILIO MARONE, Pomezia (RM) – Laura Sciarretta, Studentessa Scuola Media ALBERTO SORDI, Roma – Elia Pistono, Studente Scuola Elementare BERTINETTI, Vercelli Mia Pistono Studentessa Scuola Elementare BERTINETTI, Vercelli

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L’aria che tira sul pianeta

È disponibile nella sezione Shop una nuova pubblicazione di Mario Agostinelli, L’aria che tira sul pianeta.

Dalle avvertenze dell’autore:

“Il testo va letto come la compilazione riordinata di una serie di appunti che non hanno trovato una versione definitiva, perché ho ritenuto che fosse assai più urgente di una pubblicazione organizzata e ben meditata una riflessione di getto su quanto il tema dell’immigrazione richiami ben altre emergenze rispetto cui va riscritta l’agenda politica del nostro tempo. Chi migra e chi accoglie (a questi ultimi sono rivolti gli appunti) sa che le reali emergenze del nostro tempo sono lontane dal falso e volgare racconto dell’invasione, così caro a Salvini.

 La tesi che sostengo è che i cambiamenti climatici vengono prima e impongono di osare di più, con un approccio meno timido di quanto normalmente facciamo, nel pensare che tocca a noi già ora“abitare” il nostro futuro. Il negazionismo con cui veniamo fissati al presente, non è nient’altro che un trucco riuscito di distrazione di massa. La misura delle soluzioni da prendere in considerazione e per cui cominciare a lottare non andrà certo nella direzione voluta dalla globalizzazione univocaliberista.

Con la persecuzione in atto dei migranti, giustizia climatica e sociale continuano ad essere posticipate e tenute fuori gioco e a non procedere di pari passo.

 Gli appunti sono forse disorganici e un po’ripetitivi, ma non mancano di uno sforzo di spiegazione e di una analisi approfondita con – credo – una sua originalità. “



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CIBONONCIBO, La fragilità alimentare

copertina CIBONONCIBO Meregalli

Autore: Roberto Meregalli
Titolo: CIBO non CIBO
La fragilità alimentare
Dai campi alla tavola conoscere per cambiare
Formato 15×21 cm
Pagine 192 – carta FSC
ISBN 978-88-88432-41-0
Prezzo 19 euro
In libreria da novembre 2014
Sullo scaffale alimentazione, ambiente, ecologia, Expo2015, sviluppo sostenibile, salute, economia.

Cosa sta succedendo al cibo? Come e in che modo ci nutriamo?
Si parla di cibo come il petrolio del futuro: cosa avviene in agricoltura? Chi sono oggi i proprietari della terra, dei semi e degli alimenti?
Un terzo della popolazione mondiale ha problemi alimentari e si muore di più per la cattiva alimentazione che per la fame; mentre proliferano le diete, gli obesi hanno superato i 2 miliardi a fronte di 800 milioni di persone che non riescono a sfamarsi; si sbandiera la sicurezza alimentare ma, in campo agricolo, la nostra sopravvivenza è affidata a sole 30 specie vegetali e il 75% di ciò che mangiamo proviene da 9; si sfruttano terra e animali per produrre sempre di più e oltre il 30% del cibo va nella spazzatura.
La FAO ha evidenziato che la sicurezza alimentare è ormai una questione globale con conseguenze cruciali sulla salute di tutti: occorre capire meglio cosa c’è dietro a quanto ci arriva sulla tavola.
Il libro spiega in modo chiaro, documentato e avvincente come funziona il complesso sistema agroalimentare e ne mette in luce le tante contraddizioni: una grande clessidra che vede a un’estremità 1,3 miliardi di agricoltori e all’altra 7 miliardi di persone da sfamare. Per passare da un capo all’altro, il cibo deve attraversare una strozzatura composta da chi commercia, compra e distribuisce, un numero assai ridotto di soggetti.
Dieci imprese controllano quasi per intero il mercato delle sementi e quello dei prodotti chimici per l’agricoltura: con quali conseguenze per coltivatori e consumatori? Le industrie alimentari si riforniscono da una manciata di multinazionali che trasportano cereali e carni da una parte all’altra del pianeta.
Da un lato, iper-igiene nel sistema produttivo, che toglie di mezzo le tipiche produzioni locali; dall’altro, contaminazioni da antibiotici, ormoni, batteri.
Il cibo è merce, i fondi di investimento vanno a caccia di terre coltivabili, i prezzi degli alimenti base sono oggetto di speculazione finanziaria; l’agricoltura, come l’allevamento, è un’industria per la produzione di cibo, entrata negli Accordi internazionali di libero scambio, come il TTIP.
Il nostro modo di coltivare, trasformare, distribuire e mangiare cibo produce troppe emissioni di gas serra, consuma combustibili fossili, distrugge foreste, spreca e inquina le acque, contamina e impoverisce la terra. Questo modello di globalizzazione che ha rotto il legame fra un territorio e la sua produzione alimentare va compreso nelle sue conseguenze e abbandonato: il libro dedica un lungo capitolo alle nuove agricolture e alle possibilità di cambiamento che anche come consumatori possiamo mettere in campo.

Leggi Introduzione (PDF, 60Kb)
L’autore
Roberto Meregalli si occupa di energia e ambiente da venticinque anni. Ha all’attivo diverse pubblicazioni e articoli sul tema dell’economia e dell’energia. Partecipa alle Associazioni Beati i costruttori di pace e Energia Felice.
Per MC ha pubblicato Acqua Terra Energia. Progettare il futuro in tempo di crisi (2013), Energia. Un nuovo inizio (2011), e ha collaborato al libro Non è Vero. I dogmi del neoliberismo alla prova dei fatti (2003).

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Nucleare e affari di Stato

Era il dicembre 2006. Su iniziativa del primo ministro spagnolo Zapatero, Jeremy Rifkin incontrò il Commissario agli affari economici Joachin Almùnia che per tutto l’incontro non fece che lamentare il costo eccessivo dell’energia rinnovabile: “Sovvenzionarla rappresenta una distorsione del Mercato – sosteneva Almùnia – una tecnologia che non è in grado di stare sul merato da sola, non dovrebbe essere spinta artificialmente dall’intervento pubblico!”.

Oggi Almunia da Commissario alla Concorrenza, ha proposto di dare il via libera agli ingenti aiuti di Stato che il governo britannico intende dare a una nuova centrale nucleare, che sarà costruita nei prossimi 10 anni a Hinkley Point, per un costo totale di 31,2 miliardi di euro (la più cara della storia) e una potenza di 3,3GW, il doppio dei progetti fino ad oggi messi in cantiere. L’esecrabile proposta di Almùnia è stata approvata dalla Commissione europea con un drammatico voto che l’ha spaccata in due (10 contro 5, con un astenuto). I sussidi di stato sono stimati a 20 milardi di euro.

Lo stesso 8 mattina a Milano andava in scena l’ipocrita tragicommedia italo-europea sull’occupazione. L’Europa della Merkel ci ha abituato a reprimende sugli aiuti che gli Stati fornirebbero ad imprese in crisi per evitare il dramma della disoccupazione (si pensi alle acciaierie di Terni o agli impianti del Sulcis). Ma dietro i giri di valzer milanesi dell’establishment continentale con il neopromosso Renzi – autoproclamatosi giustiziere dell’art. 18 – in cerca di ruolo, vediamo fra Bruxelles e Roma inquietanti operazioni che riguardano nientemeno che il nucleare futuro e quello passato.

La maggioranza di una Commisione ormai in uscita (capitanati da Almunia, Barroso, Oettinger, e dall’onnipotente segretario generale Catherine Day) si è trovata contro una minoranza qualificata composta dai Commissari all’Ambiente (Potoçik), al Clima (Hedrgaard), alle Politiche regionali (Haan) e la responsabile della Giustizia e diritti fondamentali (Reicherts). Ma hanno tirato dritto mentre un complice silenzio copriva il loro disegno.
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E così, in barba alle regole tanto decantate del libero mercato, si è dato il via libera a un aiuto consistente nell’impegno che il governo di Londra prende con gli investitori e costruttori della centrale – inglesi, francesi e cinesi – a finanziare il ritorno dell’investimento, garantendo per 35 anni l’acquisto dell’elettricità generata a un prezzo stabile predeterminato, che sarà indicizzato all’inflazione! Per di più, la società che costruisce la centrale sarà protetta da qualsiasi modifica legislativa, politica, regolamentare o fiscale (inclusa la tassazione dell’uranio) che dovesse intervenire se, ad esempio, un nuovo governo a Londra cambiasse idea.

Il prezzo predeterminato e garantito fa sì che l’investimento sia completamente al riparo dalle variazioni di mercato. Se nei prossimi anni iprezzi di mercato dovessero calare, per esempio a causa dell’aumento della produzione di energia rinnovabile, i consumatori britannici dovranno continuare a pagare quello stesso prezzo ancora per decenni.

Al contrario della politica di incentivazione delle rinnovabili che è stata decisa democraticamente dall’Ue nel 2008-2009 (con voto in Consiglio ed Europarlamento su proposta della Commissione), qui è la Commissione, in scadenza a fine ottobre, che ha preso da sola la decisione a strettissima maggioranza. L’evento senza precedenti, sta già suscitando non solo le proteste delle Ong ambientaliste, dei Verdi europei e dei movimenti antinucleari, ma anche l’opposizione di alcuni governi dell’Ue, a cominciare da quello austriaco, irlandese e greco.

E il governo italiano, chiederete, forte in casa di un pronunciamento referendario contro il nucleare? Ha ben altro cui pensare e da raccontare, non solo contro i diritti del lavoro e dell’ambiente (torneremo sull’incredibile Sbloccaitalia), ma addirittura sugli affari ancora da incassare sulle scorie e il decomissioning del nostro lascito nucleare.

All’ISIN, l’Istituto che, secondo la nuova normativa, dovrebbe sovrintendere e coordinare tutta la fase della dismissione degli impianti nucleari e della costituzione del deposito di superficie dei rifiuti radioattivi, il Governo avanza la proposta di Antonio Agostini, consigliere dei ruoli della presidenza del Consiglio dei ministri, un uomo legato all’apparato organico del vecchio potere politico e che – questo è l’aspetto più grave – non ha competenze in materia. Si tratta altresì di un ruolo dal quale deve essere garantita a ogni passo informazione completa e adeguata e trasparenza delle decisioni. Ma tant’è: il cambiamento si dice, ma non si fa.

Come nel caso sorprendente, anch’esso collegato alla mancata applicazione dei referendum del 2011, della recentissima nomina di Raffaele Tiscar, nuovo e inaspettato vicesegretario generale di Palazzo Chigi: ciellino, manager del Pirellone ai tempi di Formigoni, ex ambasciatore italiano di un paio di multinazionali dell’acqua, da sempre favorevole alla sua privatizzazione. Insomma, il cambiamento e il metterci la faccia, da Bruxelles a Roma, anche quando il popolo e l’opinione pubblica si pronunciano, hanno sempre il sapore degli affari.

di Mario Agostinelli e Angelo Consoli

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New York chiama Roma – People’s Climate March

alt-with-dates-01L’evento “NEW YORK chiama ROMA”, promosso dal Coordinamento del Power Shift Italia, coalizione che unisce alcune organizzazioni italiane impegnate sul tema dei cambiamenti climatici e dell’energia, si svolgerà in contemporanea e all’interno dell’evento internazionale People’s Climate March di New York, la manifestazione per il clima più grande mai organizzata, e a centinaia di eventi in tutto il mondo in occasione del Global Day of Action. Inoltre una foto significativa da Roma apparirà a New York, a Times Square, insieme a tutte le altre immagini dal mondo.

Dove: Piazza Campo de’ Fiori Roma (location soggetta a conferma dal Comune, richiesta di autorizzazione inoltrata)

Quando: Domenica 21 settembre 2014 dalle ore 18:00 alle ore 22:30.

Attività:

  • Biciclettata per raggiungere l’evento
  • Proiezione in live streaming della Marcia Per il Clima di New York
  • Proiezioni video di sensibilizzazione sul tema dei cambiamenti climatici
  • Esposizione Opere (Foto/Pittura/Istallazioni/Interventi Site Specific) di artisti legati all’Accademia Delle Belle Arti Di Roma
  • Flash mob equità intergenerazionale
  • Banchetti Associazioni/Aziende/Artigiani
  • Riprese aeree dell’evento
  • Foto selezionate dell’evento saranno esposte live sugli schermi di Times Square, New
  • Interventi dal palco, programma da definire
  • Musica dal vivo (Saint Louis Istituzione di Alta Formazione Artistica Musicale di Roma)
  • Dj set

 Associazioni promotrici:

L’evento è promosso dal Coordinamento Power Shift Italia, coalizione che unisce alcune organizzazioni italiane impegnate sul tema dei cambiamenti climatici e dell’energia:

  • Italian Climate Network Onlus
  • Oxfam Italia
  • Legambiente Onlus
  • Energiafelice
  • Kyoto Club
  • YOUNICEF
  • FIAB Federazione Italiana Amici Della Bicicletta
  • Climalteranti
  • Qualenergia
  • SpeziaPolis,Agenzia Di Stampa Giovanile
  • Jangada
  • Cipra Youth Council
  • CliMAtes
  • Comitato SpeziaViaDalCarbone
  • Osservatorio SoStenibile
  • Viração Educomunicação

 L’adesione è aperta a ogni organizzazione che condivida l’impegno per vincere la sfida del clima e promuovere un futuro energetico alimentato dalle energie rinnovabili!

 Partecipanti:

Per essere presenti in piazza è necessario inviare un’email a: andrea.bozzetto@italiaclima.org. Il nome delle associazioni partecipanti verrà iscritto in tutto il materiale di comunicazione relativo all’evento (sito web, materiale cartaceo). La quota di adesione per le associazioni è di 100 Euro, quota che dà anche la possibilità di allestire un banchetto con gazebo (proprio) dimensioni max 2x2m e possibilità di attacco luce.

Inoltre, sono previsti degli spazi commerciali per gazebi di aziende della green economy interessate a partecipare all’evento, con costi e modalità da concordare con l’organizzazione.

 Associazioni che aderiscono all’appello:

Con l’adesione si contribuisce alla sensibilizzazione e mobilitazione sui cambiamenti climatici in Italia come parti del network di mobilitazione internazionale sul clima, impegnandosi a diffondere attraverso i propri canali notizie sull’evento. L’associazione verrà iscritta nell’elenco delle adesioni sul sito web.

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