da Il Fatto Quotidiano – 4 luglio 2013
di Mario Agostinelli
Dal 6 luglio non è più previsto alcun incentivo per i nuovi impianti fotovoltaici. Questo non significa la fine della storia delle celle solari in Italia, anche se qualcuno vorrebbe decretarne la marginalità.
Certo, la campagna contro le rinnovabili incrementerà la sua recrudescenza e, con il sostegno di Assoelettrica, si cercherà di alzare l’asticella della “parity grid” e di ostacolare i necessari processi di decarbonizzazione. Sono parecchi gli indizi di una svolta involutiva e di un ritorno al passato. La miopia della Strategia Energetica Nazionale, varata alla chetichella e sotto la sponsorizzazione delle lobby dei fossili, si è trasformata in orientamento anche del connivente governo delle “larghe intese”. L’asservimento della stampa e dei media alla campagna contro gli incentivi alle rinnovabili ha portato il dibattito pubblico a considerare i 6,7 miliardi di euro l’anno per il fotovoltaico come sinonimo di “spreco” o di “bolla speculativa che ha favorito gli stranieri”, con un accanimento che va dal Corriere ai giornali di provincia. Da ultimo, l’Authority per l’Energia, anziché dare un contributo positivo all’attuazione dei traguardi fissati per L’Europa dal pacchetto 20-20-20 e ai profondi mutamenti legati all’intensa penetrazione delle rinnovabili e allo sviluppo di nuove tecnologie, tratta la generazione distribuita come fuga dal mercato e addita nel sostegno alle fonti naturali la responsabilità delle alte tariffe che gravano su cittadini e imprese. Forse trascura che almeno 25 terawattora di produzione fossile presso gli insediamenti storici della manifattura italiana sono da sempre esentati dalla copertura dei costi del sistema elettrico e ricadono in bolletta. Leggi testo completo