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Il nostro aiuto alle popolazioni del Centro Italia colpite dal terremoto

Il nostro aiuto alle popolazioni del Centro Italia colpite dal terremoto

Come associazione affiliata all’ARCI, Energia Felice ha inviato 150,00 € a sostegno delle vittime del terremoto che il 24 agosto ha colpito il Centro Italia. Di seguito il comunicato di Arci e i dettagli per inviare le donazioni.


Ancora una volta un terremoto dalle terribili conseguenze ha provocato devastazione, feriti   e morti tra gli abitanti di alcuni paesi del centro Italia.

A queste popolazioni va tutta la nostra solidarietà, insieme al cordoglio per le vittime, tra cui purtroppo tanti bambini.

Ai tanti volontari che in queste ore si sono attivati, compresi quelli della nostra associazione, va il nostro sostegno e ringraziamento.

L’Arci invita i propri  soci e le proprie socie , le proprie  basi associative presenti in tutto il territorio nazionale,  ad attivare una raccolta  di donazioni e fondi, anche cogliendo l’occasione delle tante manifestazioni estive ancora in corso.

Con la collaborazione di tutti, anche con piccole donazioni, approfittando delle tante occasioni di socialità che i circoli e i comitati organizzano,  l’Arci potrà così contribuire  a realizzare primi interventi di aiuto alle popolazioni locali coinvolte, interventi che verranno individuati  in  raccordo con le Arci dei territori interessati, che in queste ore si sono già attivate mettendo a disposizione le proprie sedi per supporto e raccolta materiali.

Le donazioni vanno versate sul  conto corrente, intestato ad Arci  presso Banca Popolare Etica, IBAN

IT 36 A 0501803200 000000000041,  indicando nella causale: “Terremoto Centro Italia”.

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Il passaggio di testimone – dal Forum Sociale Mondiale (1)

dal blog di Mario Agostinelli

logo-il fatto quotidiano 2015Strana città Montreal. Un po’ New York con però tutti i grattacieli cuspidati, un po’ England con le pietre e mattonelle rosse che si infilano tra le chiese di arenaria, un po’ Alsazia per il neo gotico grigio delle numerosissime cattedrali, un po’ Buenos Aires per i tanti murales che trovi in ogni spazio pubblico, un po’ Oslo per il retroterra verde collinoso tutto boschi e un po’ Genova per il porto e le locande sul mare e tra i pontili.

Qui il Forum Sociale Mondiale sta giocando una sfida generazionale e geografica importante. Rimane tuttora la riunione più ampia di società civile che cerchi soluzioni di giustizia all’emergenza e all’incertezza di un futuro migliore per la nostra specie. Dal primo Forum (2001) a Porto Alegre ad oggi le speranze si sono affievolite soprattutto in termini di rapporti di forza, ma, fortunatamente, la consapevolezza della crisi del modello di crescita distruttiva è aumentata e gli obiettivi dei movimenti sono meno generali e più alla portata dell’esperienza quotidiana e delle lotte territoriali. Quel che è rimasto del precedente Fsm a guida brasiliano-francese – progettato e vissuto come contrappunto alternativo al neoliberismo di Davos e come forza spendibile per il cambiamento a livello globale anche in relazione alla crescita dei Brics – si sposta nel “centro dell’Impero”, punta anche sulle novità politiche e intellettuali del Nord del mondo, cambia la gerarchia degli slogan e della comunicazione.

Corrispondenza dal Forum Sociale Mondiale di Montreal N°1

In testa nettamente il clima, lo spreco di energie fossili e le nuove tecnologie di estrazione, il diritto all’emigrazione e l’abolizione delle barriere ai diritti umani, la minaccia nucleare e il diritto della pace. L’uguaglianza sociale e la lotta al capitalismo e alla rapina del liberismo sono coniugate attraverso queste lenti. Gli slogan multicolori trascinati cantando per il corteo di apertura il 9 agosto alludevano quasi esclusivamente a questi temi.

E’ buon segno: significa aggiornare un progetto ambientale politico sociale nato ad inizio millennio, rispetto alle emergenze che l’attaccamento al contingente, al parziale, al presente tout court della classe dirigente mondiale, impedisce di affrontare, per non dover spostare il dibattito politico sociale dalla continuità dell’economia dominante al futuro che viene a mancare. Così come è buon segno il cambio di testimone generazionale avvenuto in un luogo mai sfiorato prima dal Forum: la gioventù canadese e statunitense, presente in massa e con creativa allegria al corteo, ha sfilato per oltre un’ora, mescolata ai più anziani fondatori di Porto Alegre, Mumbay, Bamakò, Nairobi, che procedevano riconosciuti, un po’ affaticati dal sole radente, ma sorridenti e applauditi.

Corrispondenza dal Forum Sociale Mondiale di Montreal N°1

Per consolidata esperienza sindacale potrei dare i numeri del grande corteo di apertura che si è snodato lungo le ampie circolari fino alla piazza Centrale di Montreal: 20 per fila, una sfilata di 100 minuti abbondanti, 12 file al minuto più almeno la metà dei manifestanti a scorrere e attendere a fianco del percorso fanno 40.000 circa. Alla fine, in piazza, durante i concerti di 12 band fino a mezzanotte, si alterneranno 50.000 spettatori. Insisto: i presenti erano quasi tutti giovani ventenni (più ragazze che ragazzi e molte unite in gruppi femministi) mentre era completamente svanita la generazione tra i 35 e i 55 anni, non certo rimpiazzati dai resistenti over 60. Dal punto di vista della provenienza: italiani da contarsi sulle dita di una mano, tedeschi forse una cinquantina, un centinaio di francesi organizzati e visibili, gruppi folti di giovani brasiliani contro il golpe presidenziale, africani, profughi di guerra siriani e somali, molte presenze di chiese locali e una folta delegazione del consiglio mondiale dei missionari comboniani. Rappresentanti politici nessuno.

Le attività del Forum sono cominciate ieri, 10 agosto: sono articolate in 1500 iniziative con la presenza di 140 Paesi. Ne renderemo conto periodicamente. Molte le presenze eccellenti: Riccardo Petrella, Omar Barghuti, Bennie Sanders, Garzia Linera, Chico Withaker, Aminata Traorè, Edga Morin, Naomi Klein, per elencarne alcune.

Corrispondenza dal Forum Sociale Mondiale di Montreal N°1

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