Ci troviamo di fronte al più grande problema che l’umanità abbia mai affrontato: l’erosione e il possibile collasso dei nostri sistemi di supporto alla vita. Nella fase attuale, il pericolo nucleare, il cambiamento climatico e la distribuzione ineguale di ricchezza e reddito offrirebbero progetti per una partnership tra i potenti del mondo, che tutto il resto dell’umanità non potrebbe che condividere. Ma l’opinione pubblica viene distratta dall’obbiettivo centrale in questa fase: il diritto della pace da cui prendono vigore tutti gli altri diritti.
Perfino l’atomica non assume più categoricamente quel significato di deterrenza che aveva allontanato l’immagine della catastrofe per tutta la guerra fredda e dopo gli eventi terribili di Hiroshima e Nagasaki. Al contrario, il segno della fase in corso è purtroppo quello del conflitto armato e senza sbocco: chi è contro la guerra – cui la crisi climatica fa da contorno – viene giudicato come un antagonista, a prescindere da come sappia inquadrare, comunicare e rendere credibili i propri appelli. Viene così sfuocata insistentemente l’immagine della catastrofe che – una volta precisata – dovremmo cercare con più forza di evitare, in vista della definitiva perdita del nostro pianeta.
Per non lasciare spazio alla credibilità (etica e politica) dell’idea ancora predominante dello scontro armato come fatto naturale e inevitabile che, pur di giungere alla vittoria, ricorre al genocidio, alle distruzioni più immani, alla legittimazione di armi sempre più potenti come gli ordigni nucleari, occorre farne comprendere l’assoluta inutilità, data la non riparabilità delle distruzioni che esso può creare, soprattutto nell’ambito della vita. Di fronte alla guerra, la pratica predominante è quella di credere di poter stare da una parte o dall’altra. A mio avviso, dobbiamo sempre prendere posizione “contro la guerra” ed essere assolutamente intransigenti quando viene portato sulla scena il ricorso al nucleare.
Il 26 settembre di ogni anno costituisce la giornata internazionale per l’eliminazione totale delle armi nucleari. Il 2024 deve fornire l’occasione perché questa ricorrenza – istituita nel 2013 dall’Onu – faccia accrescere la consapevolezza sui costi sociali, economici e di sicurezza che gli arsenali nucleari comportano e sui concreti benefici che deriverebbero dal loro completo smantellamento.
Il disarmo nucleare è un obiettivo cruciale delle Nazioni Unite, già al centro della prima Risoluzione dell’Assemblea Generale nel 1946. La sua discussione è stata poi ampliata nel corso delle conferenze che si sono tenute sin dal 1975 e che hanno portato gli Stati membri a siglare il Trattato di non proliferazione nucleare. Già nel 1978 si è tenuta la prima Sessione Speciale sul disarmo dell’Assemblea Generale.
Più della metà della popolazione mondiale vive in Paesi dotati di armamenti nucleari o che fanno parte di alleanze nucleari. La comunità internazionale è quasi unanime nel condividere l’obiettivo di un mondo privo di armi atomiche; tuttavia, come si è evidenziato durante i lavori del Summit sulla Sicurezza Nucleare svoltosi lo scorso aprile a Washington, permangono dissensi in merito a modalità e tempistiche per raggiungere questo traguardo.
Ican, International campaign to abolish nuclear weapons, ha lanciato una settimana di mobilitazioni contro la spesa per le armi nucleari dal 16 al 22 settembre: una spesa che nel 2023 è salita a 91,4 miliardi di dollari. In Italia – Paese che ospita una parte dell’arsenale degli Stati Uniti- aderiscono anche la Rete Pace e Disarmo e la campagna Senzatomica (v. Martina Ferlisi su “Sbilanciamoci” dell’11 settembre 2024). Ican – insignita del Premio Nobel per la pace nel 2017 – è una coalizione di più di 600 organizzazioni in cento Paesi, impegnata nella lotta per l’abolizione delle armi nucleari e nella promozione per la firma del Trattato per la loro proibizione (Tpnw), approvato dalle Nazioni Unite il 7 luglio 2017 e attualmente ratificato da 70 nazioni, tra cui non c’è l’Italia.
La settimana di mobilitazione sarà l’occasione per organizzare momenti di confronto e webinar in collaborazione con Ican stessa, pubblicare materiale di approfondimento e rilanciare i dati della campagna internazionale, focalizzandosi sul nostro Paese.
Per l’occasione, il presidente dell’Onu Antonio Guterres, profondamente turbato dagli eventi ucraini e in Medio Oriente, ha mandato un forte messaggio, che va perseguito in iniziative le più efficaci possibili e introiettato nelle coscienze a livello di massa: “Il dono più grande che potremmo fare alle prossime generazioni sarebbe quello di eliminare le armi nucleari. Il 26 settembre impegniamoci a creare un nuovo mutuo accordo al fine di disinnescare definitivamente la minaccia atomica e raggiungere il nostro obiettivo comune di pace”.
L’articolo Giornata per l’eliminazione delle armi nucleari: il dono più grande per le prossime generazioni proviene da Il Fatto Quotidiano.