Dalla Lombardia all’Ue, tutti pazzi per il nucleare: cresce la propaganda di opportunisti e negazionisti

Nella sottovalutazione della sinistra nazionale e di una dirigenza Ue assorbita dalle pretese di riarmo, cresce una propaganda per il ritorno del nucleare sostenuta da impegni istituzionali e da schieramenti sempre più insistenti. Non è più solo la presunzione di azzerare i referendum 1987 e 2011 da parte di Pichetto Fratin, Salvini e Meloni, o la pretesa delle lobby nucleariste operanti a Bruxelles a rompere il silenzio: ormai da più parti risuona la grancassa della inevitabilità di una transizione energetica fondata sull’atomo. Una “necessità” non più contrapposta alle rinnovabili, ma “sdoganata” in funzione della stabilizzazione della loro intermittenza con piccoli impianti di fissione disseminati sul territorio (Smr e Amr).

Il disegno si articola su più piani. Innanzitutto, si deve far credere che il risultato di ben due referendum era stato suggerito dall’emotività seguita a due eccezionali incidenti catastrofici (Chernobyl e Fukushima) e che un salto tecnologico alle porte (?) sarà in grado di evitare rischi di funzionamento e scorie esiziali attive per generazioni. Poi, si insinua che i tempi lunghi di realizzazione del “nuovo nucleare” si possono tollerare con quella dose di negazionismo dell’urgenza della crisi climatica che dall’America trumpiana varca tranquillamente l’Atlantico verso il nostro governo e la commissione Ue.

Infine, si mobilitano istituzioni opportuniste, “esperti” e comitati di ingegneri o docenti universitari a contatto con gli studenti, che, sotto la rassicurante regia di istituzioni come la Giunta lombarda qui da noi o la Commissione per la Tassonomia Verde a Bruxelles, avviino programmi di start up o promuovano joint venture tra enti del settore fossile per progettare Smr o Amr mai accreditati da alcuna agenzia preposta all’autorizzazione. Tra le righe di una propaganda senza un briciolo di rigore scientifico, si arriva addirittura alla sfrontatezza di dichiarare il ricorso all’atomo per una impossibile riduzione in bolletta, quando in tutte le pubblicazioni il costo del chilowattora nucleare risulta superiore di un ordine di grandezza rispetto a quello delle rinnovabili.

In questo rumore di grancassa a sostegno dell’energia atomica, forse l’intervento più stupefacente e al limite dell’arroganza riguarda l’imprudente uscita del presidente della Lombardia Attilio Fontana, che ha siglato con l’Aiea un protocollo per il nucleare in Lombardia (!). Le sue dichiarazioni sono esemplari della leggerezza di questa offensiva: “Il nucleare rappresenta una strada sostenibile per favorire la transizione ecologica ed è una delle opzioni da sfruttare all’interno di un mix energetico green”. E ancora: “Le tecnologie moderne sono molto sicure e consentono di sfruttare al meglio questa tecnologia: parliamo di tecnologie completamente diverse rispetto al passato”.

Il nucleare con gli Smr e Amr a Milano e nella zona più popolata d’Europa significherebbe piani di emergenza ovunque, un crollo dei valori delle abitazioni e costi in bolletta insostenibili per le famiglie, ma, soprattutto, una contaminazione del suolo per migliaia di anni e una militarizzazione dei territori dovuta ai controlli del trasporto del combustibile e delle scorie verso un deposito geologico oggi nemmeno programmato. Una regione come la Lombardia, che ha acqua, monti ventosi e dove sviluppare pompaggi per accumulare energia prodotta da fonti naturali, spazio sugli edifici e le aree dismesse dove riflettere la radiazione solare con sempre maggiore efficienza, come reggerebbe la boutade di una Giunta che non ha aperto ancora la discussione nemmeno nel Consiglio Regionale? Perché coinvolgere una istituzione rilevante in una ipotesi insostenibile per i cittadini che ne dipendono?

Una chiave interpretativa la danno forse le iniziative partite a rimorchio. L’evento, dal titolo “Politica Energetica Nazionale al 2050: il Nucleare come parte del futuro?”, si svolge il 6 giugno 2025, a Bergamo. La sua presentazione è allusiva: “Le energie rinnovabili sono fondamentali per la transizione energetica, ma per raggiungere l’obiettivo del 100% di energia pulita potrebbero non bastare. Quali sono le valide alternative, compagne della transizione?” E qui l’Ordine degli ingegneri della provincia di Bergamo ritiene che si debba far luce sul possibile ruolo dell’energia nucleare nell’Italia del futuro. L’ordine degli ingegneri non solo promuove, ma distribuisce crediti formativi e invita gli studenti. Intanto, a Piacenza ci si prepara per giugno 2026 alla seconda edizione (la prima senza riscontro) del Nuclear Power Expo, la “prima mostra-convegno italiana dedicata al comparto dell’energia nucleare”.

Tutte proliferazioni sostenute dall’offensiva pro-nucleare del Ministro dell’Ambiente e della coalizione di governo che avviene in un silenzio della sinistra divisa anche al suo interno, sia a livello nazionale che europeo. Al Consiglio “Competitività” dell’Ue di giovedì 22 maggio (v. Bruxelles, 25/04/2025 Agence Europe), diversi ministri europei favorevoli all’energia nucleare hanno accolto con favore l’ammorbidimento della posizione della Germania nell’ambito della nuova coalizione guidata da Friedrich Merz. “Abbiamo concordato – ha detto la Ministra svedese dell’Energia – che le tecnologie a basso contenuto di CO2 avranno la priorità nella tassonomia. Accogliamo quindi con favore il ritorno della Germania a una politica energetica meno ideologica e più scientifica (…). Avevamo già la maggioranza in questa direzione. Possiamo andare ancora oltre con i tedeschi a bordo”.

Sarebbe bene non sottovalutare un autentico cambio di marcia, per cui il ritorno del nucleare copre anche un revival del gas sotto le spoglie del Gnl che Trump ha concordato con Meloni a New York.

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Un interessantissimo lavoro sulle comunità sociali

A questo link un interessantissimo lavoro sulle comunità sociali redatto da Marco Cavedon, un amico componente il Direttivo di Laudato Sì. Lo potete trovare e scaricare a questo link: Coltivare il sociale – un libro per chi opera nel cambiamento | L’armonia del mondo.

Si tratta di un documento in formato di libro che descrive, analizza e critica le metafore con cui si sono trattati e trattano i sistemi e le comunità sociali. Si passa dai modelli meccanici a quelli che si rifanno ai sistemi viventi, continuamente rigenerabili e proposti alla nostra attenzione come più adeguati alla realtà e più promettenti in una prospettiva futura. Lo ritengo un contributo utilissimo a comprendere più a fondo i cambiamenti profondi in corso.

Il nucleare di Meloni e Pichetto Fratin

In allegato e sul sito del fattoonline (https://www.ilfattoquotidiano.it/2025/05/22/nucleare-meloni-pichetto-fratin-ritardi/7998306/ ) due interventi  a firma Agostinelli- Grandi sull’imbroglio nucleare che Meloni e Pichetto Fratin vogliono regalare agli italiani che hanno votato per l’abbandono in ben due referendum.

Mario Agostinelli  Alfiero Grandi

Nucleare, Meloni e Pichetto Fratin centralizzano le decisioni. Risultato: ritardi e scelte sbagliate

di Mario Agostinelli e Alfiero Grandi

Nel disprezzo del governo Meloni verso le altre istituzioni si intrecciano diversi obiettivi pericolosi per il funzionamento della democrazia italiana. Vengono sistematicamente ignorati i vincoli e i ruoli previsti dalla Costituzione per gli altri poteri istituzionali che hanno il dovere dei controlli sul potere esecutivo, mentre vengono disattese le leggi in vigore, evidenziando una deriva trumpiana.

E’ utile aprire una riflessione su come questa dinamica, interna agli equilibri del governo, impedisca il dispiegamento di una dialettica parlamentare e di un confronto con i movimenti e le associazioni, oltre che al necessario coinvolgimento dei cittadini. L’unico modo per gestire le diversità nella maggioranza è una centralizzazione forsennata delle decisioni, nelle mani della premier. Ne è esempio il modo di affrontare il rilancio del nucleare in Italia affidato alle esternazioni di Pichetto Fratin e di Giorgia Meloni, rilanciate da giornalisti ed “esperti” compiacenti, senza alcun confronto sul merito e sulle conseguenze che i processi di fissione atomica imporranno ai bilanci energetici, economici, sociali e ambientali del Paese, esponendo a rischio le generazioni future.

Cominciamo dai costi e dai tempi di fare resuscitare il nucleare. Pichetto Fratin ha affermato che il nucleare futuro abbatterà i costi delle bollette del 40%, valutando il prezzo attorno a 50 euro/MWh, e ha aggiunto che i tempi per la realizzazione dei “piccoli” impianti (SMR e AMR) si attesterebbe attorno al 2030. Piccoli è un eufemismo, visto che si parla di centrali fino a 300 MW: le centrali ormai dismesse (Trino, Latina, ecc.) erano al di sotto di questa soglia.

Edwin Lyman, un insigne scienziato nucleare, afferma che i reattori più piccoli produrranno elettricità più costosa di quelli più grandi, mentre un’analisi del 2023 condotta dal Natural Resources Defense Council (NRDC) negli Stati Uniti ha rilevato che il prezzo non sovvenzionato dell’elettricità prodotta dal progetto NuScale SMR in Idaho sarebbe stato di oltre 180 dollari per MWh, 6-7 volte più dei 24 dollari/MWh dell’eolico terrestre e del Ftv.

Gli SMR o i reattori avanzati AMR non saranno commercializzati prima di dieci, quindici anni perché impiegando nuovi combustibili (a partire da una percentuale di Uranio235 più alta) o nuovi cicli di raffreddamento, saranno sottoposti a procedure di approvazione inedite, più lente, sia per quanto riguarda la sicurezza che per valutare le scorie del combustibile.

I rifiuti andranno stoccati in depositi diversi rispetto a quelli riservati ai reattori oggi in funzione. Ci saranno quindi oneri e costi aggiuntivi per il loro imballaggio e smaltimento, con effetti economici rilevanti già nei trattamenti intermedi prima che vengano stoccati in un deposito geologico (in Italia siamo all’anno zero). In Italia avremmo altre scorie radioattive particolarmente pericolose senza una custodia adeguata, dato che anche il Ministro Pichetto Fratin durante l’evento “Nuove energie”, organizzato da La Stampa a Torino, ha ritenuto superati i due depositi definitivi per le scorie e ha detto di puntare sui 22 siti oggi provvisori, che così diventerebbero definitivi, con la prospettiva che i prossimi stoccaggi temporanei nascano accanto agli SMR, magari nei cortili delle aziende che ne hanno fatto richiesta!

Il Ministro dovrebbe attuare le leggi esistenti, invece si prende la responsabilità di fermare tutto sui depositi delle scorie senza neppure essere andato in Parlamento a fare approvare una nuova legge, se gli riuscirà.

C’è anche la questione dell’approvvigionamento dell’uranio. L’esperto americano Gail Tverberg ricorda che non c’è abbastanza uranio nelle miniere per tutti gli usi previsti e che la riserva delle atomiche da dismettere e riutilizzare nei reattori è ormai in esaurimento. Secondo la Cnn, il piano per la costruzione di piccoli reattori modulari avanzati prevede di utilizzare combustibile con una concentrazione di uranio 235 dal 5% al 20% che può provenire dalla Russia o dal “down-blending” delle bombe in dismissione, già consumato per l’85%.

L’ottimismo di maniera sul ricorso al nucleare è infondato. Quanto ricordato finora conferma tempi lunghi di realizzazione e quindi non ne verrà un contributo significativo al raggiungimento di emissioni nette pari a zero entro il 2050.

Il progetto di legge del governo presentato da Pichetto Fratin non è ancora arrivato in Parlamento e avrà effetti negativi sul raggiungimento degli obiettivi di decarbonizzazione per il 2030 e anche per il 2050, perché il tentativo di ribaltamento delle decisioni dei due referendum (1987 e 2011) sembra servire più per nascondere i ritardi nell’investire nel fotovoltaico, nell’eolico offshore, nel geotermico, nel rafforzamento dell’idroelettrico e nei pompaggi, soluzioni indispensabili e adeguate per realizzare gli obiettivi di Parigi.

I 60 GW che dovrebbero essere realizzati in Italia sono in forte ritardo e gli errori fatti dal Ministro con il decreto sulle localizzazioni porteranno ad ulteriori ritardi. Forse il Governo Meloni-Pichetto vuole importare fossile per altre decine di anni, compiacendo Eni che ai costi ad oggi stimati gestirà tanti miliardi (200 miliardi annui x 30 anni = 6.000 miliardi!), magari sotto le spoglie del cosiddetto Piano Mattei.

La colpevole dilazione dei tempi per il raggiungimento degli obiettivi di decarbonizzazione si accompagna ai ritardi in una transizione energetica nella riconversione verde e digitale della nostra manifattura. La crisi dell’Ilva è anche dovuta a queste mancanze.

Un futuro nucleare per l’Italia è inquietante quando si viene a sapere che stanno ritornando in Italia da Francia, Inghilterra e Slovacchia le nostre scorie radioattive ad alta pericolosità, inviate per il riprocessamento.

In una fase di crisi industriale e di aumento della povertà, anche i costi della bolletta elettrica per famiglie e imprese devono essere affrontati. Il governo nel decreto bollette ha premiato Eni, Enel, A2A, ecc. ma ai consumatori è arrivato quasi nulla. La crescita delle rinnovabili, non quella del gas e del nucleare, serve a ridurre i prezzi dell’elettricità, tenuti alti invece dalla formazione dei prezzi sulle centrali a gas, che determinano il costo del KWh per i consumatori. Informare e mobilitare contro le scelte sbagliate di restaurazione conservatrice del governo è l’obiettivo dei prossimi mesi.

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In morte di Francesco e le 150 ore negli anni’70

In allegato una mia nota su Francesco pubblicata da Italia Libera di Igor Stagliano’ (v. anche https://italialibera.online/opinioni-commenti/la-natura-non-piu-sottoposta-a-dominio-ma-a-cura-e-conservazione-il-lascito-di-francesco-riferimento-spirituale-sociale-e-culturale/) e un breve video di ricordo delle 150 ore a Varese negli anni ’70 (v. https://www.energiafelice.it/incontro-in-ricordo-di-vittorio-capecchi/ )