Archivi categoria: comuni rinnovabili

Acqua, nucleare, beni comuni – Indietro non si torna

A DIECI ANNI dalla grande vittoria del REFERENDUM dobbiamo continuare a lottare per dire no alla mercificazione della vita, per respingere le mani delle multinazionali che puntano al profitto. VOGLIAMO un Recovery plan diverso, fondato sui diritti, sul rispetto degli equilibri naturali, con una transizione ecologica vera che garantisca il nostro futuro insieme a quello di tutti i viventi.

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Fuori dal fossile

Questo video riporta un dibattito della rete “Fuori dal fossile” tenuto il 12 Dicembre con oltre 60 partecipanti. Hanno portato la loro esperienza attivisti, ricercatori, associazioni. La questione centrale ha riguardato la sostituzione di centrali a gas con rinnovabili + idrogeno. I pezzi da ritagliare e tenere sono da 1’50’’ a 27’ 40’’ (Angelo Moreno); da 45’22’’ a 1h.07’ (Mario Agostinelli) e conclusioni da 1h 48’ a 1’ 53’ 31’’.

https://www.facebook.com/2845166969042514/videos/215529110129933

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Istruzione, ricerca e ambiente per un’altra idea di futuro

9 novembre 2020

Le Giornate del Lavoro CGIL

VII EDIZIONE

a cura della FLC CGIL

Ne discutono insieme:

Mario Agostinelli, vice Presidente Laudato si’ – Presidente Energia Felice – ricercatore Enea

Alessandro Personé, Unione degli Studenti – Studenti per l’ambiente

Francesco Sinopoli, Segretario generale FLC CGIL

I relatori potranno partecipare ed intervenire collegandosi al seguente link: https://meet.google.com/mmj-nsdp-gun

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Liguria e Genova nel mirino della procedura europea di infrazione per inquinamento

dal blog di Mario Agostinelli

logo-il fatto quotidiano 2015Anche Liguria e Genova finiscono nel mirino della procedura europea di infrazione per livelli troppo elevati di inquinamento. A questa notizia si aggiunge l’incidenza di malattie e decessi non distribuiti con regolarità sul territorio comunale: nelle periferie, infatti, si registra una percentuale di tumori molto più alta di quella dei quartieri abitati da persone più abbienti.

Di fronte a questa situazione le maggioranze che governano la Regione e il Comune sono inerti. La Regione Liguria non finanzia da anni l’anagrafe delle emissioni che è ferma al 2011. I dati non aggiornati dimostrano che per gli ossidi di azoto e le polveri sottili (principali fonti in merito alle quali scatterà la pesante multa della Ue) proviene da attività portuali e aeroportuali. Situazione che non ha subito una modifica sostanziale se non nel periodo in cui la centrale Enel in Porto è stata chiusa e che ora si vorrebbe addirittura riavviare.

Di fatto le misure elaborate dalla giunta Doria per limitare l’inquinamento a Genova, non solo non sono mai entrate in vigore, ma si sono concentrate sulla circolazione di motori vetusti: problema certamente da affrontare, ma che riguarda solo marginalmente il problema dell’inquinamento. La stessa ordinanza della Civica Amministrazione al riguardo ammette che le misure contenute non avrebbero avuto riflessi consistenti su porto, aeroporto, traffico autostradale e extraurbano, e tanto meno sui cantieri di Grandi Opere.

Le incongruenze non finiscono qui: il Seap (Piano d’Azione Strategico per l’Energia) del Comune di Genova affronta solo marginalmente il tema del trasporto pubblico e contempla – catalogandolo come intervento per la riduzione dei gas serra – la costruzione di un gassificatore alternativo agli inceneritori. Peccato però che tutti gli ultimi piani industriali per la gestione dei rifiuti non prevedano mai la chiusura del ciclo attraverso un gassificatore…. La situazione, oltre che grave in sé per la salute dei cittadini, è talmente oltre limite da venire sanzionata e drammatizzata da una multa europea.

Anzi, proprio in relazione al ciclo dei rifiuti si è svolto il 7 febbraio un drammatico consiglio comunale che ha bocciato la proposta di fusione tra Iren Ambiente (multiutility interregionale) e Amiu (agenzia dei rifiuti comunale) che avrebbe avuto come conseguenza la privatizzazione di quest’ultima e l’implicita destinazione dei rifiuti genovesi agli inceneritori di Parma e Reggio gestiti da Iren.
Marco Doria ha minacciato le sue dimissioni: un errore che speriamo non venga messo in atto, dato che coprirebbe in tal modo un gioco che per primo dovrebbe rifiutare. Privatizzazioni e inceneritori sembrano l’arma che le multiutility ex pubbliche sfoderano di fronte alla crisi dei cicli energetici e ambientali una volta controllati dalle amministrazioni sul territorio. E’ il caso anche di A2A in Lombardia, sempre più avviata a consolidare “termovalorizzatori” e teleriscaldamento in contraddizione con la raccolta differenziata e l’abbandono dei combustibili fossili.

In qualità di ufficiale sanitario del governo, di sindaco di Genova, di presidente della Città Metropolitana, è urgente che Doria indichi un tavolo permanente e partecipato per affrontare in termini globali il problema, e sulla base di risultati e proposte chieda con forza interventi straordinari governativi, oltre ad adottare misure urgenti (come ad esempio bloccare lo stillicidio di eliminazione di corsie riservate per i bus) e mettere in campo tutte le ordinanze necessarie a migliorare la qualità dell’aria (ma anche dell’acqua e del suolo) a tutela della salute degli abitanti.

C’è poi una disorganizzazione tipica della sovrapposizione degli enti locali nell’attuale incertezza di ruoli dovuti alla soppressione alquanto caotica delle Province. Per conto proprio, la neonata Città Metropolitana fornisce dati provenienti dalle sue centraline di monitoraggio, spesso posizionate per accertare solo le emissioni stradali e non quelle delle industrie e dell’attività del Porto. Una palese inefficienza, che si aggrava nel momento in cui vengono messi in mobilità 19 dipendenti della ex-polizia provinciale, sguarnendo pesantemente l’attività di controllo ambientale.

Purtroppo questa è una situazione che non riguarda solo la Liguria, ma tutte le aree italiane affette da un inquinamento strutturale, che proprio in questa stagione si fa più tragico.

E’ urgente una decisa conversione ecologica e sociale dell’economia, che stenta non solo a partire, ma anche ad essere presa in considerazione dalla politica e dalle amministrazioni. Finanziare, aiutare produzioni di energia non inquinanti, sviluppare una città dove le ricchezze (e i ritmi di vita) vengano sottoposti a redistribuzione è un sogno che era perfino delineato nel piano energetico presentato a Bruxelles dalla città di mare. Genova, tra i progetti esaminati, risultò la metropoli italiana più attenta ad affrontare una difficile eredità di polo industriale, al punto di meritare il premio per il Seap migliore d’Italia.

Ma senza un inventario aggiornato delle fonti di inquinamento e un piano di azione scandito da priorità e da coinvolgimento pieno della popolazione, dei lavoratori e dei soggetti responsabili, i buoni propositi non si realizzano mai e rimangono sulla carta.

di Mario Agostinelli e Antonio Bruno

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Efficienza in casa

Piccola guida su come ridurre i consumi dell’energia che usiamo in casa, utilizzando incentivi e detrazioni fiscali.

Nelle nostre case consumiamo quasi un terzo dell’energia che utilizziamo e causiamo un terzo delle emissioni di CO2, pertanto se vogliamo consumare meno risorse ed inquinare meno per preservare l’ambiente ed il clima, dobbiamo ridurre i consumi domestici.

Costruire una casa ecologica ben progettata non costa molto di più di una casa “energivora” (indicativamente il 15%), e il costo in più si ripaga molto velocemente, anche entro due o tre anni di utilizzo della casa. A conti fatti è sempre conveniente nel medio e lungo periodo investire in sistemi di risparmio energetico e di utilizzo delle fonti di energia rinnovabile, ma come sempre è importante progettare bene realizzando strutture e impianti semplici e correttamente dimensionati.

Perché costruire case a ridotto consumo energetico?

Se facciamo riferimento ai consumi medi nazionali ed al parco immobiliare di riferimento si valuta che una unità residenziale di 90/100 mq, in un fabbricato multipiano, realizzata con finitura media e con le tradizionali caratteristiche costruttive richiede in termini energetici per la sua costruzione circa 100 tonnellate di materiali (cemento, calce, laterizi, piastrelle, sanitari, ecc) in gran parte prodotti mediante processi di cottura, con un costo energetico medio di circa 750 kCal/kg prodotto. Se ne deduce che il costo energetico dei materiali necessari a realizzare una abitazione di questo tipo si aggira sui 5,5 TEP (tonnellate equivalenti di petrolio), considerando anche il costo energetico del cantiere, delle movimentazioni terra, del trasporto degli inerti, ecc. Valutando i consumi medi per il riscaldamento pari a circa 1tep/anno in poco più di 5 anni una abitazione consuma, per il solo riscaldamento, una quantità di energia uguale a quella impiegata per la sua costruzione( ENEA).

In questo testo ci occuperemo di case già costruite, ma prima di pensare a quali interventi fare è indispensabile capire quanto e come consumiamo energia. Le statistiche ci dicono che nelle utenze residenziali il consumo energetico maggiore è sicuramente quello per riscaldare gli ambienti; segue quello per riscaldare l’acqua calda sanitaria e poi ci sono i consumi di energia elettrica.

Visto che l’energia è utilizzata principalmente per riscaldare gli ambienti, una delle azioni prioritarie deve essere quella di migliorare l’isolamento, dopodiché occuparsi del sistema di riscaldamento.
Misurare quanta energia consumiamo ci servirà poi per valutare quanta possiamo risparmiarne; statisticamente le nostre case consumano mediamente da 10.000 ai 20.000 kWh l’anno. Verificati i consumi vanno determinati i costi. Di solito i vari combustibili fossili sono misurati in kg o in litri; per comparare le diverse fonti di energia è importante non solo sapere quanto costa un litro o un chilo o un metro cubo di un combustibile, ma sapere anche come è utilizzato (classe della caldaia, caldaia a condensazione, recupero calore), il suo potere energetico o calorico (quanti kWh ottengo con un litro, un Kg o un metro cubo) e come viene distribuito alle utenze. Quella che segue è una tabella indicativa che mostra che teoricamente la legna rimane ancora il combustibile meno costoso, seguito dal pellet e dal gas metano.

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